mercoledì 25 agosto 2010
Sugli immigrati c’è una sola Chiesa (Aldo Maria Valli)
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Su segnalazione di Alessia leggiamo:
Sugli immigrati c’è una sola Chiesa
Aldo Maria Valli
«Le leggi e le prassi amministrative devono favorire l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati consentendo occasioni di ingresso nella legalità, favorendo il giusto diritto al ricongiungimento familiare, all’asilo e al rifugio». Questo intervento di Benedetto XVI, di pochi mesi fa, rappresenta un po’ la summa di quanto la Chiesa pensa del problema dell’immigrazione. Le parole-chiave sono tre: accoglienza, integrazione, legalità.
Dal papa in giù, ogni volta che la Chiesa cattolica si esprime sulla questione, sono queste tre parole a essere riproposte. Accogliere l’altro non vuol dire semplicemente accettarlo o tollerarlo, magari allo scopo di sfruttarlo, ma riconoscerne la dignità umana. Integrarlo non vuol dire assimilarlo, cioè volerlo rendere il più possibile uguale a noi, ma dargli la possibilità di esprimere la sua diversità per ciò che essa è in grado di dare di buono e di bello nella nuova realtà. E infine c’è il riferimento alla legalità, perché tutto si può dire dell’insegnamento della Chiesa in proposito ma non che ignori il problema dei comportamenti contro le nostre leggi da parte di chi viene a vivere da noi. Perfino un arcivescovo come Dionigi Tettamanzi, che la Lega ha messo strumentalmente nel mirino proprio per i suoi ripetuti appelli all’accoglienza e all’integrazione, quando interviene su questi temi non manca mai di fare riferimento alla questione cruciale della legalità.
Per tutti questi motivi c’è da restare perplessi quando Angelo Panebianco, sulla prima pagina del Corriere della Sera di lunedì scorso scrive che la Chiesa, non facendo distinzione fra immigrati regolari e clandestini, predica bene ma non si rende conto che invece gli stati, quella distinzione, la devono fare. In realtà anche la Chiesa distingue, ripetutamente e con puntiglio, e tutti i documenti sono lì a dimostrarlo.
Certo, lo fa sulla base del principio della pari dignità umana, non su quello della discriminazione a priori, ma sostenere che ignori il problema è assurdo.
Uguale perplessità nasce quando Panebianco dice che gli «alti prelati» parlano molto dei diritti degli immigrati ma non dei loro doveri. È falso. Anche in questo caso l’esempio migliore viene da Milano e dal suo arcivescovo, il quale dopo le violenze di via Padova parlò esplicitamente della necessità di riconoscere e rispettare, da parte di tutti, «diritti e doveri». Quasi le stesse parole usate da Benedetto XVI dopo i fatti di Rosarno.
E che dire della terza osservazione del professor Panebianco, e cioè che da parte della gerarchia della Chiesa cattolica ci sarebbe «disinteresse» circa i problemi della sicurezza legati all’immigrazione? Anche in questo caso l’affermazione è semplicemente falsa.
Se si prendono in considerazione gli interventi di Benedetto XVI si vede come il binomio accoglienzasicurezza sia costante. Quando a Roma venne uccisa Giovanna Reggiani e la questione sicurezza balzò al primo posto dell’agenda politica, il papa ribadì che politici e amministratori hanno il compito di garantire accoglienza e sicurezza. Dunque non un’accoglieza indiscriminata, a scapito della sicurezza, né una sicurezza disumana, a scapito dell’accoglienza.
Ma c’è un’altra osservazione di Panebianco che lascia, a dir poco, perplessi, ed è la dove l’editorialista del Corriere dice che su questi temi le prese di posizione dei vertici della Chiesa cattolica sembrano essere influenzate «dall’attivismo delle minoranze cattoliche impegnate nel volontariato pro immigrati» anziché «dalle opinioni, se non prevalenti, certo fortemente rappresentate fra i fedeli che frequentano le funzioni domenicali». In altre parole, secondo Panebianco, il papa, i vescovi, monsignor Marchetto e monsignor Perego si lascerebbero influenzare da Pax Christi, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalle Acli, dal Centro Astalli, dall’Associazione Giovanni XXIII e da tutto il resto dei gruppi cattolici che operano nel settore e verrebbero così indotti a esprimersi in modo poco equilibrato e poco rispettoso di ciò che i cattolici veramente pensano. L’osservazione è davvero surreale.
A parte il fatto che non si capisce quali siano i «fedeli» di cui parla Panebianco e quali le «funzioni domenicali» a cui si riferisce, non occorrono ricerche particolarmente complesse per verificare che le cose stanno esattamente al contrario: l’associazionismo cattolico, che svolge un grande lavoro sul campo e le cui prese di posizione vanno valutate con attenzione proprio perché nascono dall’esperienza, nei suoi principi fondamentali si ispira al magistero e alla dottrina sociale della Chiesa e non ha come obiettivo quello di influenzare chicchessia ma di operare perché la dignità umana e l’uguaglianza dei diritti e dei doveri siano il più possibile riconosciute e rispettate nei fatti. Certo, ci sono persone che si definiscono cattoliche e sono per le espulsioni indiscriminate e per i respingimenti, così come ci sono persone che vanno a messa la domenica e ignorano perfino l’esistenza di una dottrina sociale della Chiesa fondata sul riconoscimento della dignità umana, ma in base a quali valutazioni e riscontri si ritiene di poter affermare con certezza che le «opinioni prevalenti» fra i cattolici sarebbero ostili all’accoglienza? L’idea che ci sia qualcuno interprete, garante e rappresentante del vero pensiero cattolico in campo sociale e politico corre anche oggi nelle stroncature contro Famiglia Cristiana che si permette una volta ancora (quale impertinenza!) di accusare Berlusconi e il berlusconismo. Contro il direttore del settimanale tuonano i censori: «È un’indecenza. Come osa don Sciortino? Per fortuna ci siamo qua noi a difendere gli autentici ideali cattolici!». La storia ha già offerto parecchi esempi di gente che si è autoproclamata espressione della provvidenza divina. Meno male che da qualche parte sta scritto: «La verità vi farà liberi».
© Copyright Europa, 25 agosto 2010 consultabile online anche qui.
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1 commento:
Il Berlusca deve stare molto attento, ora che comincia a raccogliere i frutti della distruzione che ha seminato, a partire dal caso Boffo con Feltri fino ai preti gay di Panorama.
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