venerdì 27 agosto 2010

Santa Sede. Messaggio per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani insieme contro le violenze interreligiose


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Santa Sede. Messaggio per la fine del Ramadan: cristiani e musulmani insieme contro le violenze interreligiose

La festa che conclude il Ramadan costituisce un’occasione propizia per rivolgere ai fedeli musulmani “cordiali auguri di pace e di gioia”. E’ quanto si legge nel messaggio per la fine del Ramadan del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Nel testo, firmato dal presidente del dicastero, cardinale Jean-Louis Tauran, e dal segretario del medesimo Pontificio Consiglio, arcivescovo Pier Luigi Celata, si sottolinea che “gli incontri amichevoli” di questi giorni tra fedeli islamici e credenti di altre religioni, specialmente cristiani, offrono l’occasione per rafforzare il dialogo e la cooperazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il tema scelto quest’anno dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, “Cristiani e Musulmani: insieme per vincere la violenza tra fedeli di religioni diverse”, invita a riflettere sulle cause che portano in varie parti del mondo ad una drammatica strumentalizzazione della religione. Alcune di queste cause sono “la manipolazione della religione a fini politici o di altro tipo, la discriminazione sulla base dell’etnia o dell’identità religiosa, le divisioni e le tensioni sociali”. Ma anche l’ignoranza, la povertà, il sottosviluppo, l’ingiustizia “sono fonti dirette o indirette di violenza non solo tra comunità religiose, ma anche al loro interno”. “Possano le autorità civili e religiose – si legge nel messaggio - offrire il proprio contributo per porre rimedio a simili situazioni in vista del bene comune di tutta la società”.

Per rimuovere queste cause e arginare la violenza tra fedeli di religioni diverse si devono “aprire i cuori al perdono reciproco e alla riconciliazione per una convivenza pacifica e fruttuosa”. Si deve anche riconoscere e rispettare “la dignità e i diritti di ogni essere umano, senza nessuna distinzione basata sull’appartenenza etnica o religiosa”. Particolare rilevanza – si sottolinea poi nel messaggio – si deve dare “alla formazione al rispetto, al dialogo e alla fratellanza nei vari spazi educativi: a casa, a scuola, nelle chiese e nelle moschee”. “L’insegnamento dei capi religiosi, ma anche i testi scolastici che siano attenti a presentare le religioni in maniera oggettiva, rivestono, come l’insegnamento nel suo insieme, un’importanza decisiva nell’educazione e nella formazione dei giovani”. In tal modo – si legge infine nel messaggio - sarà possibile promuovere la pace e l’armonia tra le varie comunità religiose.

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4 commenti:

Abelardo ha detto...

Sia chiaro che il loro dio non è il nostro Dio Padre,Figlio e Spirito Santo.
Allat altro non è che una divinità venerata nell'impero romano dagli arabi della Petrea!La pietra nera della Mecca altro non è che quella venerata da Elagabalo in Emesa!

Anonimo ha detto...

Il Papa desidera tanto la fine di ogni violenza da parte dei fondamentalisti islamici, per questo cerca di tutelare le minoranze cattoliche che vivono in Paesi musulmani attraversoi suoi numerosi messaggi.Purtroppo, e il Papa lo sa bene, per un musulmano uccidere un cristiano significa rendere un atto di culto ad Allah. L'Islam "ortodosso" non è affatto ragionevole, per cui anche un semplice - seppur importante - invito alla pace e alla riconciliazione diventa illogico e irrazionale per un musulmano, per la cui fede la violenza è il lasciapassare per il paradiso.

r ha detto...

il Dio dei musulmani è lo stesso che chiese ad abramo di sacrificare il figlio!

r ha detto...

ecco due commenti che vanno contro il desiderio del papa di fratellanza con l'islam.