sabato 4 settembre 2010

La pace in Terrasanta passa da Castel Gandolfo (Galeazzi)


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Il Papa riceve Peres: 'Serve un’intesa rispettosa di tutti'

La pace in Terrasanta passa da Castel Gandolfo e, ancora una volta, Gerusalemme si conferma un nodo particolarmente complicato. Ricevendo il presidente israeliano Shimon Peres, Benedetto XVI bacchetta l’Europa che «si chiama fuori», ribadisce la condanna per ogni forma di violenza e auspica che «i colloqui tra Israele e Palestina aiutino il raggiungimento di un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due popoli».
Nel giorno della ripresa dei negoziati a Washington, l’immagine simbolo è quella del Papa tedesco e del Nobel per la pace israeliano: insieme due uomini anziani e testimoni diretti, ognuno per la sua parte, di guerre e violenze. Decisi a fare di tutto perché il Medio Oriente torni ad essere un posto dove si possa coabitare in pace e con dignità, garantendo «a tutte le popolazioni dell’area migliori condizioni di vita». Sullo sfondo, la gestione dei luoghi santi a Gerusalemme. «La Città Vecchia è affidata alle tre comunità religiose in forma indipendente, con vari problemi che investono sia i rapporti interreligiosi sia quelli con l’amministrazione civile, cioè la municipalità di Gerusalemme - osserva padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terrasanta -. Prima c’era molta più autonomia, ora c’è un clima di sospetti reciproci e questo ha reso assai più difficili le relazioni. Manca un quadro giuridico chiaro». Mentre è in discussione il riconoscimento di un regime fiscale compatibile con il servizio sociale svolto dagli organismi della Chiesa a favore della popolazione palestinese, Israele dovrebbe allentare la pressione che esercita attraverso gli enti locali (ad esempio con l’invio di bollette salatissime e minacce di distacchi). E i lavori della bilaterale Vaticano-Israele dovrebbero essere più spediti perché a circa vent’anni dall’avvio del confronto ancora non si è giunti alla sua conclusione, raccomanda il Pontefice a Peres con il quale il feeling è ottimo.
Un appello lanciato prima con linguaggio diplomatico dal segretario di Stato Bertone e poi ribadito da Joseph Ratzinger che ha sottolineato «il significato del tutto particolare della presenza delle comunità cattoliche in Terra Santa e il contributo che esse offrono al bene comune della società anche attraverso le scuole cattoliche». Senza trascurare i nodi aperti, dalla situazione dei cristiani in Medio Oriente allo stallo dell’accordo economico con Israele. Al termine dei 40 minuti di «faccia a faccia» Peres ha chiesto al Papa («il pastore che cerca di condurci ai campi delle benedizioni e della pace») un nuovo intervento per la liberazione del soldato Shalit.

© Copyright La Stampa, 3 settembre 2010

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