martedì 15 giugno 2010

Vescovo ucciso, indaga l’antiterrorismo (Galeazzi)


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Vescovo ucciso
indaga l’antiterrorismo


GIACOMO GALEAZZI

Come prevede il rito ambrosiano la salma viene benedetta all’inizio della cerimonia e non alla fine come in quello romano. E così nuvole di incenso avvolgono subito di solennità le navate gremite di religiosi e gruppi parrocchiali. «Si uccidono le colombe», sospira nella sagrestia del Duomo l’arcivescovo Edmond Farhat, delegato papale ai funerali del martire milanese Luigi Padovese. Davanti a cinquanta vescovi e vicari apostolici, 350 preti e cinquemila fedeli che incorniciano la bara con sopra il Vangelo aperto, l’inviato di Benedetto XVI ricorda commosso l’ordinazione episcopale nel 2004 del capo della Chiesa turca ucciso due settimane fa al grido di «Allah è grande» dal suo autista: «Gli chiesi se si sentiva di accettare una destinazione difficile come l’Anatolia e lui mi rispose “sì perché amo la Turchia”». Dal pulpito il fraterno amico Tettamanzi lo definisce «un chicco di grano che porta molto frutto» e il Pontefice, in un accorato messaggio, piange il «pastore del dialogo e della riconciliazione». La sua morte non è un sacrificio vano ma una fonte di speranza per l’intera Chiesa. Sarà d’esempio ai credenti «una vita spesa a costruire ponti tra le fedi e spezzata da un fratello che considerava amico e figlio».
Intanto divampa la polemica tra chi vorrebbe la denuncia vaticana della matrice islamica dell’omicidio e la Segreteria di Stato che chiede verità alle autorità turche mentre abbassa la temperatura per evitare una Ratisbona bis. «Nel Vicino e nel Medio Oriente i cristiani stanno vivendo tempi molto difficili a causa di tensioni e conflitti, per questo la Chiesa, secondo un’antichissima tradizione, deve continuare a sostenerli in ogni modo - spiega Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, che anche oggi dedica a Padovese la prima pagina-. La segreteria di Stato è ovviamente in contatto con le autorità del Paese, innanzi tutto attraverso il nunzio ad Ankara, e confida nell’impegno di avvicinamento e di comprensione per il quale tanto si è adoperato in tutta la sua vita lo stesso Padovese». Il cammino di confronto e di amicizia tra cattolici e musulmani (che Benedetto XVI ha definito sul volo verso Cipro «fratelli nonostante le diversità») «non può che continuare», assicura il professor Vian: «Come studioso dell’antichità cristiana ero collega di Padovese, lo conoscevo da tanti anni e sono rimasto, come moltissimi, sconvolto da questo orrendo assassinio. Era una persona mite e gentile di cui si sentirà la mancanza».
Per tutti in Duomo (da Farhat a Formigoni, dal sindaco Moratti al vicepresidente ciellino di Montecitorio Lupi), Padovese è un «martire della fede» e nel giorno del dolore e dello sgomento l’aria è pesante come i dubbi sulla ricostruzione ufficiale del delitto. Le esequie rischiano persino di essere interrotta quando una giovane donna lancia urla atroci in mezzo alla gente in fila per la comunione. Al termine l’ambasciatore turco Kenan Gürsoy assicura di «aggiornare di continuo il Vaticano sulle indagini» condotte dai vertici dell’antiterrorismo e dell’intelligence di Ankara sotto la diretta supervisione del premier Erdogan. Un’unità specializzata dei servizi segreti è a Iskenderun per accertare possibili collegamenti con altri crimini messi in atto dall’estremismo curdo contro militari turchi. Fondamentalismo religioso, trame di settori militari, scontri fra fazioni anti-Ue fanno da sfondo ad un’aggressione che come spiega il vescovo Flavio Carraro «più che un raptus sembra ispirata da ambienti anticristiani». Il successore Franceschini evidenzia che «per un missionario ucciso durante il “Corpus Domini” parlano il corpo spezzato e il sangue versato per tutti». Il governo, rappresentato dal sottosegretario Craxi, promette di farsi portavoce in Europa e all’Onu della «persecuzione dei cattolici». E aggiunge: «Il fanatismo religioso ha creato in Turchia un clima infame che ha armato la mano di un folle». Per il fratello e la cognata di Padovese, che riposerà al Cimitero Maggiore di Milano, la sua morte resta «incomprensibile» in quanto «Murat l’abbiamo conosciuto bene, di recente è stato ospite nella nostra casa per accompagnare Luigi in Italia». Perché dunque «un gesto simile da una persona così fidata?».

© Copyright La Stampa, 15 giugno 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Cara Raffaella, cari amici del blog,
molti di voi in questi giorni si sono lamentati che l'omicidio brutale, il martirio di mons Padovese passasse in tono minore sui media e nella chiesa stessa.
Vediamo, cui prodest tale esecuzione? Non certo alla Turchia nè ai musulmani, che il papa stesso ha chiamato "fratelli".
In questi giorni c'è chi cerca di far uscire la Turchia dalla Nato, soprattutto perchè questa non si fa complice dell'olocausto degli abitanti di Gaza (la storia non ci ha insegnato niente!!!): tale è la lettura che a me risulta dai fatti attuali.
L'antiterrorismo che indaga dipende forse dal ministero degli esteri? E non è esso stesso guidato da ebrei che a me risultano avere anche cittadinanza israeliana? Dire ciò significa essere antisionisti o semplicemente fare 2 più 2 uguale 4?
Giustamente si dice che i cristiani vengono perseguitati: ma chi ha voluto lo scontro di civiltà, chi "cresce e si arricchisce " in questa situazione che ormai tanti vedono creata ad arte?
-Dire che i paesi musulmani tengono in situazione di afflizione i cristiani, è vero;
-dire che chi vuol cavalcare la morte del prelato, (giusto giusto arrivata a puntino subito dopo l'assalto alla barca che portava rifornimento al popolo di Gaza) non sta servendo la chiesa ma SI STA SERVENDO di essa, a me appare altrettanto vero.
Faremo guerra anche alla Turchia prima o poi?
Ah, no, forse un'altra missione di PACE!
E forse ci si meriterà anche un Nobel!