giovedì 27 maggio 2010

Pedofilia, perché non si può più tacere. L'intervento "a gamba tesa" del Papa nel commento di Pasquale Giustiniani


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Pedofilia perché non si può più tacere

PASQUALE GIUSTINIANI

PEDOFILIA, perché oggi? Questo il titolo scelto da "Etica pubblica", da "Laici e gesuiti per Napoli", da "Portale cattolico"e da altre sigle del variegato mondo culturale ed ecclesiale partenopeo, per iniziare, in questa fine del mese di maggio, a riflettere in maniera pacata della questione della pedofilia. Filosofi, sociologi e teologi, in un "incontro inedito" per la nostra città, come ha detto padre Pizzuti, nello spirito dell' etica pubblica affrontano la piaga della pedofilia praticata da ecclesiastici.
Problema che sta suscitando non soltanto un certo "furore mediatico" nei mezzi d' informazione, com' è stato detto da Giacomo Di Gennaro, ma anche un inusuale modo d' intervenire, quasi "a gamba tesa", da parte di papa Benedetto XVI, che il 19 marzo scorso indirizzò ai fedeli irlandesi una drammatica e accorata Lettera pastorale.
In essa, senza mezzi termini, si parla di vero e proprio degrado morale di cui veniamo oggi sempre più a conoscenza, sgomenti di fronte alle tante violenze e abusi sessuali perpetrati ai danni di ragazzi e giovani in territori socialmente e religiosamente diversi, che vanno dagli Usa all' Irlanda, dalla Germania all' Austria, al Belgio, al Brasile, fino all' Italia, dov' è ancora diffusa una certa cultura del silenzio. na vera e propria emergenza di gestione e di governo nelle tantissime chiese locali dell' unica Chiesa cattolica, come dimostrano i ritardi e le attese, ma soprattutto le inadempienze nell' applicare quanto già era previsto nel nuovo codice di diritto canonico circa questi crimini. Certamente, anche una crisi nelle forme e nei modi di reclutamento, come ribadisce la Lettera pontificia rivolgendosi ai vescovi: «Alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato,a volte gravemente, nell' applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse». Ma il vero nodo della questione sta in quell' oggi di cui si accennava. Oggi non se ne può più non parlare. Non a caso si afferma "tolleranza zero", ma forse soprattutto perché il fenomeno è venuto prepotentemente alla luce, anche nei suoi riverberi giudiziari e risarcitori. Comunque non costituisce più soltanto un fatto interno al "sistema Chiesa". Tanto più che, una volta occupato lo spazio pubblico sui temi eticamente sensibili, per esempio sull' identità di genere e sulla famiglia eterosessuale, la Chiesa non può più attutire o rinviare al dibattito privato questa delicata problematica. Si tratta, infatti, di una «preferenza sessuale», come ci ricorda l' Organizzazione mondiale della sanità in un documento di classificazione delle malattie (1993), che descriveva la pedofilia come «una vera preferenza verso i bambini, generalmente prepuberi o all' inizio della pubertà».
Ora questa lettera del Papa all' Irlanda è anche un testo destinato a tutte le Chiese per mettere dei punti fermi teologici e disciplinari, oltre che morali. Si tratta di far uscire allo scoperto gli abusi, non limitandosia punirei carnefici, ma operando per una loro guarigione e auto-rieducazione, che non potrebbe certamente limitarsi alla sola "riduzione" allo stato laicale, la quale peraltro suonerebbe ancora di degradazione, e quindi di offesa, del mondo dei laici. Ma neppure limitarsi a chiedere perdono alle vittime, ormai segnate irrimediabilmente da questa vera e propria melma e spazzatura.
Preoccupato e profondamente turbato di fronte a tutto ciò, ogni fedele, come papa Benedetto XVI, collega giustamente questo cancro a un oggettivo indebolimento generale della fede e intende confrontarsi con spirito nuovo circa le ineditee gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società. Questi abusi da parte di addetti al sacro dicono forse che le persone credenti, e in esse i membri del clero, stanno perdendo il senso del divino e della trascendenza. Coloro che si sono macchiati di questi turpi crimini devono in ogni caso riparare, anche penalmente, alle ingiustizie del passato remoto e recente. E tuttavia, questo non basta. Tutta la Chiesa, e non solo, deve da capo affrontare con decisione le tematiche più ampie legate all' abuso genitale e sessuale sui minori, vulnerabili e non ancora del tutto in grado di autodeterminarsi sessualmente. Mettere coraggiosamente il dito nella piaga e nel marcio di azioni turpi, significa anche considerarle la spia di mali più profondi.
Mali, ad esempio, nelle procedure non ancora adeguate per determinare l' idoneità dei futuri ministri del sacro. E insieme, insufficienze nella formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati.
I luoghi di formazione e di selezione del futuro clero comportano curricoli di studio e di formazione, misure di selezione, meccanismi per determinare l' idoneità. In una parola, creazione di una cultura. La coscienza delle nostre civiltà avanzate configura come crimine e come peccato deplorevole l' abuso sessuale sui piccoli. Urge una sorta di nuova riforma sia culturale che ecclesiastica su questo specifico punto. Il medico non può aver paura del pus delle piaghe, dovendo ricondurre le pecore malate allo stato d' incolumità in mezzo all' ovile di Cristo. La parola evangelica è drastica: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli, è meglio che gli si appenda al collo un giogo d' asino e sia gettato nel profondo del mare».

© Copyright Repubblica (Napoli), 26 maggio 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa, buongiorno. OT.
Il Papa è stato invitato a visitare l'Ucraina nel 2012, ma per il momento il Patriarcato di Mosca non sembra d'accordo.
http://www.interfax-religion.com/?act=news&div=7303
http://un.ua/eng/article/267165.html
Alberto