martedì 16 febbraio 2010

Bioetica, il Papa mette in guardia dal «facile pietismo di fronte a situazioni limite» (Bruno Bartoloni)


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Bruno Bartoloni

Le leggi dello Stato devono richiamarsi alla legge naturale iscritta dal Creatore nel cuore dell' uomo «I diritti della persona sono inalienabili» Quando si invoca il rispetto per la dignità della persona è fondamentale che esso sia pieno e totale Il richiamo al nazismo «La storia ha mostrato la pericolosità di uno Stato che legifera pretendendo di essere fonte di etica»

CITTA' DEL VATICANO

Senza mai usare parole come eutanasia, aborto o contraccezione Benedetto XVI ha messo severamente in dubbio ieri il diritto dello Stato a legiferare su questi e altri temi legati alla vita senza tener conto di principi universali e ha messo in guardia dal «facile pietismo dinnanzi a situazioni limite». Il pontefice ha poi ammonito gli scienziati che «quando si tratta di ambiti relativi all' essere umano non possono mai pensare di avere tra le mani solo della materia inanimata e manipolabile».
Benedetto XVI si rivolgeva ai partecipanti all' assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita portati in Vaticano dal loro presidente, l' arcivescovo Rino Fisichella.
«La storia ha mostrato quanto possa essere pericoloso e deleterio uno Stato che proceda a legiferare su questioni che toccano la persona e la società, pretendendo di essere esso stesso fonte e principi dell' etica» ha ammonito il pontefice con una pesante allusione al nazismo e ai regimi totalitari al di fuori di ogni controllo morale.
«Senza principi universali che consentono di verificare un denominatore comune per l' intera umanità - ha messo in guardia - il rischio di una deriva relativistica a livello legislativo non è affatto da sottovalutare». Lo Stato deve dunque fare riferimento alla legge morale naturale, la quale «forte del proprio carattere universale permette di scongiurare tale pericolo e soprattutto offre al legislatore la garanzia per un autentico rispetto sia della persona, sia dell' intero ordine naturale». Benedetto XVI ha rivendicato al cristianesimo la difesa costante della dignità della persona come «un principio fondamentale, soprattutto quando viene disatteso nei confronti dei soggetti più semplici e indifesi». E ancora: «Le questioni di bioetica mettono spesso in primo piano il richiamo alla dignità della persona» ha ricordato. Ma «anche la bioetica, come ogni disciplina, necessita di un richiamo capace di garantire una coerente lettura delle questioni etiche che, inevitabilmente, emergono dinnanzi a possibili conflitti interpretativi». Per questo, secondo il pontefice, le leggi dello Stato devono richiamarsi alla legge naturale «iscritta da Dio creatore nel cuore dell' uomo». Legge «che ogni ordinamento giuridico è chiamato a riconoscere come inviolabile». Insomma, «senza il principio fondativo della dignità umana sarebbe arduo trovare una fonte per i diritti della persona e impossibile giungere a un giudizio etico nei confronti delle conquiste della scienza che intervengono direttamente nella vita umana». Il Papa ha ripetuto che «non esiste una comprensione della dignità umana legata soltanto a elementi esterni, quali il progresso della scienza, la gradualità nella formazione della vita umana o il facile pietismo dinnanzi a situazioni limite». «Quando s' invoca il rispetto per la dignità della persona - ha concluso - è fondamentale che esso sia pieno e totale».

© Copyright Corriere della sera, 14 febbraio 2010

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