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Domenica il Vaticano conquistava la prima pagina dei giornaloni con la polemica per la bestemmia del premier, oggi stesso copione per il Nobel britannico. Manca lunedì...ah già! C'era solo il Papa in Sicilia!
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L’urlo dei giovani: noi protagonisti
In piazza Politeama l’abbraccio con i ragazzi: «Vogliamo maestri e testimoni per il sogno di un domani migliore»
DA PALERMO
ALESSANDRA TURRISI
Chiedono una bussola che li aiuti a seguire la rotta, mentre tante, troppe sirene tentano di irre tirli con attrattive che durano lo spazio di un mattino. Basta un gesto, un saluto da lonta no, una parola detta col tono giusto, un «coraggio» pro nunciato dal Papa per farli e splodere in un applauso scro sciante o in un urlo liberatorio.
I giovani della Sicilia han no dimostrato di credere nel cambiamento, a dispetto di tutti i guai di questa terra. Piazza Politeama è una ma rea umana già dalle prime o re del pomeriggio. Si scatena alle note di Lello Analfino, lea der dei Tinturia, gruppo mu sicale siciliano, e si impenna quando Massimo Minutella chiede di salutare il Santo Pa dre che sta arrivando nell’ul tima tappa dell’intensa do menica palermitana. Bene detto XVI si gira per salutare e fare i complimenti al mat tatore del palco, abbraccia Minutella che al settimo cie lo gli chiede di non dimenti care questi giovani, di portar li tutti nel cuore. Due di quei ragazzi pieni di entusiasmo, reduci dai due giorni di convegno regionale sulle famiglie e sui giovani, salgono sul palco, a due passi dal Papa, ingoiano l’emo zione e spiegano con voce si cura quali sono i loro sogni. «Da questa nostra bella isola, dalle aule delle nostre scuole, dai corridoi così densi di vita e di sogni, vogliamo dichiara re il nostro desiderio di edu cazione – dice Giorgia Travel la, studentessa liceale di La scari, in provincia di Palermo –.
Abbiamo bisogno che non si rinunci mai all’importanza di maestri che siano testimo ni veri, a relazioni educative, come al quotidiano confronto e alla trasmissione del sa pere ». «Abbiamo molto da ri cevere e tanto riceviamo an che dalla Chiesa e dai nostri sacerdoti. Ma abbiamo anche moltissimo da donare se qualcuno ci accoglie, ci a scolta, ci fa innamorare sem pre più di Gesù Cristo». La piazza ascolta, annuisce, so no i sogni di ciascuno di loro. Poi tocca a David Roccaro, studente di Giurisprudenza, uno dei tanti giovani che cre de della formazione e nello studio «come occasione di ri scatto e di rinnovato impe gno.
Noi non vogliamo ri nunciare al sogno di una Sicilia migliore, fecondata dal sangue di tanti martiri della giustizia e della fede come Falcone, Borsellino, don Pino Puglisi e Rosario Livatino – scandisce mentre scoppia l’applauso –. Viviamo in Sici lia un momento storico ecce zionale, mai come ora la cri minalità è stata colpita e mes sa in difficoltà. Per questo è l’ora di rafforzare il nostro im pegno in difesa dei valori cri stiani e sociali, ma anche co me chiave di lettura per lo stu dio, l’educazione, il lavoro... che non c’è».
Solo pochi minuti prima, al posto di quei giovani, in una Cattedrale traboccante, c’e rano 2.300 preti, suore, dia coni e seminaristi, scatenati di entusiasmo. Escono dalla Cattedrale grati per quel ri chiamo alla preghiera e al nu trimento spirituale, che ha il sapore della severità di un buon padre. «Ci ha detto di vi vere anzitutto la preghiera, da cui scaturisce tutto – sottoli nea don Angelo Milone, ret tore del seminario di Acireale –, di vivere in mezzo alle sofferenze e alle gioie della gente». «Ha puntato tutto sul rapporto dei sacerdoti coi gio vani, bisogna spalancare le porte», sottolineano corren do suor Delia e suor Venus, cusmaniane.
© Copyright Avvenire, 5 ottobre 2010
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