mercoledì 24 febbraio 2010

Secondo Di Giacomo a Benedetto XVI vengono negate collaborazione e lealtà anche da organi importanti del sistema pontificio. Giusto ma...


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Addio alla Chiesa centralista

di Filippo Di Giacomo

L’Occidente invecchia, la sua storia sembra giunta al termine e, vista da Roma, anche la Chiesa non brilla per eccesso di novità e di giovinezza. Nel 2000, una delle tante ricerche che, a livello mondiale, il cattolicesimo aveva realizzato all’interno della sua straordinaria pluralità storica e culturale rivelava che i 13.000 (25.000 negli anni Settanta) missionari italiani sparsi nel mondo avevano un età media di 71,8 anni. Da allora, trascorsi undici anni, gli anziani che rientrano dai Paesi di missione non vengono rimpiazzati per cui è facile prevedere che, nel giro di un quinquennio, il «mondo missionario» diventerà uno dei tanti piccoli mondi antichi della nostra tradizione religiosa e civile. Le proiezioni poi, sulla «demografia clericale» per l’Europa che verrà, desunte dall’edizione 2010 dell’Annuario statistico della Chiesa pubblicato nei giorni scorsi, segnala un decremento del 40% del numero di preti che oggi, a livello continentale, hanno un’età media di 65 anni. La notizia, non è brutta ed è in sintonia con quanto preavvertito dai Padri del Concilio Ecumenico vaticano II: sarà la storia a declericalizzare la Chiesa. A questo proposito nelle realtà missionarie del cattolicesimo contemporaneo la riflessione è stata vivace, tanto da far serpeggiare l’idea, che sia giunta l’ora di sciogliersi, lasciando la responsabilità dell’impegno missionario alla Chiese locali. In fondo, anche questo è un frutto dello Spirito e dell’ambivalenza della globalizzazione: non è più «il governo» del cattolicesimo a programmare la Missione ma, al contrario, è il mondo a definire l’agenda della missione della Chiesa. Non ci vuole fantasia per prevedere che «il mondo», in un futuro assai prossimo, accetterà sempre meno una Chiesa centralistica e vorrà sempre più una cooperazione tra Chiese sorelle.
Basta girare per il Nord Europa per sapere come vivranno e si rappresenteranno, all’interno delle Chiese locali, le tante parrocchie che nonostante l’assenza prolungata di sacerdoti stabili, continuano a riconoscere e a celebrare il Signore che viene nella storia. Giovanni Paolo II amava ripetere che «la Chiesa trova se stessa fuori da se stessa». Chissà se qualcuno ha immaginato cosa avrebbe pensato, e come si sarebbe comportato, Papa Wojtyla di fronte all’acrimonia con cui, da agosto in poi, la settocrazia curiale dominante (a Roma e in Italia) ha tentato di far credere ai cattolici, come insegna Il Gattopardo, che tutto cambiasse affinché tutto restasse inalterato. Anche la cronaca ha dimostrato come il cattolicesimo, sia materia troppo importante per essere lasciata in mano ai baciapile e a coloro che hanno irriso e deriso le lunghe ponderazioni pontificie e l’esemplare rispetto formale con cui Benedetto XVI ha affrontato le beghe dei clericali italiani. All’ombra delle querce, si dice, non cresce mai l’erba, e la sera del 25 marzo 2005, pochi giorni prima del luminoso epilogo della vicenda umana e spirituale di Karol Wojtyla in molti pensarono che le parole di Joseph Ratzinger, rimbalzate dal Colosseo a tutto l’orbe cattolico grazie ai media, facessero parte di quel «manifesto elettorale» che i porporati delle diocesi speravano di ascoltare da un nuovo pontefice: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa?». Per mesi, tanti si sono augurati che la ricaduta a livello ecclesiologico, dell’elezione ratzingeriana avrebbe causato un positivo sparigliamento delle carte e dei sistemi di cooptazione e di scelta dei futuri vescovi. Avrebbe cioè rimesso in discussione la bulimia di potere del wojtylismo di destra e di sinistra. Per restituire così alla congregazione dei vescovi, l’organo vaticano preposto alla scelta dei presuli, la possibilità di riprendere in mano anche quei meccanismi di nomina che, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, erano stati impropriamente usucapiti, e monopolizzati, dai più intraprendenti. Con questo «colpo di scopa», si sperava, Papa Benedetto XVI avrebbe aperto per tutta la Chiesa una stagione di rinnovamento e di nuove presenze. Eppure, mentre il compimento del primo lustro del suo pontificato si avvicina, aleggia il sospetto che a Benedetto XVI, un papa che i cinici di curia hanno dato per «scaduto» causa l’età sin dal giorno della sua elezione, vengono negate collaborazione e lealtà anche da organi importanti del sistema pontificio. Tanto da far gravare persino sul meccanismo dell’elezione dei vescovi il fondato sospetto del più squallido degli attentati contro la Chiesa, quello di simonia. Da Roma, dove il vecchio tarda sempre a morire e al nuovo viene sempre impedito di nascere, si proietta nel mondo della comunicazione l’immagine di ottuagenari che, a differenza dei missionari, non hanno mai messo in discussione la loro presenza e la loro azione. Come sempre, Cristo precede tutti altrove e lo Spirito soffia e va dove vuole.

© Copyright L'Unità, 24 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

Interessante questo articolo di Di Giacomo.
In realta' non si puo' dire addio alla "Chiesa centralista" perche' la Chiesa Cattolica e' fondata su Pietro (e solo su Pietro!) che e' l'unico depositario del Primato conferitogli da Cristo.
La Chiesa Cattolica sara' quindi sempre romana, cioe' universale.
Ci sono pero' spunti interessanti nella riflessione che abbiamo appena letto.
Credo che sia vero, almeno in parte, che al Papa manchino sostegno e lealta', ma penso anche che Benedetto XVI sia ben consapevole di cio' che gli accade intorno.
Occorre poi intendersi sul concetto di "pulizia".
Anche io, come Di Giacomo, pensavo che avrei potuto vedere il Papa con una bella ramazza, una scopa ed una "mazzafionda" intento a cacciare tutta la sporcizia di cui aveva parlato alla Via Crucis del 2005. Non vi nascondo che ancora adesso sarei tentata di spedirgli io stessa gli "attrezzi da lavoro" :-)
In realta', pero', il compito del Papa non e' quello di distruggere ma di costruire.
Ci sentiamo rincuorati quando vengono prese decisioni "forti", ma non possiamo e non dobbiamo pretendere che Benedetto XVI (fra l'altro perche' sempre e solo lui?) passi tutto il suo Pontificato a portare fuori sacchi neri.
Si fa pulizia anche e soprattutto con l'esempio.
In questi cinque anni ci siamo resi conto o no di come la Chiesa sia cambiata?
Di come sia diventata piu' trasparente? Di come non ci si nasconda dietro ad un dito?
Di come essa sia governata dalla mite fermezza alla faccia dei media?
Il Papa non ha usato ramazze, badili o forchettoni, salvo le circostanze lo imponevano, ma ci ha mostrato la Verita', ci ha insegnato che cosa e' il Cristianesimo, non un'ideologia ma l'incontro con una Persona.
In questo modo ha fatto pulizia non all'esterno ma all'interno di noi stessi.
Poi potra' venire anche la sistemazione dei tasselli curiali, ma cio' che conta e' l'esempio e la testimonianza.
La Chiesa del 2010 non e' uguale a quella del 25 marzo 2005.
E' stato un percorso di purificazione lungo, non indolore, ma sicuramente straordinario
.
R.

7 commenti:

Maria R. ha detto...

Carissima,
condivido il tuo pensiero e aggiungo solo questo: le grandi rivoluzioni, come la storia di Francia insegna, spesso sono "troppo" rivoluzionarie e, con la scusa dell'impellente cambiamento da attuare, inevitabilmente comportano anche lo sfacelo di chi fa le cose un pò in fretta, per la smania di ribaltare il sistema.
Le grandi "trasformazioni", invece, richiedono più tempo, ma i risultati sono meno dannosi nell'immediato e più stabili per il futuro.
Insomma, ubi maior minor cessat (se quel poco di latino che so mi viene bene in mente!). SI sceglie il male minore del dare l'idea di essere "lenti", ma intanto, poco a poco, si cambia tutto, come dici tu: quanto è cambiata la Chiesa, in questi 5 anni? :)

mariateresa ha detto...

scusate l'ot, la Papessa si è dimessa, se capisco bene lo spagnolo
http://www.periodistadigital.com/religion/otras-confesiones/2010/02/24/dimite-jefa-iglesia-luterana-alemana-ebria.shtml

Quanto a Di Giacomo, sì, ci sono degli spunti apprezzabili anche se la sua formazione fortemente ideologizzata mi mette sempre a disagio. Sembra che veda in una sfera di cristallo che ad altri è preclusa. Insomma volerei più basso prima di Interpretare il ruolo di Isaia.
Quello che sarà la Chiesa del futuro credo che lo sappia solo nostro Signore.
Infine sulla slealtà o quantomeno l'inerzia di certe strutture curiali si può solo dire che ha ragione. Magari poi ci fosse qualcuno che individui chiaramente quali sono questi settori e magari quali persone invece di giocare sempre a indovina chi? , ecco io sarei più contenta.

Maria R. ha detto...

ihiihih, hai compreso bene :D

E ora è libera di andare al bar????? :)

Anonimo ha detto...

D'accordo, Lui sa cosa e come fare per togliere la "sporcizia" Fidiamoci e preghiamo

Anonimo ha detto...

Se Margot fosse rimasta al suo posto per la EKD il danno sarebbe stato maggiore. Secondo il Bild non era nemmeno sola in macchina. Eufemia

euge ha detto...

Care Raffaella, maria e mariateresa condivido i vostri post riguardo all'articolo di Di Giacomo.

L'unica cosa che ci tengo a sottolineare è che Benedetto XVI dopo tanti anni di CDF sa perfettamente chi ha intorno; vorrei che si smettesse di considerarlo come un nonnetto sprovveduto sotto gli occhi del quale tutti fanno o non fanno di tutto!

Anonimo ha detto...

BRAVO, Di Giacomo, sei UNICO! Ti faranno fuori, ma continua!
Un dettaglio, i Ministeri della Curia Romana non stanno ostacolando il Papa, anzi lo servono meglio, per rispetto o per paura! Chi da loro ordini a nome del povero nostro Santo Padre? E' la Segreteria dello Stato vaticano, con a capo il crudele e tenebroso Mons. FILONI. DIO REGNA!