sabato 2 gennaio 2010

Un inno per dire "grazie". Il "Te Deum" con il Papa nella basilica di san Pietro (Marco Doldi)


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BENEDETTO XVI - Un inno per dire "grazie"

Il "Te Deum" nella basilica di san Pietro

Marco Doldi

Un anno si è concluso e un altro se ne è aperto. Come considerare questa successione? Ci sono tanti modi, che variano dal pessimismo più forte all'ottimismo più ingenuo. Questo accade quando le vicende umane non sono inserite nel contesto giusto, che è quello offerto da Dio.
"Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna… perché ricevessimo l'adozione a figli" sono le parole dell'apostolo Paolo (Gal 4,4 - 5), commentate da Benedetto XVI in San Pietro la sera dell'ultimo dell'anno. "Con l'Incarnazione del Figlio di Dio – ha detto il Papa – l'eternità è entrata nel tempo, e la storia dell'uomo si è aperta al compimento nell'assoluto di Dio". Ecco la storia degli uomini - grandi e piccole vicende - ha trovato il suo compimento, cioè il suo senso. Il tempo degli uomini è stato raggiunto e toccato da Cristo, Figlio di Dio e di Maria, e ha trovato nuovi significati: è divenuto tempo di grazia e di salvezza.
Questa è la prospettiva entro cui considerare gli anni che passano: quello che finisce e quello che inizia; qui dobbiamo porre le più diverse vicende della nostra vita siano importanti o piccole, semplici o misteriose, gioiose o tristi.
Nello stesso tempo, il Natale, da poco celebrato, vuole anche farci riflettere sul mistero della vicinanza di Dio all'intera umanità: "Dio – ha continuato il Santo Padre – si fa uomo e all'uomo viene data l'inaudita possibilità di diventare figlio di Dio". Si può restare indifferenti? No, perché la vicinanza di Dio riempie di gioia e conduce a dire con il cuore, con la vita e anche con il canto il nostro grazie a Dio per il dono del Figlio, fonte e compimento di tutti gli altri doni, con i quali l'amore divino colma l'esistenza di ciascuno. Così, in tutte le chiese del mondo la sera dell'ultimo dell'anno si canta il "Te Deum", il solenne inno di ringraziamento.
Quest'anno, poi, la riflessione sul mistero dell'Incarnazione apre orizzonti nuovi per la vita del mondo. L'eternità che entra nel tempo, Dio che diventa uomo insegnano ad apprezzare e rispettare l'ambiente dove l'uomo vive. La Creazione è data all'uomo come una casa. Ancora di più, essa è l'inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio. In occasione della Giornata Mondiale della Pace 2010, Benedetto XVI ha voluto indirizzare un messaggio sulla necessità di custodire il Creato per far comprendere la necessità di vivere in armonia con la natura, uscita dalle mani di Dio.
Il Figlio di Dio, che diventa uomo, inaugura un nuovo ordine, sancito con l'offerta di sé sulla Croce. Il cosmo non può essere considerato né come materiale da sfruttare, né come un mucchio di rifiuti sparsi per caso. Il cosmo e le sue meraviglie devono, ormai, essere considerate alla luce dell’opera creatrice del Padre e redentrice di Cristo, che, con la sua morte e risurrezione, ha riconciliato con Dio "sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli" (Col 1,20). Il Cristo, crocifisso e risorto, ha fatto dono all’umanità del suo Spirito santificatore, che guida il cammino della storia, in attesa del giorno in cui, con il ritorno glorioso del Signore, verranno inaugurati "nuovi cieli e una terra nuova" (2Pt 3,13), in cui abiteranno per sempre la giustizia e la pace.
La Chiesa sente di avere una forte responsabilità nei confronti del creato e difende la terra, l'acqua, l'aria e il paesaggio in quanto doni di Dio Creatore. Nel prendersi cura del creato, l'uomo scopre che Dio, tramite il creato si prende cura di lui: lo rinnova, lo rigenera, lo rinvigorisce. Uomo e creato, seppure qualitativamente diversi tra loro, fanno parte dello stesso libro. Il libro della natura è unico ed insegna la corretta ecologia umana e ambientale. Dio, che assume la natura umana, la nobilita e l'eternizza. Per questo, la persona è più grande della natura e non è, in verità, assimilabile ad essa.
La biologia dell'uomo è qualcosa di diverso dalla biologia delle altre creature, a motivo del fatto che essa è toccata dall'iniziativa di Dio di creare l'uomo a sua immagine e di renderlo suo figlio. "Se il Magistero della Chiesa esprime perplessità dinanzi ad una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo, lo fa – scrive il Papa – perché tale concezione elimina la differenza ontologica e assiologica tra la persona umana e gli altri esseri viventi". In tal modo, si viene, di fatto, ad eliminare l’identità e il ruolo superiore dell’uomo, favorendo una visione egualitaristica della dignità di tutti gli esseri viventi. Il mistero del Natale illumina la relazione dell'uomo con l'ambiente, perché mostra la grandezza dell'uomo, chiamato a divenire Dio; questo, certo, non è una minaccia per l'ambiente, ma è la condizione ottimale per la sua custodia e la sua promozione.

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