lunedì 8 novembre 2010

Il "contributo specifico" nelle parole del Papa in Spagna (Duarte da Cunha e Piotr Mazurkiewicz)

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BENEDETTO XVI

La Chiesa per l'Europa

Il "contributo specifico" nelle parole del Papa in Spagna

Il viaggio del Santo Padre in Spagna, a Santiago di Compostela e a Barcellona, è stato il quinto di quest'anno tenutosi fuori d'Italia in un Paese europeo. Se in tutti gli altri viaggi, in un modo o nell'altro, ha parlato dell'Europa e della missione della Chiesa nel continente, arrivando a Santiago di Compostela, città che nel corso della storia è diventata un chiaro simbolo di un continente con radici cristiane e di una unità che ha un fondamento nella fede, il Papa si sofferma esplicitamente e ampiamente sull'Europa. Ricordando che l'Europa dovrebbe essere anch'essa pellegrina, il Papa fornisce anche una risposta importante alla domanda circa il "contributo specifico" che la Chiesa è chiamata a dare all'Europa.

Come ha detto Benedetto XVI nella cattedrale di Santiago: "Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato". Il pellegrinaggio implica pertanto di avere un punto di arrivo chiaro e chiede di uscire da noi stessi e di metterci in camino, avendo come scopo l'incontro con Dio e con se stesso. Il pellegrinaggio esteriore dovrebbe essere, però, sempre un'occasione per il pellegrinaggio interiore, e questo è quello che ciascuno di noi deve rifare continuamente, e del quale tutta l'Europa ha bisogno. L'Europa che, come Goethe aveva già detto, è nata come pellegrina, ha urgente bisogno di ritrovare nuovamente quest'atteggiamento di vita segnata dal risveglio nel cuore delle grandi domande di chi cerca un senso per la vita e sente che non è stato fatto soltanto per le cose effimere, ma per l'eterno e l'infinito.

Perché questo accada, tuttavia, non può continuare a diffondersi l'idea che l'uomo e Dio siano antagonisti. Questa idea, che il Papa ci ricorda essere una vera tragedia nata nel XIX secolo, oggi ha perso il suo significato. Solo la scoperta dell'alleanza fondamentale tra Dio e l'uomo permette di parlare, come il Santo Padre ha fatto, con entusiasmo e con la ragione, della "gloria dell'uomo". "Lasciate che proclami da qui la gloria dell'uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l'emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri. Non si può dar culto a Dio senza proteggere l'uomo suo figlio e non si serve l'uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui".

Benedetto XVI, da Santiago, ricorda che la Chiesa ha un "contributo specifico" da dare all'Europa. Il Papa dice, però, che la Chiesa dà questo contributo nella logica del servizio, partendo dal Signore Gesù che, come Lui stesso ha detto di Sé, è venuto per servire: "Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell'immediato, del materiale e dell'apparente, ma perché rende presente l'amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici".

Qual è dunque il "contributo specifico" della Chiesa all'Europa che deve stare presente in tutti i suoi gesti? Questa domanda è presente in vari luoghi e anche nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Il Papa ha voluto dare una risposta chiara a Santiago. "Qual è il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell'ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti? Il suo apporto è centrato in una realtà così semplice e decisiva come questa: che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita".

Con questo il Santo Padre ha anche detto che l'azione della Chiesa non si limita alla sfera dello spirituale o del socio-caritativo, ma è qualcosa che ha a che fare con tutta la vita della persona umana, delle istituzioni e delle nazioni, ossia con tutta la realtà. Si capisce, allora, che difendere e promuovere la libertà religiosa e la libertà della Chiesa è una sfida, che, però, come ha ricordato il Papa nel suo viaggio aereo, si basa su una logica "d'incontro e non di scontro". In breve, "questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all'Europa: avere cura di Dio e avere cura dell'uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo".

Possiamo dire, in sintesi, che Benedetto XVI, come ha ricordato appena arrivato all'aeroporto, ha voluto riprendere le parole di Giovanni Paolo II pronunciate a Santiago il 9 novembre 1982, e cioè che l'Europa ha bisogno di aprirsi a Dio e di ricordare le sue radici cristiane. Con il sole che si rispecchiava sull'impressionante Portico della Gloria, punto di arrivo di migliaia di pellegrini ancora oggi, in una piazza dove la stragrande maggioranza erano giovani giunti per dire al Papa che può contare su di loro e che lo attendono a Madrid ("sí, sí, nos veremos a Madrid"), il Papa lancia questa sfida: "È necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell'Europa".

Duarte da Cunha – segretario generale del Ccee
Piotr Mazurkiewicz – segretario generale della Comece

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