domenica 18 luglio 2010

Anche i cardinali potranno essere indagati dalla Congregazione per la Dottrina della fede (Diotallevi)


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Vaticano, stretta su pedofilia Il nuovo codice mette fine all’impunità per i cardinali

di Felice Diotallevi

Anche i cardinali potranno essere indagati dalla Congregazione per la Dottrina della fede. Il nuovo codice pubblicato ieri dal Vaticano ha aggiornato il documento del 2001 sui delicta graviora, ampliando i compiti dell’organismo che andranno ben oltre la vigilanza della purezza della dottrina della Chiesa cattolica. L’ex Sant’Uffizio, tra l’altro, potrà giudicare sull’«attentata ordinazione delle donne» e sulle fughe di notizie dai confessionali. E, nel caso lo ritenga opportuno, potrà avviare indagini preliminari su vescovi e porporati che si macchiano di delitti «eccezionalmente gravi». È proprio l’estensione dei delitti considerati dalla Curia romana più gravi a rafforzare il ruolo della Congregazione, i cui poteri erano stati peraltro già estesi nel 2001 dal motu proprio inviato a tutti i vescovi cattolici da Joseph Ratzinger.
Nel nuovo “codice” vaticano, il dicastero presieduto dal 2005 dal cardinale statunitense William Levada ha un maggiore potere sanzionatorio in più ambiti a partire da quello centrale della pedofilia. Nei reati per abusi sessuali, infatti, la Congregazione avrà la facoltà di procedere per direttissima, saltando quindi la fase dei tribunali ecclesiastici e intervenendo con una decisione extra-giudiziale. Oppure, nei casi più gravi, potrà rivolgersi direttamente al papa chiedendo l’immediata riduzione allo stato laicale del sacerdote colpevole. Ma la crisi della pedofilia non è la sola origine del mutamento di equilibri di potere all’interno della Curia Romana. L’ex Sant’Uffizio, creato per giudicare sui delitti contro la fede e i sacramenti, fungerà, da oggi, da tribunale supremo anche su delitti contro la morale per cui prima non era prevista la sua giurisdizione. Tra questi, l’attentata ordinazione sacerdotale femminile, inserita nei delitti più gravi anche se con «un’accezione diversa» alla pedofilia, ha precisato il promotore di giustizia della Congregazione, mons. Charles Scicluna. Nel corso della conferenza stampa, ha anche evidenziato come l’articolo 1 del documento di aggiornamento, riservando al dicastero il diritto di giudicare i Padri Cardinali, i Patriarchi, i Legati della Sede Apostolica, i Vescovi «dia il segnale che la Congregazione può fare le investigazioni e poi andare dal Papa e chiedergli mandato» per perseguire chi si macchia di un reato. Nei delitti contro la «Santità dei sacramenti» assegnati alla Congregazione che fu guidata proprio dall’attuale pontefice, il Vaticano ha inserito anche le intercettazioni nei confessionali, ovvero la «registrazione e la divulgazione svolta con malizia delle cose che vengono dette dal confessore o dal penitente nella confessione sacramentale». Reato in base a cui i “giudici” d’Oltretevere potranno optare anche per «la dimissione o la deposizione» del chierico. Infine, si collocano nello spettro dei compiti assegnati al dicastero i delitti di eresia, apostasia e scisma, per cui la Congregazione sarà competente in seconda istanza. Il documento pubblicato ieri ha precisato mons. Scicluna, «è un semplice strumento, non risolve i problemi».

© Copyright L'Unità, 16 luglio 2010 consultabile online anche qui.

Leggo:

È proprio l’estensione dei delitti considerati dalla Curia romana più gravi a rafforzare il ruolo della Congregazione, i cui poteri erano stati peraltro già estesi nel 2001 dal motu proprio inviato a tutti i vescovi cattolici da Joseph Ratzinger.

Errore grave di concetto! Solo il Papa puo' emanare un motu proprio e nel 2001 Joseph Ratzinger era ancora cardinale.
R.

3 commenti:

Semiur ha detto...

quando mai l'Unità sta attenta a questi "particolari".... il suo pubblico non se ne accorgerebbe comunque!!!

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

L'Unità ha ancora un pubblico?

laura ha detto...

L'Unità ha ancora un pubblico e, purtroppo, non è la sola testata a commettere simili errori