mercoledì 14 luglio 2010

Secondo La Spina la pesante eredità di Wojtyla oscurerebbe la popolarità e il carisma di Papa Benedetto le cui mani sarebbero fragili. Vabbè...


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Vaticano, la sindrome del complotto

Ratzinger di fronte a uno dei momemti più difficili che un Papa abbia mai dovuto affrontare

Luigi La Spina

CITTÀ DEL VATICANO

In queste calde serate, con le finestre del palazzo aperte, è possibile sentire il suono di un pianoforte che diffonde sul lago le note di Haydn, di Mendelssohn, di Mozart. E’ il Papa, dentro le mura di Castel Gandolfo, che si esercita nei passaggi più difficili tra le opere dei suoi autori preferiti.
Quest’anno le vacanze di Benedetto XVI, cominciate qualche giorno fa, non prevedono né passeggiate sui monti alpini, né incontri pubblici, ma una semiclausura, tra studio e musica, nella residenza estiva dei pontefici, eretta nel XVII secolo sulle rovine della grande villa dell’imperatore Domiziano, soprannominato «Nerone il calvo».
La scelta di chiudersi a Castel Gandolfo per preparare un’altra enciclica e scrivere un nuovo libro sull’infanzia di Gesù corrisponde alle predilezioni caratteriali di Joseph Ratzinger. Ma potrebbe anche essere assunta a simbolo di quell’assedio alla Chiesa nell’«annus horribilis» del suo pontificato. Un anno che, sul piano internazionale, ha visto l’estendersi dello scandalo sui preti pedofili dagli Stati Uniti a mezz’Europa e che, in Italia, ha coinvolto il Vaticano in brutte storie di complicità affaristiche nei casi Balducci, gentiluomo di Sua Santità, e nelle vicende legate all’attività della Congregazione di Propaganda Fide, quand’era diretta dal cardinale Crescenzio Sepe.
Eppure, la suggestione del pianoforte che suona mentre il Titanic affonda è davvero lontana dalla realtà di un Papa più abituato a guardare i tempi lunghi della storia e meno agli affanni delle contingenze quotidiane. Così nessuno, né nel mondo ecclesiastico né in quello del laicato cattolico, accetta l’immagine di una Chiesa assediata. Tanto meno osa pronunciare quella parola, «complotto», che spesso viene spontanea sulle labbra di chi si sente circondato e bersagliato dal fuoco concentrico delle accuse.
Soprattutto perchè è stato proprio Benedetto XVI, nel momento più drammatico dello scandalo per i preti pedofili, a escluderlo e a riconoscere che «la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa».
Il direttore dell’«Osservatore romano», Gian Maria Vian, interprete e divulgatore della linea della Segreteria di Stato, ma anche storico con un inaspettato gusto del giornalismo, rivela, però, le impressioni che si celano dietro le dichiarazioni ufficiali: «E’ certamente sbagliato parlare di complotto. Ma non si può non vedere una campagna mediatica su episodi dolorosi, anzi criminali, sui quali non si deve trascurare l’esigenza di fare giustizia. La campagna è organizzata da interessi diversi, da quelli degli avvocati americani a caccia di ingenti parcelle all’allarme, in certi ambienti, per la crescente forza dei cattolici negli Stati Uniti.
C’è, poi, l’insofferenza per il ruolo internazionale del Vaticano, critico e indipendente rispetto alle grandi potenze e le contrarietà che suscitano le posizioni della Chiesa sulla bioetica in settori legati a forti interessi economici».
In un mondo in cui la globalizzazione non solo infrange i confini degli Stati, ma anche quelli tra la religione, la politica e l’economia è importante cercare di intuire come il pontificato di Papa Ratzinger cerchi di far superare alla Chiesa cattolica uno dei momenti più difficili della sua storia. E’ proprio uno dei filosofi italiani più interessanti, Giorgio Agamben, nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, a lanciare un appello che ha toni disperati: «La Chiesa si deciderà finalmente a cogliere la sua occasione storica e a ritrovare la sua vocazione messianica? Il rischio, altrimenti, è che sia trascinata nella rovina che minaccia tutti i governi e tutte le istituzioni della terra».
Benedetto XVI, pur sorretto, invece, dalla fiducia e dalla speranza della fede, sembra condividere sia la drammaticità della situazione in cui si trova oggi la sua Chiesa sia l’opportunità di «cogliere l’occasione storica» di cui parla Agamben.
Il Papa concentra le sue preoccupazioni sul processo di secolarizzazione, fondato su un ondivago relativismo dei valori, ormai molto avanzato in Europa. Ecco perchè, come nota acutamente Massimo Camisasca, amico di don Giussani e storico del movimento di «Comunione e Liberazione», pensa di fondare la sua azione riformatrice sulla «liturgia, come pedagogia esistenziale, strumento per riavvicinare l’uomo a Dio. Il pontefice sa che la crisi della Chiesa e nella Chiesa è profonda e quindi vuole seminare in profondità».
I rischi di questa strategia ratzingeriana, però, sono almeno due: l’incomprensione dei laici, ma anche di molti cattolici, verso una visione che viene interpretata come conservatrice, attenta al recupero delle tradizioni liturgiche e lontana dai problemi più vivi e assillanti per un credente nel mondo moderno. Ma anche una rinuncia, meglio, una sostanziale sfiducia nella possibilità di una «teologia politica» del cattolicesimo. Come osserva Massimo Fagioli, docente di Storia del cristianesimo all’università statunitense di Minneapolis, il quale denuncia «la rivoluzione antipolitica operata dal magistero di Ratzinger». Con la conseguenza di ridurre «il magistero cattolico ai richiami al rispetto della vita in nome dei valori non negoziabili» e di restringere l’ottica dell’azione papale al solo campo occidentale, «in un orientamento quasi neo-pacelliano».
Le difficoltà della Chiesa, però, non derivano solo dalla peculiare impostazione teologica del suo pontefice, ma anche dalle condizioni storiche in cui Papa Ratzinger si trova ad operare. Il problema è coperto dall’ossequio obbligato verso la straordinaria figura del suo predecessore. Ma se non si vuole assecondare l’ipocrisia dominante, bisogna avere il coraggio di ammettere che l’eredità lasciata da Giovanni Paolo II è molto pesante.
Sia perchè il modello di un tale pontificato non solo è irripetibile, ma oscura la popolarità e il carisma del suo successore. Sia e soprattutto perchè il carico di questioni irrisolte nella gestione wojtyliana del governo della Chiesa, una volta coperto dal suo misticismo mediatico, sembra straripare nelle fragili mani dell’intellettuale Benedetto XVI.
L’amaro e complicato passaggio di consegne tra il segretario di Stato di Giovanni Paolo II, il cardinale Angelo Sodano, e quello di Papa Ratzinger, il cardinale Tarcisio Bertone, potrebbe aver prefigurato le difficoltà di una transizione tuttora non risolta. I piccoli passi di una riforma della Curia, necessaria quanto ardua, ne testimoniano le resistenze. Ma anche i rapporti tra lo stesso Bertone e la Conferenza episcopale italiana, dopo le lacerazioni del «caso Boffo», non sembrano ancora consentire alla nuova guida dei vescovi nel nostro paese, il cardinale Angelo Bagnasco, di individuare una strada alternativa a quella attuata durante la ventennale «dittatura» del suo predecessore, il cardinale Camillo Ruini.
Colpisce, infine, che la Chiesa, quella mondiale e quella italiana, vivano questo momento delicato nel silenzio dei movimenti e del laicato cattolico. I primi si dedicano a una meritoria opera di assistenza sociale attraverso una fitta trama di volontariato entusiasta e capace. Oppure, a una attività, meno encomiabile, di lobbismo affaristico-politico. Ma non portano più contributi significativi al dibattito culturale e religioso. I laici credenti, dispersi in una politica che o li ignora o li strumentalizza, sembrano diventati l’«oggetto misterioso» della società italiana. Questioni che certo meriteranno qualche approfondimento.

© Copyright La Stampa, 14 luglio 2010 consultabile online anche qui.

L'editoriale e' di per se' interessante ma purtroppo, ancora una volta, si perde nei luoghi comuni e nelle frasi fatte.
Mi si gela il sangue quando leggo: "il carico di questioni irrisolte nella gestione wojtyliana del governo della Chiesa, una volta coperto dal suo misticismo mediatico, sembra straripare nelle fragili mani dell’intellettuale Benedetto XVI".
Misticismo mediatico?
Perche' invece non ci chiediamo perche' i media ABBIANO COPERTO i problemi che la Chiesa ha da decenni?
Non mi si dica che i media sono interessati al misticismo! Ma su'!
Perche' la questione degli appalti viene fuori ora?
E il caso Orlandi?
Perche' casi di pedofilia, risalenti a trenta o quarant'anni fa, saltano fuori solo ora? Come mai i media, pur avendo tutti gli strumenti per agire prima e scoperchiare i problemi, hanno taciuto?
Come mai non si cita mai il caso Maciel?
Sono queste le domande a cui i commentatori dovrebbero rispondere.
Invece ci ritroviamo alle prese con i soliti confronti ed i soliti, malcelati, rimproveri a Papa Benedetto.
Fragili mani...ma quando mai?
Parliamoci chiaro: ben pochi Pontefici avrebbero sopportato i pesanti fardelli che Benedetto XVI si ritrova sulle spalle. Probabimente in pochissimi (forse nessuno) sarebbero stati in grado di reggere la pressione mediatica andando avanti per la propria strada.
Perche' non iniziamo a parlare di meriti di Joseph Ratzinger e non la finiamo di riproporre vecchi confronti che ormai non solo non hanno piu' senso, ma rischiano di irritare profondamente chi vuole bene al Papa ed alla Chiesa?
Riflettano i commentatori se sia giusto prendersela tanto con un uomo ben sapendo che tutte le magagne che egli deve risolvere derivano da decenni e decenni di sedimentazioni.
Sappiamo che Benedetto XVI non e' e non sara' mai il Papa che i media sognavano e continuano a desiderare.
Lo capisco e lo accetto, ma perche' non si e' disposti a riconoscere i meriti che indubbiamente ha? Perche' si deve sempre sminuire, criticare, sminuzzare tutto cio' che fa?
Il Papa ha deciso di restare a Castelgandolfo e di non andare in montagna?
A parte il fatto che non sono affari nostri, c'e' da chiedersi: non dovremmo tutti essergli grati ed ammirarlo se ha deciso di non partire anche per scrivere una enciclica e un libro?
Forse ha ragione il giudice che su Avvenire ha dichiaro che sara' la storia a rendere giustizia a Papa Benedetto. Sicuramente e' vero, ma resta l'amarezza del constatare che nel presente il Santo Padre continua a subire rimproveri e attacchi che sicuramente non merita.
L'editoriale di La Spina offre spunti sicuramente interessanti che vale la pena di approfondire, ma manca ancora quel "qualcosa in più", e cioe' l'analisi delle colpe e delle coperture dei media
.
R.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ti amareggiare, Raffa. La Spina è solo un commentatore come tanti che si sforza di mantenere inalterata la facciata di un pontificato che mostra crepe sempre più evidenti. Parlando di misticismo mediatico, coltre ai problemi che Papa Benedetto si trova oggi a fronteggiare, non ha certamente fatto un elogio a Papa Wojtyla e forse neppure lo voleva. La pesante eredità che ha lasciato non oscura il suo successore, anzi, semmai lo rallenta in quelle che sono le sue priorità. Quello che spiace è che papa Wojtyla rischia di passare alla storia solo per per il suo "misticismo" e la sua mediaticità".
Alessia

Maria R. ha detto...

Sono d'accordo con te, ci sono indubbiamente elementi messi chiaramente in tavola, ma sempre col sottofondo del solito cliché.
Per vedere quanto sia facile fare il "finto forte", basti ripescare le "manie di persecuzione" sul "versante meridionale", cosa che il Papa non ha proprio nel dna (per nostra fortuna). Altro che essere deboli! QUesto, al mio paese, significa sfoderare una non comune forza di carattere e, sul piano dell'ascetica, è spia di una spiritualità che non ha nulla di meno mistico di altre (mica tutti i mistici sono uguali.. che i giornalisti si andassero a comprare un vocabolario, un dizionario etimologico e un trattato di mistica...)

Sul punto della "clausura", la trovo personalmente una scelta azzeccatissima, se poi vogliamo ricordarci che anche i Papi abbiano un'età solo quando ci fa comodo (ossia per chiederne le dimissioni), ma non per ammettere che possano e vogliano lavorare in santa pace, senza altri impegni stancanti (e forse a volte, anche poco utili), allora il gioco dei clichè sul Papa "in clausura" è presto spiegato.

Buona giornata carissima :)

sonny ha detto...

Buongiorno Raffaella. Leggo:

In queste calde serate, con le finestre del palazzo aperte, è possibile sentire il suono di un pianoforte che diffonde sul lago le note di Haydn, di Mendelssohn, di Mozart. E’ il Papa, dentro le mura di Castel Gandolfo, che si esercita nei passaggi più difficili tra le opere dei suoi autori preferiti.......



Inizio tipico, similsdolcinato, di un pezzo che in realtà va a battere sempre nello stesso tasto. A parte il fatto che dubito fortemente che il Sig. La Spina si sia mai avvicinato a Castelgandolfo, il copione è sempre lo stesso. Inizia l'estate e il Papa solingo e disperato si rintana a meditare e a suonare....
Ricordo ancora un articolo raccapricciante di Malloni che descriveva un Papa intento a suonare il pianoforte, mentre in Medioriente la gente moriva ( !!!!)

Dopo 5 ( C I N Q U E ) anni siamo ancora ai confronti......Io spero che quando avrò 90 anni, qualche anima bella renderà il merito a quest'uomo, che si è caricato sulle sue spalle una croce di dimensioni esagerate. Spero di esserci in quel momento e di avere al mio fianco qualche mia conoscenza radical-chic e spero anche di trovare la forza fisica di compiere il poco elegante gesto dell'ombrello e di rifilare a tutti un bel TIE', ve l'avevo detto che era un grande. Quanno ce vò ce vò!

Raffaella ha detto...

Grazie, ragazze :-))
Buona giornata a voi.
Sonny...grande :-))
R.

Anonimo ha detto...

Io credo che il Papa abbia rinunciato alle vacanze montane per evitere le solite becere polemiche sui costi e i problemi di sicurezza legati ai suoi spostamenti e poi per solitarietà verso chi, a causa delle crisi, in vacanza non ci può andare. Che ma c'è se per rilassarsi e meditare suona il piano? L'anno scorso non ha potuto farlo a causa del polso fratturato. Ragazze, volete scommettere che se fosse andato in montagna gli stessi commentatori che oggi si stupiscono avrebbero avuto da ridire?
Alessia

Raffaella ha detto...

Ne sono convinta anche io!
Il Papa avrebbe potuto "giocarsi mediaticamente" la decisione di non andare in vacanza ed invece, come sempre, e' stato discreto.
Ovviamente si specula anche su questo invece di apprezzarlo, magari in silenzio.
R.

gemma ha detto...

lo so , lella sono ripetitive queste analisi ma per i media e per la maggior parte delle persone il sentire è questo. E' giusto, Giovanni Paolo II è caro a molti ma sarebbe giusta anche qualche analisi non sempre e solo basata sul carisma, il culto della personalità forte contrapposta alle mani fragili. Mia nonna diceva che la vera forza è quella che emerge nei momenti di difficoltà e francamente ci andrei piano a definire fragile chi, vesssato ogni giorno e senza nessun anticipo di simpatia, va avanti comunque per la sua strada. Se poi suona il pianoforte più che passeggiare o nuotare è cosa superflua. E in un momento così grave per la Chiesa forse in tanti lo avrebbero visto fuori luogo il papa vacanziero, puoi giurarci. Tanto, tutti non si possono accontentare. Vorrei però non si confondesse il misticismo con la spiritualità, la vicinanza alle cose di lassu' con la sola esteriorizzazione emotivamente coinvolgente. Vorrei che ogni tanto qualcuno avesse il coraggio di fare anche altri ragionamenti. Per esempio, la frase "aprite le porte a Cristo", diventata la cifra del pontificato woitiliano. Quanti la ricordavano spontaneamente se i media dopo la sua morte non l'avessero fatta notare? E quante volte è stata citata durante il suo pontificato? Quante analisi sono state costruite su quella frase durante il pontificato o quanti vescovi la richiamavano nelle loro omelie mentre era in vita? Questo a conferma del fatto che spesso ci accorgiamo di ciò che altri vogliono farci notare e quando lo decidono loro. Mentre era in vita del suo "aprite le porte a Cristo" non importava forse così tanto. Ricordo un elogio di marurizio costanzo, l'apprezzamento del suo essere papa-uomo ma onestamente ammettava di non ricordarla quella frase, finchè dopo la morte non è stata riproposta l'omelia di inizio pontificato. L'omelia di inizio pontificato è il programma di governo di un papa, ma per trent'anni non ha interessato nessuno. Lo stesso "se sbaglio mi corriggerete" non so in quanti lo ricordassero con la valenza emotiva del dopo, soprattutto durante la prima parte del pontificato, quando era solo il "papa polacco" che tuonava contro l'aborto. Si, perchè in quanto a principi non negoziabili, è riduttivo ignorare quanto fossero cari allo stesso Giovanni Paolo, come le radici cristiane dell'Europa, ma si fa quasi a gara per ridurre il suo pontificato alla geopolitica e alla presenza scenica, svuotandolo dai contenuti dottrinali, guarda caso la parte che non piace. Non sarei poi così sicura che siano tema attinente solo all'occidente. Non quando sento dire che si vogliono risolvere i problemi dell'Africa non investendo nell'essere umano africano, facendo di tutto per migliorarne l'esistenza, ma con programmi volti a limitarne la nascita.
Ritengo onestamente che abbiamo avuto due grandi papi, diversi nel carattere ma vicini in tante cose, ma la sensazione è che tanti commentatori in realtà vorrebbero una chiesa senza papa

Anonimo ha detto...

Non sarà che il nostro Pontefice è un po' freddoloso (come si è visto dal maglione indossato il giorno della sua elezione) e le altitudini elevate non fanno per lui? E comunque andrà a Carpineto, paese di Leone XIII, il quale passando le estati a Castelgandolfo è vissuto 93 proficui anni. Eufemia

Miserere ha detto...

Il Papa ha diritto di trascorrere le vacanze come meglio gli pare! Lo lascino in pace! Mi dispiace per i giornalisti: pare che non avranno niente da scrivere questa volta! :-))))

Anonimo ha detto...

Forse Mineo ha letto i nostri commenti e si è dato da fare. Eufemia
== RAI: CDA RINVIA NOMINA NUOVO DIRETTORE RAINEWS =
(AGI) - Roma, 14 lug. - Tutto rinviato per il cambio di
direzione a Rainews. A quanto apprende l'Agi, il Cda di oggi
pomeriggio non deliberera' la sostituzione di Corradino Mineo
con il nuovo direttore della testata, Franco Ferraro,
proveniente da Sky Tg 24. Come pure altre nomine di rilievo
previste alla vigilia slitteranno ad altra riunione. (AGI)
vic/zeb
141430 LUG 10

un passante ha detto...

mah...meglio che i nodi vengano al pettine, se ci sono, o che siano coperti da un'acconciatura carismatica?
Con questa storia del carisma poi ci andrei piano...io per esempio sono più sensibile ad un carisma più intellettuale e meno esteriorizzato. Non capisco poi perchè tutte le analisi si soffermino sul perchè e per come siano venuti alla luce i problemi e nessuno si soffermi sul fatto che c'erano i problemi. Come prendersela con la coperta poco ampia che non copre più il letto disordinato piuttosto che con l'accumulo di cose lasciate lì e non sistemate per tempo

un passante ha detto...

ps: aggiungerei che chi criticava papa Benedetto (su input dei soliti prelati anonimi) per la sua attitudine a demandare poco e a restarsene chiuso a visionare personalmente dossier, oggi forse dovrebbe cominciare a scusarsi. Perchè delegare e fidarsi dei collaboratori è bene ma, come si dice, quattro occhi sono meglio di due. Purtroppo, stando chiusi a scrivere, studiare e visionare resta meno tempo per viaggiare, frequentare ed esternare, ma non si può avere tutto, nemmeno dal Papa

euge ha detto...

Sono perfettamente d'accordo Raffaella sulla tua riflessione. Peraltro, parlare di pesante eredità lasciata da Wojtila, non è certo fare un complimento; la " pesante eredità fra le altre cose, non oscura un bel niente tanto meno il carisma di Benedetto XVI semmai, apre dei pesanti interrogativi, sulla efficacia del precedente pontificato e sul perchè di fatti, fattarelli e fattacci, che per 27 lunghi anni, sono stati bene a tutti compresi i media ed ora invece esplodono come schegge impazzite a volte invece con cadenza quasi cronometrata. Comunque, al di là di ogni riflessione, sarebbe ora di smetterla non solo con questi beceri confronti ma, anche, con quella mefistofelica strategia, di voler attaccare Benedetto, usando le eventuali pecche di Wojtyla.

Anonimo ha detto...

Mi sia permesso una considerazione. La contrapposizione fra due papi è quanto mai inopportuna...non diamo e non togliamo nulla...entrambi sono giganti della fede, preziosi strumenti della grazia per tutti noi. Se noi cadiamo in questo tranello facciamo un pessimo servizio alla Chiesa di ieri e di oggi...entriamo nel gioco del "chiacchiericcio".
Mi chiedo quale autorità abbiamo per giudicare negativamente l'operato di GPII e o BXVI. Ringraziamo per quello che ci hanno dato e sosteniamoli con la nostra azione e preghiera.