domenica 11 luglio 2010
Il difficile compito di interrogare i bambini senza suggestionarli. Troppi errori e «orchi» creati per errore. E i media non li riabilitano mai
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rischio falsi abusi
Liberi «per non aver commesso il fatto»
Il difficile compito di interrogare i bambini senza suggestionarli. Troppi errori giudiziari e «orchi» creati per errore. E i media non li riabilitano mai
Tutti assolti nei tre gradi di giudizio per non aver commesso il fatto.
È capitato ad esempio lo scorso maggio a Brescia quando sei maestre, un sacerdote e un bidello, accusati nel 2003 di aver abusato ripetutamente di 23 bambini della materna 'Sorelli' (e a lungo incarcerati), sono stati riconosciuti innocenti. I giudici già in primo grado parlavano di 'colonizzazione mentale' dei bambini da parte di adulti che avevano fatto dire ai piccoli ciò che temevano fosse successo (ma successo per fortuna non era). È un fenomeno che accade soprattutto quando i bimbi sono in età prescolare: di fronte a domande che contengono già le risposte, sono portati a raccontare non il vero, ma quello che intuiscono ci si aspetti da loro. Si chiama 'testimonianza a reticolo': esiste una memoria collettiva di un fatto mai avvenuto, che tutti raccontano in maniera identica.
Altra clamorosa assoluzione pochi giorni fa, il 9 giugno, quando la Corte d’appello di Bologna ha mandato liberi con formula piena due coniugi di Finale Emilia, Delfino Covezzi e Maria Lorena Morselli, entrambi condannati in primo grado a 12 anni per abusi sui quattro figli, che ovviamente gli erano stato sottratti. Le accuse riferite dai bambini agli psicologi parlavano di messe nere e orge infernali, violenze di gruppo e addirittura una decapitazione, il tutto sotto la regia di un sacerdote, don Giorgio Govoni, conosciuto dalla sua gente per la santità di vita. In totale 17 le persone accusate, 13 i bambini allontanati dalle famiglie, e don Giorgio Govoni che, dopo essersi difeso con tenacia, alla vigilia della sentenza di primo grado morì di crepacuore nello studio del proprio legale. I giornali nazionali dedicarono paginate allo scandalo, non una riga un mese fa all’assoluzione. La riabilitazione per don Govoni è arrivata postuma, ma anche per i coniugi Covezzi sarà ora molto difficile recuperare una normale vita di famiglia accanto a 4 figli cresciuti lontano. E si potrebbe proseguire con le suore Orsoline di Gandino (Bergamo), condannate in primo grado a 9 anni, assolte con formula piena all’età ormai di 80. O con quel maestro d’asilo torinese, le cui movenze sessuali erano state addirittura mimate da una scolara, salvo poi raccontare - dopo l’assoluzione del giovane che in realtà le aveva viste fare «al Grande Fratello». Il vero problema cui si trovano di fronte magistrati e psicologi quando si tratta di ascoltare i bambini è come interrogarli, terreno ancora poco noto e in fase di studio.
È ormai superato il metodo degli anni ’90, che affidava a psicologi e assistenti sociali il compito di 'far parlare' i bambini con domande suggestive, dando credito ad accuse spesso nate proprio da quegli interrogatori (alcuni media lo chiamavano 'metodo Forno' dal nome del pm). Finché nel 2000 l’ennesima odissea di un padre ingiustamente incriminato si tramutò in un 'processo' alla giustizia: «Le indagini sono state condotte su tesi preconcette e i periti hanno dimostrato una superficialità che rasenta lo scandalo», denunciò il pm Tiziana Siciliano, subentrata a Forno, chiedendo l’assoluzione dell’uomo.
Il rischio opposto è di non credere ai bambini quando invece l’abuso esiste davvero: Carta di Noto e Protocollo di Venezia, allora, fanno ordine in un campo tanto delicato, nel quale gli psicologi oggi vengono formati a raccogliere le testimonianze dei piccoli stabilendo se il bambino ha chiara la differenza tra vero e falso, ma lasciando al magistrato il compito di giudicare la verità. Sulla base soltanto dei fatti.
© Copyright Avvenire, 10 luglio 2010
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3 commenti:
In tutt'Italia il metodo è stato quello di lasciare gli interrogatori agli assistenti sociali. La legge stessa prevede che i consigli giudicanti nei Tribunali dei Minori siano composti di un giudice ordinario e due giudici onorari, che solitamente sono psicologi o assistenti sociali e che talora sono stati scoperti aver interessi negli istituti sovvenzionati a cui venivano mandati i bambini.
Ci sono stati anche assistenti sociali mossi da furori ideologici o turbe psichiche.
A Lecco ci fu un caso terribile dove alla fine l'assistente sociale fu persino radiata dall'albo.
Ci sono dei sistemi che definiscono un interrogatorio legittimo da uno illegittimo. In ogni caso devono essere registrati per capire se i bambini vengono influenzati.
Avvenire denuncia un tema giusto e ha ragione quando dice che non viene data notizia delle assoluzioni quanto delle accuse.
Tuttavia - dico la verità - mi inquieta molto che gli articoli di Avvenire di ieri e di oggi possono dare l'impressione di "coprire" una crociata anti-Forno, peraltro in un momento in cui quel magistrato ha messo in galera Don Pezzini,sacerdote molto stimato dalla Diocesi di Milano in cui Avvenire scrive e stampa.
Non è meglio lasciare perdere gli attacchi mediatici ad personam che potrebbero passare per "interessati"?
Se si teme o si conosce qualche volontà persecutoria o qualche irregolarità precisa da parte di quel magistrato - la cosa non sorprenderebbe nessuno - lo si dica apertamente con la lingua del sì sì no no, della piena trasparenza a cui ci ha abituato il Papa.
Ma questa demolizione a distanza seminata da due giorni all'interno della trattazione di un gravissimo problema di sistema, che certamente non è circoscritto a Milano e al Pm Forno, mi mette sinceramente a disagio.
http://avvenire.ita.newsmemory.com/glossy.php?date=20100611&eid=0&sid=3&aid=133
Qui si vede che quel metodo assurdo di formazione delle prove dal nulla non è stato inventato a Milano, ma è un metodo americano cui purtroppo hanno aderito molti operatori sociali. Va risottolineato che il problema più grave è che in questa materia psicologi e assistenti sociali non rappresentano soltanto dei periti tecnici d'ufficio, bensì la maggiornaza del collegio giudicante.
Quindi l'aspetto prettamente probatorio passa in secondo piano. Ci fu un tentativo di riforma del sistema, ma fu affossato dai franchi tiratori in Parlamento per una questione di poltrone che non aveva nulla a che fare con la materia del provvedimento.
Speriamo che qualcuno riprenda in mano la faccenda prima o poi con vero interesse per la tutela dei bambini.
Già Alfano aveva mandato subito gli ispettori a Forno dopo certe sue affermazioni, prontamente annacquate. Comunque Tettamanzi sa come muoversi. Eufemia
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