sabato 14 agosto 2010

La festa dell'Assunzione. Maria e il dialogo ecumenico (Riccardo Burigana)


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La festa dell'Assunzione

Maria e il dialogo ecumenico

di Riccardo Burigana

"Vi sono intenzioni particolari per più insistente preghiera? (...) Anzitutto la Chiesa: la grande famiglia dei cristiani, il Corpo mistico di Cristo, la famiglia stessa di Maria".
Queste parole di Paolo VI, pronunciate nell'omelia per la festa dell'Assunzione, il 15 agosto 1964, sono significative per comprendere il ruolo della riflessione mariana nel dialogo ecumenico, mostrando anche quali e quanti passi siano stati compiuti nella direzione della costruzione dell'unità visibile della Chiesa alla luce di una rinnovata attenzione nei confronti della figura di Maria.
Le parole di Paolo VI si collocano in pieno svolgimento del concilio Vaticano ii, che non aveva ancora del tutto definito l'orientamento ecclesiologico e di conseguenza ecumenico. La costituzione Lumen gentium - che si conclude con un capitolo su Maria, per lungo tempo pensato autonomo rispetto alla successiva costituzione; i decreti Orientalium Ecclesiarum sulle Chiese orientali cattoliche; Unitatis redintegratio sui principi cattolici dell'ecumenismo verranno promulgati solo il 21 novembre.
Nell'agosto 1964 viene pubblicata la prima enciclica di Papa Montini, l'Ecclesiam suam. Paolo VI ha già alle spalle, accanto a tante parole e a tanti gesti ecumenici, il "pellegrinaggio ecumenico a Gerusalemme", realizzato a gennaio, con l'incontro con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, che aveva segnato una svolta nel dialogo, con la sempre più attiva ricerca di ciò che già univa i cristiani, senza dimenticare le questioni che allora li separavano.
Nel patrimonio in comune, soprattutto tra cattolici e ortodossi, un posto privilegiato era occupato da Maria e dalle tradizioni liturgiche e spirituali a essa legate. Tra le quattro feste mariane la Dormizione, secondo la dizione dei libri liturgici bizantini, era quella più antica, radicata e diffusa tra le comunità cristiane, tanto che anche la proclamazione del dogma dell'Assunzione nel 1950 da parte di Pio XII, dopo un'informale consultazione con l'episcopato cattolico, non aveva in alcun modo ridotto l'importanza di questa festa.
La celebrazione del concilio Vaticano ii e il pontificato di Paolo VI aprivano una nuova stagione nel dialogo ecumenico, nella quale la figura di Maria è stata sottoposta a un'intensa rilettura, con il recupero del patrimonio di tradizioni comuni del i millennio, dalla patristica alla liturgia, alla cosiddetta letteratura apocrifa. La nuova stagione si è ulteriormente arricchita di studi, dialoghi, incontri locali e internazionali, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, anche per la sua costante attenzione al mondo orientale, con la ripetuta invocazione, secondo il dettato conciliare, a tener conto dei "due polmoni della Chiesa". Si sono così avuti dialoghi della Chiesa cattolica con le Chiese ortodosse, la Comunione anglicana e i luterani degli Stati Uniti. E, contemporaneamente, della Chiesa ortodossa con le Chiese orientali ortodosse e la Comunione Anglicana, mentre il Consiglio ecumenico delle Chiese ha tenuto una posizione defilata.
Di questa stagione, proprio per la sua valenza ecumenica a 360 gradi, è stato importante il lavoro del Gruppo di Dombes, che ha portato alla pubblicazione del documento Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1998) nel quale appare evidente quanto la figura di Maria possa essere fondamentale per il dialogo ecumenico, una volta recuperata la sua dimensione biblica, tenendo anche conto delle tradizioni su di essa, molte delle quali così profondamente diffuse tra i credenti.
Nei primi cinque anni del pontificato di Benedetto XVI la riflessione ecumenica su Maria è proseguita, tanto che si sono venute moltiplicando le pubblicazioni, tra le quali si deve segnalare il volume Mariologia ecumenica del padre servita Giancarlo Bruni.
Egli ha organizzato il suo studio in cinque parti: gli approcci confessionali alla figura di Maria, i dialoghi ecumenici ufficiali internazionali e nazionali, gli incontri non-ufficiali - soprattutto il Gruppo di Dombes - il contributo dell'ecumenismo italiano, e le possibili prospettive ecumeniche della riflessione su Maria. Non sono mancati i convegni, come quello tenuto nell'ottobre 2009 a Roma, presso la Pontificia Università Teologica Marianum (Il dogma dell'Assunzione di Maria: problemi attuali e tentativi di ricomprensione), che è stato il XVIi Simposio internazionale mariologico. Mentre sul piano dei dialoghi ecumenici si è assistito a una certa stasi, che non è dipesa da un momentaneo disinteresse per il tema, quanto da una necessaria sosta dopo il tanto lavoro compiuto per comprendere le diverse posizioni teologiche e liturgiche e per giungere a identificare quanto già unisce i cristiani nella venerazione di Maria.
I dialoghi avevano coinvolto, a vario livello, soprattutto la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, ma sarebbe fuorviante immaginare che la riflessione sulla dimensione ecumenica di Maria fosse stata circoscritta al dialogo tra Roma e l'Oriente, dal momento che uno dei documenti più significativi è stata la dichiarazione di Seattle, Maria: grazia e speranza in Cristo, del 2 febbraio 2004, a opera della Commissione internazionale anglicana-cattolica. Pur non avendo alcun valore autoritativo questo testo rappresenta un significativo passaggio per definire un cammino ecumenico, che sappia liberarsi dai condizionamenti che per secoli hanno frenato i cristiani nella condivisione delle proprie peculiari tradizioni. Per questo cattolici e anglicani hanno scritto che la dichiarazione "riflette poderosamente i nostri sforzi di ricercare quanto serbiamo in comune e celebra importanti aspetti del nostro comune patrimonio. Le nostre due tradizioni condividono molte delle feste stesse legate a Maria. La nostra esperienza ci ha fatto capire che è nell'ambito del culto che realizziamo la più profonda convergenza, allorché rendiamo grazie a Dio per la madre del Signore, che è una cosa sola con noi in quella sterminata comunità di amore e di preghiera che chiamiamo comunione dei santi". Ampio spazio è stato dato alla Maria biblica, con l'intenzione di cogliere non solo le ricchezze della Scrittura sulla figura di Maria ma anche le diverse correnti esegetiche, che hanno determinato, soprattutto a partire dal XVI secolo, una profonda contrapposizione in Occidente.

(©L'Osservatore Romano - 14 agosto 2010)

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