venerdì 3 settembre 2010

Il Papa ai giovani della Gmg 2011: in una società che crea “paradisi” senza Dio mettete in Lui le vostre speranze (Radio Vaticana)


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Il Papa ai giovani della Gmg 2011: in una società che crea “paradisi” senza Dio mettete in Lui le vostre speranze

“Siate testimoni della speranza cristiana” nell’era della globalizzazione, che preferisce ignorare o accantonare Dio e creare dei “paradisi” alternativi. E’ una delle molte esortazioni che costellano il Messaggio di Benedetto XVI ai giovani che parteciperanno alla prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma a Madrid nel 2011. Il Papa invita i giovani a maturare una fede solida, fondata in Cristo, che è garanzia di serenità. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Radicati nella fiducia in Gesù in un mondo che si fida solo di se stesso. Fondati sulla roccia della Parola di Dio, in un’epoca che ha paura di credere in qualche verità. Saldi nella fede che da duemila anni trasforma il mondo con il suo messaggio di amore e di speranza. Benedetto XVI scinde nei singoli termini lo slogan della prossima Gmg e ne distilla la sapienza, spiegando ai giovani cosa significhi, nel profondo, avvicinarsi all’appuntamento di Madrid riflettendo sulla frase-pilota di San Paolo “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Analisi del mondo, tradizione della Chiesa, ricordi personali di gioventù: nel Messaggio del Papa aspetti diversi si intrecciano con fluidità, scrutando nel cuore dei giovani, pensando alle loro esigenze e proponendo le risposte del Vangelo. La vostra, scrive Benedetto XVI ai giovani, è la stagione in cui si cercano “stabilità e sicurezza” – come un lavoro sicuro e degli affetti. Ma l’essere giovane, osserva, porta spontaneamente con sé il desiderio di un “qualcosa di più della quotidianità regolare”, un “anelito “per ciò che è grande, per l’infinito”. E questo, afferma il Pontefice, è “l’impronta di Dio” in noi. Allora, prosegue, “è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo” come troppo spesso accade oggi:

“La cultura attuale in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo – come il senso della dignità della persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia – si constata una sorta di ‘eclissi di Dio’, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”.

La frase di San Paolo, scelta come tema della prossima Gmg, aiuta proprio a non smarrire l’identità cristiana. Anzitutto, indica Benedetto XVI, perché invita a “radicarsi”: come un albero “a stendere le radici” in Dio, a “riporre la propria fiducia” in Lui. In questo modo, un giovane che è sulla soglia delle grandi scelte, incontrando Cristo, può imprimere alla propria vita “un dinamismo nuovo”. Inoltre, la frase di San Paolo spinge a scavare in profondità e a fondare le proprie scelte sulla roccia di Cristo:

“Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica”.

Non solo. San Paolo invita i cristiani di Colossi, ai quali scrive, a stare “saldi nella fede”. Questo perché, ricorda il Pontefice, in quell’antica comunità si agitavano idee analoghe a quelle del “nostro contesto culturale”:

“Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un ‘paradiso’ senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un ‘inferno’ (…) Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore”.

Amore che per Cristo passò per l’offerta della Croce e per i cristiani di oggi nell’accoglienza di quel dono supremo, che non è – ribadisce Benedetto XVI – “la negazione della vita”, ma “l’espressione massima” dell’amore di Dio. Dunque, sintetizza il Papa, è necessario “avere un contatto sensibile con Gesù”, imparare a sentire la sua presenza, al di là – stigmatizza – di quelle “tante immagini di Gesù” che circolano oggi e che si “spacciano per scientifiche”. Tale contatto, soggiunge, si può sviluppare nella preghiera, nella vita dei Sacramenti, nel servizio ai poveri. Del resto, conclude il Papa – invitando i giovani a prepararsi “intensamente all’appuntamento di Madrid” – nella storia della Chiesa non mancano i grandi esempi di persone che dalla Croce di Cristo hanno attinto la forza per cambiare il mondo, i Santi e i martiri, i quali furono “artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio”.

Nell’Europa che “ha bisogno di ritrovare le sue radici cristiane” e in generale nel pianeta “nell’era della globalizzazione”, è l’invito finale di Benedetto XVI ai giovani:

“Siate testimoni della speranza cristiana (…) sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza (…) Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno, diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!”.

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