sabato 9 ottobre 2010

Due settimane di lavoro per 185 padri sinodali (Osservatore Romano)

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L'arcivescovo Eterović presenta l'assemblea speciale per il Medio Oriente che si apre domenica

Due settimane di lavoro per 185 padri sinodali

«In Medio Oriente i cristiani sono di casa e, nonostante le tempeste della storia, restano a garanzia della possibilità di un futuro di pace nella giustizia per tutti». È la chiave di lettura dell'Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi proposta dall'arcivescovo Nikola Eterovi{l-cacute}, segretario generale, che venerdì 8 ottobre ha presentato «significato e svolgimento» dell'assise ai giornalisti nella sala stampa della Santa Sede.
Saranno 185 i padri sinodali che dal 10 al 24 ottobre daranno vita a questo confronto aperto sul Medio Oriente, alla presenza del Papa. «Sono convinto — ha spiegato il segretario generale del sinodo — che dai lavori verrà fuori una Chiesa ancora più viva, più in comunione, più consapevole della propria identità cristiana e per questo capace, nonostante sia una minoranza, di portare avanti il dialogo con ebrei e musulmani per il bene di tutti». Sicuramente «dal sinodo — ha annunciato — verrà anche un invito alla comunità internazionale per fare in modo che i popoli della regione mediorientale intraprendano finalmente strade di pace e riconciliazione, nel rispetto dei diritti e doveri di ciascuno». Un particolare accento ha posto sul «diritto alla libertà religiosa e di coscienza», che se affermato pienamente porrebbe fine all'ingiusta emigrazione a cui oggi sono costretti tanti cristiani in Medio Oriente. Nella zona, ha rilevato, «il numero dei cristiani resta sostanzialmente stabile. Se infatti diminuisce purtroppo per situazioni tragiche in alcuni Paesi, aumenta in altri per l'immigrazione di lavoratori asiatici e africani. È dunque una situazione in continuo movimento».
Monsignor Eterović ha confermato che ci sono molte aspettative e «grande interesse» per un sinodo che sarà senza dubbio «strategico» per il futuro della Chiesa in quella delicata area geografica. Non era mai accaduto, ha detto, che un numero così alto di ordinari cattolici del Medio Oriente si riunisse con il Papa: chi manca è solo «per malattia» o perché è dovuto rimanere accanto alla propria gente. Inoltre, è la prima volta che l'arabo sarà «lingua ufficiale» al sinodo (insieme a francese, inglese e italiano). E sarà anche il sinodo più breve in assoluto, appena quattordici giorni. «Ma non tanto per il minor numero di partecipanti», circa settanta in meno rispetto alle assemblee ordinarie, «quanto per mettere in atto la riforma della metodologia sinodale voluta dal Papa che comporta una procedura più snella, ulteriormente adattata per questa assise speciale». In più «abbiamo considerato la situazione complessa nei Paesi dei Medio Oriente e non si è voluto trattenere per molto tempo i pastori lontano dal loro gregge». Così ci sarà qualche piccola modifica nella prassi consolidata proprio per «sfruttare al meglio il tempo a disposizione» per la discussione libera e i circoli minori. Secondo Eterovi{l-cacute} i «tempi ristretti aiuteranno a concentrarsi sui temi essenziali» e ha indicato negli interventi scritti «un valido strumento da utilizzare».

Ai lavori prenderanno parte anche i delegati fraterni, in rappresentanza di 13 Chiese e comunità ecclesiali «storicamente ben radicate in Medio Oriente». Monsignor Eterovi{l-cacute} ha messo in risalto che il mondo ortodosso ha contribuito anche alla fase preparatoria, considerando «comuni» i problemi in agenda. Particolare attesa per il confronto con ebrei e musulmani che ci sarà il 13 e il 14 ottobre. «Avremo l'occasione — ha spiegato l'arcivescovo — di ascoltare il rabbino David Rosen, direttore del Dipartimento per gli affari interreligiosi dell'American Jewish Committee e Heilbrunn Institute for International Interreligious Understanding. Inoltre, il giorno dopo, ai padri sinodali si rivolgeranno due illustri rappresentanti dell'islam: il sunnita Muhammad al-Sammak, consigliere politico del gran mufti del Libano, e lo sciita Ayatollah Seyed Mostafa Mohaghegh Ahmadabadi, professore della Facoltà di diritto alla Shahid Beheshti University di Teheran e membro dell'accademia iraniana delle scienze». Invitati da Benedetto xvi, si tratta di presenze «alquanto significative, segno della disponibilità della Chiesa cattolica a continuare il dialogo».
Ai giornalisti il segretario generale ha presentato poi struttura e partecipanti dell'assise. Tra i 185 padri sinodali, 140 sono di tradizione orientale e 45 latina. Di essi «101 sono ordinari delle circoscrizioni ecclesiastiche mediorientali, come pure 23 della diaspora che seguono i fedeli delle Chiese orientali cattoliche emigrati nel mondo. Bisogna inoltre rilevare la presenza di 19 vescovi da Paesi limitrofi dell'Africa del nord e dell'est, come pure da Paesi con consistenti comunità cristiane provenienti dal Medio Oriente, in particolare in Europa e in America». Saranno presenti «rappresentanti di sei Chiese orientali cattoliche: etiopica, greca, romena, siro-malabarese, siro-malankarese e ucraina». Inoltre, partecipano al sinodo «anche i capi di 14 dicasteri della Curia Romana, più connessi con la vita della Chiesa in Medio Oriente». Il Papa ha poi nominato 17 padri sinodali. «Ci sono anche 10 rappresentanti dell'Unione dei superiori generali». In sostanza, «tra i padri sinodali ci sono 9 patriarchi, 19 cardinali, 65 arcivescovi, 10 arcivescovi titolari, 53 vescovi, 21 vescovi ausiliari, 87 religiosi di cui 4 eletti dall'Unione dei superiori generali». Da segnalare, poi, la partecipazione ai lavori di 36 esperti e 34 uditori, donne e uomini. «La loro esperienza rappresenterà un importante contributo alle riflessioni sinodali». Quindi, a conti fatti, al sinodo prenderanno parte circa 330 persone.
L'arcivescovo ha voluto anche precisare bene il «contesto geografico» del sinodo. Dunque «per Medio Oriente si intendono i seguenti Paesi: Arabia Saudita, Bahrein, Cipro, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Turchia e Yemen». È una «vasta regione» che si estende su 7.180.912 chilometri quadrati con 356.174.000 abitanti. I cattolici sono 5.707.000 pari all'1,6 per cento della popolazione. «Il numero approssimativo dei cristiani sarebbe circa venti milioni e cioè il 5,62 per cento». C'è solo un precedente sinodale nella regione: è l'assemblea speciale per il Libano convocata nel 1995 da Giovanni Paolo ii.
Il segretario generale ha quindi chiarito «la particolarità della Chiesa cattolica in Medio Oriente che si esprime in una poliforme unità. Oltre alla Chiesa di tradizione latina, da tempi remoti ci sono sei Chiese orientali cattoliche sui iuris, con a capo un proprio Patriarca, padre e capo della Chiesa». Sono le Chiese copte, sira, greco-melchita, maronita, caldea e armena. Si tratta di «Chiese illustri e venerande per antichità, in cui risplende la tradizione apostolica tramandata dai Padri, che costituisce parte del patrimonio divinamente rivelato e indiviso della Chiesa universale». Secondo Eterovi{l-cacute} proprio «la varietà di tradizioni, di spiritualità, di liturgia, di disciplina è una grande ricchezza da conservare non solamente per le Chiese orientali cattoliche, ma per tutta la Chiesa cattolica». E il sinodo valorizzerà questo patrimonio. Accadrà anche nella messa di apertura. A presiederla in rito latino, domenica 10 ottobre nella basilica Vaticana, sarà Benedetto xvi. Con lui concelebreranno «tutti i padri sinodali e i sacerdoti partecipanti all'assise». Sempre in rito latino e sempre a San Pietro sarà la messa conclusiva, domenica 24. «Vi saranno però — ha spiegato — significative espressioni, come il Vangelo e alcuni canti, nelle tradizioni orientali». Domenica 17, «dunque proprio nel mezzo dell'assise sinodale», ci sarà inoltre «la canonizzazione di sei beati».
Riguardo alla preghiera nell'ambito del sinodo, Eterović ha precisato che «la liturgia delle ore precederà i lavori quotidiani, e rispecchierà la ricchezza delle tradizioni liturgiche e spirituali delle Chiese orientali cattoliche sui iuris che ogni giorno, a turno, guideranno la preghiera comune nella propria tradizione. Un vescovo guiderà poi la riflessione sul brano del Vangelo. Inoltre ogni sessione inizierà e si concluderà con una breve preghiera».
Venendo allo svolgimento vero e proprio dei lavori, l'arcivescovo ha reso noto che sono previste quattordici congregazioni generali e sei sessioni dei circoli minori. «L'informazione sull'attività sinodale sarà assicurata da quattro addetti nelle lingue araba, francese, inglese e italiana che incontreranno i giornalisti ogni giorno, eccetto lunedì 11, lunedì 18 e sabato 23 ottobre quando sono previste invece le conferenze stampa con la partecipazione dei padri sinodali». Inoltre, altre «informazioni sulla natura e attività dell'assemblea si possono trovare nel sito del Sinodo dei vescovi. Anche la Radio Vaticana ha preparato un'adeguata informazione sull'evento in sei lingue, e per la prima volta in ebraico, consultabile su www.vaticanradio.org/synod».

(©L'Osservatore Romano - 9 ottobre 2010)

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