venerdì 1 gennaio 2010
Il Papa: Natale, la festa della fede è festa dell’uomo e del creato (AsiaNews)
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VATICANO
Papa: Natale, la festa della fede è festa dell’uomo e del creato
Nella Giornata mondiale della Pace, Benedetto XVI ripropone il tema del suo Messaggio sulla “ecologia umana”: occorre riscoprire il volto di Dio per guardare le creature – uomini e natura – come “riflessi del volto del Creatore” ed averne cura e amore. Nel mondo l’icona della “Madre di Dio della tenerezza” viene sfigurata dalle “dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati. Volti scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione”. L’educazione e il rifiuto del nichilismo è la strada di una vera ecologia.
Città del Vaticano (AsiaNews)
Il Natale, “la festa della fede diventa festa dell’uomo e del creato: quella festa che a Natale si esprime anche mediante gli addobbi sugli alberi, per le strade, nelle case.
Tutto rifiorisce perché Dio è apparso in mezzo a noi”.
Benedetto XVI sottolinea così il legame fra il Natale, la festa di oggi, Maria Madre di Dio, e la Giornata mondiale della Pace, giunta alla 43ma edizione, e che quest’anno ha come tema proprio la “custodia del creato”. “La Vergine Madre – continua il pontefice - mostra il Bambino Gesù ai pastori di Betlemme, che gioiscono e lodano il Signore (cfr Lc 2,20); la Chiesa rinnova il mistero per gli uomini di ogni generazione, mostra loro il volto di Dio, perché, con la sua benedizione, possano camminare sulla via della pace”.
E proprio il “mostrare il volto di Dio” come radice della pace è stato il tema dell’omelia tenuta dal papa durante la messa concelebrata insieme a diversi cardinali e alla presenza di molti ambasciatori presso la Santa Sede.
Citando alcuni passi biblici, egli dice: “Tutto il racconto biblico si può leggere come progressivo svelamento del volto di Dio, fino a giungere alla sua piena manifestazione in Gesù Cristo”.
“Il volto di Dio ha preso un volto umano, lasciandosi vedere e riconoscere nel figlio della Vergine Maria, che per questo veneriamo con il titolo altissimo di ‘Madre di Dio’. Ella, che ha custodito nel suo cuore il segreto della divina maternità, è stata la prima a vedere il volto di Dio fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”.
Il papa prende spunto poi dalle icone della “tenerezza” tipiche della tradizione bizantina, in cui “Gesù bambino [è] con il viso appoggiato – guancia a guancia – a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e questa guarda noi”. “Quella stessa icona – continua il pontefice - ci mostra anche, in Maria, il volto della Chiesa, che riflette su di noi e sul mondo intero la luce di Cristo, la Chiesa mediante la quale giunge ad ogni uomo la buona notizia: ‘Non sei più schiavo, ma figlio’ (Gal 4,7) – come leggiamo ancora in san Paolo”.
“Meditare sul mistero del volto di Dio e dell’uomo è una via privilegiata che conduce alla pace. Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. Ma chi, se non Dio, può garantire, per così dire, la ‘profondità’ del volto dell’uomo? In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano”.
“Chi ha il cuore vuoto – continua Benedetto XVI - non percepisce che immagini piatte, prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e specialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da accogliere come epifania di Dio. A maggior ragione, dunque, per riconoscerci e rispettarci quali realmente siamo, cioè fratelli, abbiamo bisogno di riferirci al volto di un Padre comune, che tutti ci ama, malgrado i nostri limiti e i nostri errori”.
Il papa cita un’esperienza molto comune in tante parti del mondo: bambini di diverse nazionalità e razza che si trovano insieme a scuola. “Più sono piccoli questi bambini – egli spiega - e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano spontaneamente, giocano insieme… I volti dei bambini sono come un riflesso della visione di Dio sul mondo”.
Purtroppo, continua Benedetto XVI, nel mondo avvengono fatti che avvelenano il cuore dei bambini e spengono il loro sorriso. La stessa immagine della Madre di Dio della tenerezza, “trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati. Volti scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione. I volti dei piccoli innocenti sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità: di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”.
Costruire la pace e custodire il creato è possibile solo se si riparte da una “ecologia umana”, che si riferisce al volto di Dio e al volto dell’uomo. Riprendendo alcuni temi del suo Messaggio, Benedetto XVI afferma: “L’uomo è capace di rispettare le creature nella misura in cui porta nel proprio spirito un senso pieno della vita, altrimenti sarà portato a disprezzare se stesso e ciò che lo circonda, a non avere rispetto dell’ambiente in cui vive, del creato. Chi sa riconoscere nel cosmo i riflessi del volto invisibile del Creatore, è portato ad avere maggiore amore per le creature, maggiore sensibilità per il loro valore simbolico”.
“Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze”.
“Rinnovo, pertanto, il mio appello – conclude il pontefice - ad investire sull’educazione, proponendosi come obiettivo, oltre alla necessaria trasmissione di nozioni tecnico-scientifiche, una più ampia e approfondita ‘responsabilità ecologica’, basata sul rispetto dell’uomo e dei suoi diritti e doveri fondamentali. Solo così l’impegno per l’ambiente può diventare veramente educazione alla pace e costruzione della pace”.
Per testo e commento al Messaggio per la Giornata della Pace 2010, v. il dossier: Messaggio Pace 2010: I consigli del Papa a Copenhagen
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