venerdì 3 settembre 2010
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“Il Papa ha ragione: il lavoro non è tutto”
“Il Papa non è cieco. Vede benissimo quanti problemi hanno i giovani a trovare un posto di lavoro”.
Ma allora perché, nel bel mezzo di una crisi occupazionale che solo in Italia lascia senza lavoro un ragazzo su quattro, Benedetto XVI invita i giovani ad anteporre a quella del posto fisso la ricerca dei valori del Vangelo?
“Perché se si vuole rapportare per forza alla situazione attuale un messaggio che il Papa invia a tutti i giovani del mondo dai 13 ai 35 anni si commette un errore – risponde Marco Iasevoli, vicepresidente nazionale del settore Giovani dell’Azione Cattolica – anche se non significa che le parole del Pontefice siano disancorate dalla realtà”.
“La domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante - si legge nel documento redatto dal Papa in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, in programma dal 16 al 21 agosto del 2011 - ma i veri “punti fermi” per i giovani risiedono nella fede e “nell’insieme dei valori che sono alla base della società” e che “provengono dal Vangelo”.
Marco Iasevoli ha 28 anni, 18 dei quali passati nell’Azione Cattolica. E’ nato a Pomigliano d’Arco, in Campania e nonostante la sua “carriera” da acierrino lo abbia portato quasi ai vertici dell’ associazione, le difficoltà a trovare un posto di lavoro “vero” le conosce molto bene anche lui.
Cosa l’ha colpita di più del messaggio del Papa?
Il dato più originale è il riferimento alla sua stessa esperienza , quando scrive che da ragazzo la sua ricerca personale non fu indirizzata verso la conquista di una stabilità materiale ma a un progetto grande di vita che superasse la normalità borghese. Con questo messaggio Benedetto XVI vuole invitare i giovani a nutrire sogni e progetti più grandi per la propria vita.
Sogni più grandi di quello del posto di lavoro fisso?
Quando il Papa invia messaggi come questo non sta parlando solo ad alcuni, ma a tutti i giovani, potremmo dire ai giovani di ogni tempo. Ragazzi dai 13 ai 35 anni di ogni parte del mondo con problemi diversi. Per questo è necessario prescindere da una situazione contingente come quella che stiamo vivendo oggi.
Ma se il Papa prescinde dai problemi attuali che hanno, perché i giovani dovrebbero starlo a sentire?
Non è vero che non li tenga presente, anzi.
Nelle sue parole c’è un forte ancoraggio alla situazione attuale. Il Papa non ha mancato, già in passato, di rivolgersi ai governanti per esortarli a occuparsi della disoccupazione giovanile che ha definito un delitto umano. In Italia, tra l’altro, anche i vescovi sono scesi in campo più volte. Ed è proprio a partire dal riconoscimento di una situazione grave che il Pontefice lancia un invito a coltivare ideali più alti, a voler raggiungere vette più alte.
Come?
Con il coraggio, la volontà, la determinazione e la speranza.
E in pratica?
Restando vicini, coltivando le relazioni umane, la spiritualità, gli ideali di giustizia, di legalità, impegnandosi nella politica, nel volontariato.
Quando incontrate i ragazzi nelle parrocchie di cosa vi parlano? Da cosa sono assillati?
Ovviamente oggi il problema maggiore è il lavoro, la precarietà, la flessibilità che non esiste, il mercato del lavoro schiavizzante, soprattutto al Sud. E’ indubbio che la situazione sia drammatica, che ci sono 30enni laureati, con master, che sono fidanzati e che in due non riescono a trovare mezzo lavoro e come unica fonte di sostegno hanno la loro famiglia. E’ una grande umiliazione.
E la spiritualità li aiuta?
Li aiuta, ci aiuta, a coltivare la speranza. Il rischio più grande è quello della disillusione.
Chi è disilluso si allontana anche dalla fede?
Chi è disilluso si allontana dalla fede, dalla famiglia, dagli amici, dalla politica, dal volontariato. Trai 25 e i 30 anni è sicuramente più difficile restare nella Chiesa.
Per questo il Papa ha invitato i giovani a coltivare ideali più alti?
Certamente i ritmi di vita che oggi ci impone questo modello di società e la ricerca spasmodica del posto di lavoro sono spesso incompatibili non solo con la frequentazione della Chiesa ma anche con una cura generale dei rapporti umani e degli ideali che il Papa chiede invece, con il suo messaggio, di continuare a coltivare.
http://blog.panorama.it/italia/2010/09/03/il-papa-ha-ragione-il-lavoro-non-e-tutto/
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