sabato 9 ottobre 2010

La sfida del Sinodo: in Medio Oriente «artigiani di pace» (Muolo)

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La sfida del Sinodo: in Medio Oriente «artigiani di pace»

DA ROMA MIMMO MUOLO

È ormai tutto pronto per il Sinodo speciale sul Medio Oriente, che dopo oltre un anno e mezzo di preparazione giunge alla sua fase assembleare. Domani, infatti, con la Messa solenne presieduta da Benedetto XVI, si aprirà la più breve, in termini di tempo, ma anche una delle più significative «edizioni» di quello strumento che, nato dal Concilio Vaticano II, ha via via dispiegato negli anni le proprie potenzialità di lavoro collegiale su alcuni temi particolari.
In questo caso, più che un tema, a venire in primo piano sarà una regione del pianeta tra le più inquiete e martoriate. Quel Medio Oriente che ancora non riesce a trovare una pace stabile e in cui i cristiani vivono spesso in condizioni difficilissime, stretti come sono tra crisi, violenze, discriminazioni, minacce fondamentaliste e l’autoritarismo di molti regimi.
Ieri lo ha ricordato anche il segretario generale del Sinodo, l’arcivescovo Nikola Eterovic, presentando ai giornalisti l’ormai imminente assemblea. Si parlerà in sostanza di un’area di 7 milioni di chilometri quadrati, dove si trovano circa 356 milioni di persone: Arabia Saudita, Barhein, Cipro, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Turchia, Territori palestinesi, Yemen. I cattolici sono quasi 6 milioni e rappresentano l’1,6% della popolazione. I cristiani nel loro insieme sono circa 20 milioni di persone, ovvero il 5,62%. Il timore è che un giorno questi territori, e in particolare la Terra Santa, possano restare senza una presenza cristiana. Anche se negli anni, ha spiegato Eterovic, il numero complessivo dei seguaci di Cristo non è cambiato. Si capisce però che è cambiata la loro composizione: sono emigrati i cristiani arabi, turchi, iraniani e al loro posto sono arrivati, specie nei Paesi del Golfo, immigrati filippini e indiani. Tuttavia il pericolo di una scomparsa del cristianesimo proprio dai luoghi dove è nato resta reale. Per questo, ha detto il presule, il Sinodo «si rivolge al mondo intero, in particolare ai cristiani, affinché sostengano sempre di più, sia spiritualmente che materialmente, i loro fratelli e sorelle nel Medio Oriente ». «I cristiani del Medio Oriente – ha aggiunto Eterovic – sono spesso artigiani della pace e fautori del perdono e della riconciliazione, così necessaria nella regione. Essi desiderano vivere in pace con i loro vicini ebrei e musulmani nel rispetto dei mutui diritti, incluso quello fondamentale della libertà di religione e di coscienza». Per questo il Vaticano è contrario a «Stati confessionali » o a «religioni di Stato», ha spiegato il presule.
Tuttavia l’assemblea avrà finalità soprattutto «pastorali», mira cioè a rafforzare la comunione tra le varie comunità cattoliche e dare loro sostegno, ha assicurato il segretario generale del Sinodo. Questa finalità emerge chiaramente anche dai Lineamenta del Sinodo pubblicati l’8 dicembre del 2009 e soprattutto dall’ Instrumentum Laboris , consegnato ai vescovi della regione da Benedetto XVI lo scorso 5 giugno, durante la sua visita a Cipro. Questo secondo testo, che costituisce una sorta di magna charta dei lavori assembleari aveva tuttavia anche contenuti riguardanti il contesto geopolitico.
Il documento, nella versione in italiano, definisce «ingiusta» l’occupazione israeliana dei territori e osserva che il conflitto israelo- palestinese è una delle principali cause di destabilizzazione della regione. Sostiene che il dialogo con i musulmani è spesso difficile, ma che da esso dipende «il futuro». Denuncia ogni forma di antisemitismo ed esorta cristiani, ebrei e musulmani a combattere insieme il fondamentalismo islamico. In sostanza tutto il documento invita alla speranza. «Anche se a volte, pastori e fedeli possono cedere allo sconforto – affermano le conclusioni –, dobbiamo ricordare che siamo discepoli del Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte. Abbiamo quindi un avvenire e dobbiamo prenderlo in mano». Ciò che avverrà appunto a partire da domani.

© Copyright Avvenire, 9 ottobre 2010

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