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La fede è stata la nostra forza: la testimonianza del capo dei minatori salvati in Cile
Angelus. Il Papa sulla Giornata missionaria: annunciare il Vangelo non è rivoluzionare il mondo ma trasfigurarlo con la forza di Gesù (Radio Vaticana)
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Padre Pizzaballa: dal Sinodo un nuovo modo di sentirsi Chiesa (R.V.)
Nella messa di chiusura del sinodo sul Medio Oriente il Papa ha sottolineato l'urgenza di raggiungere la pace e di promuovere un'autentica libertà religiosa (Repubblica)
Pace e libertà religiosa in Medio Oriente: così il Papa al termine del Sinodo. La nuova evangelizzazione tema dell'assemblea sinodale nel 2012 (Radio Vaticana)
Il Papa: Una più piena comunione all'interno della Chiesa Cattolica favorisce anche il dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali (Izzo)
Il Papa: in Medio Oriente la pace è possibile, urgente, condizione indispensabile per una vita degna (AsiaNews)
Il Papa: "Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da Gesù Cristo" (Angelus)
Il Papa: E' necessaria "una più piena comunione all'interno della Chiesa Cattolica"
Il Papa: «La pace in Medio Oriente è urgente, la giustizia vincerà. Cristiani facciano loro parte» (Corriere)
Il Papa: La pace in Medio Oriente è "urgente" ed è la condizione "indispensabile per una vita degna della persona umana e della società" (Ansa)
Appello del Papa per il Medio Oriente: tutti aiutino la pace. Benedetto XVI: la libertà religiosa non è solo libertà di culto (Izzo)
Il Papa: E' necessario "allargare" lo spazio della libertà religiosa, che "in numerosi Paesi del Medio Oriente" è "non poche volte è assai limitato"
Il Papa: La pace è possibile. La pace è urgente (Apcom)
Il Papa chiude il Sinodo sul Medio Oriente: "Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente" (Omelia)
Il Papa ai Padri sinodali: la Chiesa cattolica riunisce la diversità nella polifonia dell’unica fede, la Verità non pone confini (Radio Vaticana)
L'annuncio del Papa: sarà dedicato al tema della nuova evangelizzazione la prossima assemblea generale del sinodo dei vescovi
Gotti Tedeschi: “Nessuna divisione nella gestione Ior” (Galeazzi)
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La polifonia dell'unica fede. È ricorso a una metafora musicale Benedetto XVI per descrivere le due settimane di lavori sinodali vissuti con i vescovi del Medio Oriente (O.R.)
Concistoro di novembre. S'avanza il partito romano (Rodari)
Chi non vuole la perestroika in Vaticano. Ratzinger non c’entra coi pasticci dello Ior: sono il colpo di coda dei nemici del Papa (Gianluigi Nuzzi). Monumentale!
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«È stata un’esperienza di autentica fraternità»
Samir Khalil: così abbiamo sperimentato la ricchezza dell’Oriente cristiano
DI SAMIR KHALIL SAMIR*
Il Sinodo speciale per il Medio Oriente è finito, nella gioia e nell’entusiasmo, e anche con tante domande per il fu turo. Molti vescovi si chiedono: come sarà recepito? Ser virà a rallentare l’emigrazione dei cristiani verso l’Occidente? Aiuterà a una comprensione più profonda tra i cristiani e gli altri, in maggioranza musulmani? Migliorerà la condizione concreta dei cristiani sul piano socio-politico? Darà più sicu rezza ai cristiani iracheni e ai palestinesi? Sarà un contributo reale per la pace tra Israele e Palestina? Insomma, la doman da è: aldilà dell’analisi della situazione e delle proposte di so luzione per rimediarci, che sono state presentate nel Sinodo e che sono abbastanza buone, riusciremo ad andare oltre le parole per passare agli atti costruttivi?
Tutti riconoscono che il Sinodo è stato preparato in un tem po- record: in tre incontri dei patriarchi cattolici, ognuno du rato meno di due giorni. Inoltre il Sinodo si è tenuto in due set timane, con tutti gli interventi sempre tradotti in quattro lingue.
Prima di tutto mi ha colpito l’atmosfera di autentica fraternità che si è respirata: grande libertà di espressione, anche in al cune situazioni difficili; atmosfera cordiale e semplice tra pa triarchi, vescovi, sacerdoti e laici; serietà nella riflessione. Sul rapporto con l’islam, per esempio, le posizioni non erano i dentiche: alcuni proponevano una linea ferma, anzi «dura», mentre la maggioranza insisteva sulla necessità di lavorare in sieme e di affrontare insieme i problemi, perché cristiani e musulmani ci troviamo a fare i conti con lo stesso problema: quello dell’intransigenza ideologica e del fanatismo.
D’altra parte, c’è stata unanimità per affermare la libertà as soluta nel proclamare le nostre convinzioni religiose e nel l’annunciare il Vangelo, anche se la tradizione islamica (e le leg gi) non lo permette. La libertà di coscienza è un diritto fonda mentale di tutti, ed è il fondamento di tutte le libertà.
Noi cristiani arabi non siamo estranei a questa terra, non ci con sideriamo né immigrati né ospiti, e non lo vogliamo essere. Sia mo cittadini, anzi i primi abitanti di questa terra d’Oriente. Non chiediamo nessun favore e nessun privilegio, ma non ac cettiamo neppure di essere trattati come cittadini di seconda classe. Abbiamo coscienza di aver costruito questa regione ed elaborato questa cultura araba moderna, in certi aspetti più dei musulmani. Una cosa messa chiaramente in rilievo dal l’intervento al Sinodo del libanese sunnita Muhammad al-Sammak. I partecipanti sono in maggioranza di cultura ara ba, e gli interventi in aula l’hanno mostrato: è stato il primo e unico sinodo dove l’arabo era, con il francese, la lingua fran ca dei vescovi. Nelle pause, a pranzo e nei momenti liberi, le discussioni avvenivano spesso in arabo: e questo mi pare im portante per ricordare che l’arabo è una «lingua cristiana» e che arabo non s’identifica con musulmano.
D’altra parte, la molteplicità delle lingue e delle culture era manifesta, nelle preghiere liturgiche, come negli scambi: ol tre alle quattro ufficiali (arabo, francese, inglese e italiano), si sentiva spesso parlare spagnolo, armeno o neo-siriaco. La pre ghiera delle Ore della liturgia caldea era affascinante. Ricor derò la serata meravigliosa e interessante sulla situazione dei cristiani in Turchia, in lingua araba, raccontata da un vescovo e un sacerdote sposato, ambedue siriaci turchi. E hanno rac contato anche di come la moglie del sacerdote lo abbia rim proverato perchè faceva bere, durante una cena a casa, il ve scovo: «Non dargli più da bere, che lo fai peccare: lui è mona co ». Il vescovo, oltre alle tre lingue orientali, parlava l’italiano e il francese. E tutte le mattine, alle 7, celebravamo la Messa in la tino, con vescovi appartenenti ai sette riti. Questo è davvero l’Oriente cristiano nella sua ricchezza! E al pranzo finale col Santo Padre, un prete armeno ha cantato un canto napoleta no, mentre un altro maronita ha composto per il Papa un cantico in francese sull’aria dell’Ave Maria di Lourdes!
Ma in mezzo a questa euforia non si è dimenticata l’autocri tica: per esempio sugli eccessi del confessionalismo che ri schiano sempre di creare dei ghetti tra le comunità religiose cattoliche; o ancora sul trattamento poco corretto verso i la voratori e le lavoratrici filippine o africane o altre che si trova no oramai a milioni nella nostra regione, e che spesso sono le uniche comunità cristiane in un mondo islamico.
* Collaboratore del segretario speciale del Sinodo Storico e islamologo dell’Università St. Joseph di Beirut
© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2010
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