lunedì 23 agosto 2010

Il Papa: I testi liturgici di oggi ci ricordano che tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza (Giansoldati)


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«Accogliere persone di tutti i Paesi»


Dopo le espulsioni decise da Sarkozy, Ratzinger lancia un appello in francese

FRANCA GIANSOLDATI

dal nostro inviato

RIMINI - Nella quiete del buen retiro di Papa Ratzinger, irrompe fragoroso l’eco delle polemiche francesi (e italiane) relative alle espulsioni dei rom.
All’Angelus pronunciato ieri a mezzogiorno dal balcone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha subito levato un’accorata preghiera per la pace tra i popoli rammentando che la Madonna insegna a chiunque la via dell’umiltà per costruire la civiltà dell’Amore, per poi lanciare un appello alla solidarietà (guarda caso in lingua francese).
Salutando un gruppetto di pellegrini arrivati da varie città d’Oltralpe ha voluto richiamarsi ad un caposaldo della Rivoluzione Francese, la fraternitè che assieme all’egalitè e alla libertè costituisce una pietra miliare nello sviluppo della moderna Repubblica. La scelta di pronunciare in francese questa frase è apparsa una chiara allusione ai fatti recenti, un implicito invito alla tolleranza nei confronti della etnia rom. «I testi liturgici di oggi ci ricordano che tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza e questo è anche un invito a saper accogliere le legittime diversità umane, seguendo l’esempio di Gesù venuto a radunare gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le lingue».
L’atteggiamento inflessibile del presidente Sarkozy dimostra di non essere proprio piaciuto alla Chiesa che da anni predica il valore dell’accoglienza da coniugarsi però con il concetto di legalità. Secondo i vescovi - sia francesi che italiani - la linea operativa scelta dall’Eliseo (e condivisa ampiamente dal ministro Maroni) tecnicamente si muoverebbe fuori dal quadro normativo europeo. Tutto da verificare, ovviamente, ma due giorni fa la Radio Vaticana ha sostenuto esattamente questo.
Nel giorno in cui Benedetto XVI ha implorato i cristiani di mettere in pratica la fratellanza universale, due sacerdoti francesi hanno denunciato nuovamente la politica dell’Eliseo nei confronti delle minoranze. L’arcivescovo di Aix-en-Provence ha rotto ogni indugio giudicando «inaccettabili» i discorsi sulla sicurezza del governo, mentre un altro presule, stavolta di Lille, ha restituito stizzito la sua medaglia al merito ricevuta dalle autorità civili quattro anni fa. Non solo, al termine della messa padre Arthur ha confessato di pregare perché Nicholas Sarkozy possa avere presto un attacco cardiaco. «Così la smetterà con questa politica». Frase estemporanea e subito stigmatizzata ma certamente paradigmatica di un clima incandescente. La tensione in assenza di una inversione di tendenza non si attenuerà e c’è da scommettere che i prossimi giorni saranno forieri di altri scontri verbali tra Chiesa e Stato. L’episcopato non sembra avere tanta voglia di restare passivo e silente davanti agli sgomberi, si tratta «della dignità calpestata delle persone». Inoltre, dicono i vescovi francesi, «i discorsi sulla sicurezza lasciano intendere che ci sono popolazioni inferiori. Ciò è inaccettabile. Queste persone, cittadini europei, vivono in pace qui, alcuni da molti anni».
Posizione contraria, invece, quella assunta dall’ambasciatore di Bulgaria a Parigi, Marin Raikov, il quale ha esortato a «non drammatizzare» la «normale» espulsione dalla Francia di quello che il diplomatico ha definito «un numero limitato» di Rom bulgari in posizione irregolare. «Non trovo accettabile una drammatizzazione artificiosa e infondata di una pratica del tutto naturale», ha detto l’ambasciatore alla radio nazionale bulgara. «Non c’è nulla di più normale - ha aggiunto - che un Paese dell’Unione europea come la Francia cerchi di far rispettare la legge, ivi comprese le norme europeee».
In Italia i riflessi dello scontro francese non si fanno attendere e mostrano una evidente spaccatura tra la posizione della compagine di governo, orientata a fare altrettanto, come del resto ha annunciato il ministro Maroni, ed il mondo cattolico e del volontariato preoccupato perché vede in questo modo vanificati tutti gli sforzi finora fatti per integrare i bambini rom.
Ieri, in un’intervista, il sindaco di Milano Letizia Moratti aveva affermato che è necessario essere più duri anche con gli immigrati comunitari. Giuliano Pisapia, che si è candidato alle primarie del Centrosinistra per la corsa al sindaco di Milano, ha definito «sconcertanti» le parole del sindaco Moratti sull’immigrazione. «A Milano e provincia - ha spiegato Piaspia - vivono, lavorano e creano occupazione 21.000 imprenditori immigrati; 200.000 immigrati sono regolarmente iscritti all’Anagrafe di Milano: questi dati dimostrano che l’integrazione è un processo già in atto che le istituzioni hanno il dovere, nell’interesse di tutti, di incoraggiare e non di ostacolare». Secondo il candidato alle primarie «il sindaco pare ignorare che sono immigrati la gran parte delle persone cui affidiamo la parte più preziosa delle nostre famiglie, dai bambini agli anziani, a chi necessita di cure e assistenza continua».

© Copyright Il Messaggero, 23 agosto 2010

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