giovedì 21 ottobre 2010

Giorni di grazia. Voci dal Sinodo (Sir)

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SINODO MEDIO ORIENTE - Giorni di grazia

Voci dal Sinodo

Si chiuderà il prossimo 24 ottobre l’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi sul tema “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: Comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola’”. Per due settimane 185 padri sinodali hanno discusso e dibattuto temi quali la libertà religiosa, l’esodo dei cristiani dalla Regione, il conflitti in atto, la laicità, come anche la necessità del dialogo ecumenico ed interreligioso quale riflesso della comunione fra le stesse chiese orientali. Il 22 ottobre, verrà approvato il Messaggio finale dei padri sinodali, che raccoglie le varie indicazioni e proposte emerse durante i lavori, mentre per il post-Sinodo è attesa l’Esortazione di Benedetto XVI che terrà conto delle ‘propositiones’ uscite dalla discussione nei circoli minori.

Sforzi comuni. “Sono stati giorni intensi di grazia, di avvicinamento, di conoscenza reciproca e di discussione dei problemi che sono comuni a tutti – ha detto al Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni – Occorre uno sforzo comune per il reciproco rafforzamento spirituale e per il bene comune di tutte le Chiese orientali. Viviamo tutte nello stesso ambiente e raggiungere la comunione e la testimonianza diventa un’urgenza ineludibile. Per questo credo che il Sinodo cominci adesso”. Non sono mancate divergenze di vedute, spiega il presule caldeo, “anche perché gli stessi problemi vengono vissuti in modo più o meno intenso a seconda dei Paesi. Certamente l’emigrazione, le relazioni con l’Islam, i conflitti arabo-israeliano e in Iraq, il rispetto dei diritti umani, sono innegabili preoccupazioni che possono essere rimosse sono con la pace. Davanti a rapimenti, ad abusi, violenze, omicidi, disoccupazione, instabilità, i nostri fedeli con tanta amarezza lasciano il Paese, nella convinzione di trovare una vita migliore ma non sempre è così. Quelli che arrivano in Occidente restano delusi dallo stile di vita materialista e relativista, così lontano dalla loro cultura e mentalità, rischiando di perdere la loro fede”. Al sinodo “i padri hanno potuto parlare con franchezza e libertà di questi problemi che affliggono le loro comunità. Da qui verranno le proposte (propositiones) che saranno alla base del nostro lavoro futuro. Tutti i vescovi hanno insistito sulla necessità di mettere in pratica ciò che abbiamo discusso e mi riferisco al rafforzamento della famiglia, del fedele laico, della conoscenza delle Scritture, della cura pastorale delle giovani generazioni che sono il nostro futuro e degli anziani, custodi della nostra identità. Per non parlare dei diritti delle donne e dei bambini. Identità che non vogliamo vada sprecata anche per fare diga a quel complotto che vuole svuotare il Medio Oriente dai cristiani. Quando vediamo che da tutti i paesi del Medio Oriente i cristiani vanno via non si può non pensare ad un complotto così come alla scarsa volontà politica di conseguire la pace nella regione”. Il Messaggio, che verrà approvato il 22 ottobre, secondo mons. Warduni “dovrebbe contenere un appello al mondo per la pace in Medio Oriente ed un richiamo ai cristiani a non temere, ad essere saldi nella fede, fino al martirio e a non lasciare la propria terra ma restare per cooperare con i propri Paesi per la giustizia e il bene comune”. “Adesso che torneremo a casa diremo ai nostri fedeli quello che abbiamo preso l’impegno di fare il nostro meglio per migliorare la nostra situazione affinché i cristiani possano vivere con tranquillità per dare testimonianza ai fratelli musulmani, forti della parola ‘Io sarò con voi fino alla fine’. Per applicare quanto discusso e detto al Sinodo – conclude il vicario - mi auguro venga creato un comitato per il dialogo tra Chiese cattoliche ed interreligioso ed ecumenico. Lo scopo è avere contatti forti con i governi per rivendicare i diritti umani dei cristiani che non sono cittadini di Serie B, Non vogliamo altro il diritto di vivere in pace, di lavorare di costruire il nostro futuro”.

La grande sfida. Anche l’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean B. Sleiman parla al Sir di “importante esperienza di condivisione spirituale”. Tuttavia, rivela che “siamo un po’ frustrati perché non c’è stato molto tempo per mettere a fuoco alcuni problemi e questioni, ma il dopo Sinodo ce ne darà l’opportunità. Per questo spero che l’esortazione apostolica non tardi a venire, essa sarà il punto di riferimento per il futuro. Non è facile, infatti, lavorare quando si è così diversi. E’ una sfida grande ed è stata la prima volta che il problema della diversità delle Chiese sia stato affrontato così grandemente. Altro aspetto importante del Sinodo è che ha gettato viva luce sulle condizioni dei cristiani in Medio Oriente, è stata un’occasione unica anche per dire alla Comunità internazionale come viviamo”.

Costruire ponti. Al Sinodo è stato presente anche il Vicario patriarcale per le comunità cattoliche di espressione ebraica padre David Neuhaus: “siamo stati accolti in modo meraviglioso, abbiamo vissuto una piena comunione, un’esperienza toccante”. Padre Neuhaus ha parlato della testimonianza che i suoi fedeli offrono ad Israele e ricordato come il conflitto con i palestinesi “ci divide dagli arabi cristiani. Noi confidiamo molto nelle preghiere per la giustizia e la pace. La soluzione ‘Due Stati, due popoli’ è quella universalmente accettata ed è la posizione della Chiesa. Non abbiamo soluzioni da offrire ma il dovere di pregare per i due popoli perché Dio apra il cuore anche ai leader politici. Portiamo con noi il dovere di pregare per tutti coloro che abbiamo incontrato in questo sinodo, con l’impegno di fare di più per cercare di costruire ponti in Medio Oriente”.

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