martedì 22 dicembre 2009
Il monito del Papa: "Vescovi e sacerdoti non cedano alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica" (Vecchi)
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di Gian Guido Vecchi
CITTÀ DEL VATICANO
I vescovi non devono «cedere alla tentazione di prendere personalmente in mano la politica e da pastori trasformarsi in guide politiche».
Benedetto XVI parla alla Curia romana, un discorso tradizionalmente importante prima di Natale. E ritoma su uno dei temi che gli sono pi cari, a cominciare da ci che scriveva nella sua prima enciclica, Deus Caritas est: «La Chiesa non pu e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società pi giusta possibile. Non pu e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non pu e non deve neanche restare al margini nella lotta per la giustizia».
Così ora, ripercorrendo le tappe fondamentali di quest'anno e in particolare il viaggio in Africa e il sinodo dedicato al Continente, il pontefice spiega che il pericolo, qui come altrove, fosse proprio quello di «prendere personalmente in mano la politica». Come scriveva nell'enciclica Caritas in Ventate, la Chiesa «non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende di interferire nella politica degli Stati».
Così, spiega alla Curia romana, «la questione molto concreta davanti alla quale i pastori si trovano continuamente è, appunto, questa: come possiamo essere realisti e pratici, senza arrogarci una competenza politica che non ci spetta? Potremmo anche di- re: si trattava del problema di una lalcità positiva, praticata ed interpretata in modo giusto». E questo, ha ricordato il Papa, «un tema fondamentale» dell'ultima enciclica. Di qui l'elogio ai Padri sinodali, per aver saputo «trovare la strada piuttosto stretta tra una semplice teoria teologica ed un'immediata azione politica», e cioè «la strada del pastore ». La stessa riconciliazione, un tema al ceniro del Sinodo, «è un concetto pre-politico e una realtà pre-politica, che proprio per questo è della massima importanza per il compito della stessa politica». Tra le altre ccse, evocando l'immagine biblica del cortile riservato al «gentili» nel Tempio di Gerusalemme, il Papa ha rilanciato il dialogo con i non credenti: «Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di cortile dei gentili dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciu to».
© Copyright Corriere della sera, 22 dicembre 2009 consultabile anche qui.
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