sabato 6 febbraio 2010

Vittorio Feltri, Dino Boffo e la Verità metafisica (Diego Gabutti)


Vedi anche:

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Dalla "combinata lettura" del fiume di parole stampato in questi giorni si evince, senza ombra di dubbio, che il vero bersaglio è Benedetto XVI! (Riflessioni)

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Vittorio Feltri, Dino Boffo e la Verità metafisica

PRIMO PIANO

Di Diego Gabutti

numerose le teorie che tengono banco sul misterioso delatore in abito talare

Caccia aperta allo spifferatore istituzionale: un vescovone o un laico, chi è il killer?

Vittorio Feltri pensava che la notizia fosse vera ed è per questo che l'ha sbattuta a lettere cubitali in prima pagina. Mica è colpa sua se poi è risultato che la notizia era falsa «almeno per metà», come ha poi dovuto ammettere. Condannato per molestie, fin qui la notizia vera, il direttore d'Avvenire Dino Boffo non era stato condannato (come Oscar Wilde nell'Inghilterra d'inizio secolo e i «maricones» a Cuba, sotto Ernesto Che Guevara e Fidel Castro) perché colpevole di molestie di stampo omosessuale se non addirittura «perché omosessuale». In Italia non usa (da noi, anzi, l'omosessualità, come non è una colpa, non è neppure una notizia). Tutta la colpa, se c'è colpa, è dell'informatore «istituzionale» che ha allungato la notizia tossica all'ingenuo direttore del Giornale. Un pezzo grosso del Vaticano, come ha poi chiarito Feltri senza però specificarne l'identità. Meglio ancora: un «vescovone» o un «cardinalone», come dicevano Umberto Bossi e gli altri padanoni quando ancora non volevano marchiare a fuoco con una croce cattolicissima ogni tricolore.
Da un paio di giorni, nelle redazioni dei giornali, ci si appassiona al caso del misterioso delatore in abito talare. Scagionati i «laicisti», che hanno altre colpe, tutte o quasi inespiabili, dal dubbio filosofico al relativismo culturale, adesso i gazzettieri indagano su quei prelati che nel nome d'una buona opera hanno l'aria, diciamo così, di non indietreggiare di fronte a una falsa testimonianza. Che a gettare l'anatema sulla reputazione di Boffo (uomo della Cei e del cardinale Camillo Ruini) sia stato il Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, come va insinuando da giorni, assai poco velatamente, il Foglio di Giuliano Ferrara, che negli ultimi anni è diventato una specie d'organo ratzingeriano ufficioso? Repubblica, che in un primo momento aveva indicato come informatore (indovinate un po') il presidente del consiglio, Silvio Cesare Berlusconi in persona, adesso sembra aver abbracciato l'ipotesi Bertone, a proposito del quale addirittura favoleggia che telefonò a Feltri per ringraziarlo del «servizio reso al Papa e alla Chiesa» non appena il povero Boffo finì gambe all'aria, costretto a dare le dimissioni, in seguito all'editoriale del Giornale. Dagospia, invidiando il complotto vaticano al Foglio e a Repubblica, rilancia con un complotto ciellino e si becca al volo una querela dal vescovo di San Marino Luigi Negri, vicino a Comunione e liberazione. Uhm_ e se a rifischiare la notizia fasulla a quell'incorreggibile sempliciotto di Vittorio Feltri non fosse stato un «vescovone» e nemmeno un «cardinalone» ma un laico, diciamo un killer al servizio dei «sottanoni», per esempio il direttore dell'Osservatore romano Giovanni Maria Vian?
Di Vian si racconta che (con l'imprimatur del Papa e la benedizione del Cardinal Bertone) abbia fatto dell'organo di stampa vaticano una specie di Foglio. Ma anche, insinua qualcuno, il manganello per colpire i nemici, interni alle gerarchie vaticane, di Tarcisio Bertone e dei suoi ragazzi. Un'altra possibilità (date tempo ai commentatori tipo Dagospia e Repubblica) è che Boffo si sia denunciato da solo.
Conosceremo mai con certezza l'identità di carne dello spifferatore istituzionale? Probabilmente no, e poco del resto ce ne importa. Ci sembra molto più interessate capire perché Vittorio Feltri, con l'età, è diventato così credulone. Chi l'avrebbe mai detto? Qui sì che ci vorrebbe un'inchiesta. Che gli opinion maker, una volta che le primavere e gli acciacchi avanzano, siano destinati a diventare dei bevitori di balle? Forse è destino che col tempo (invece di creare opinione, invece cioè d'essere loro a raccontare balle) i giornalisti comincino a credere negli editoriali altrui. Niente di male, intendiamoci: nessuno pretende da Vittorio Feltri o da chicchessia la verità storica. Da un giornalista si pretende, al massimo, che le sue storie siano intriganti e le sue opinioni interessanti e magari (perché no?) divertenti. Anche la verità, naturalmente, ha un suo perché, e volentieri ci piacerebbe conoscerla. Ma la Verità, ultima e metafisica, la conoscono soltanto Dio e gli uomini di Dio. Di questi ultimi, tuttavia, almeno nel presente caso è meglio diffidare.

© Copyright Italia Oggi, 6 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

Dipende di quali uomini di Dio si parla. Dobbiamo guardare al meglio non al peggio intrallazzante.
R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Praticamente si ammette che i giornalisti in genere non scrivono niente che vale la pena di conservare il giorno dopo e che due giornali cattolici e pretenziosi sono troppi. Eufemia