domenica 21 marzo 2010
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«I preti pedofili rispondano a Dio e ai tribunali»
di Andrea Tornielli
Ratzinger ha voluto denunciare anche la tendenza «ad evitare approcci penali»
Roma
«Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati».
Comincia così la lettera che Benedetto XVI scrive ai cattolici irlandesi provati dagli scandali della pedofilia del clero. Un’iniziativa inedita, con la quale il vescovo di Roma rilegge con umiltà quanto accaduto, esprime vicinanza alle vittime, chiede ai preti responsabili degli abusi di assumersi le loro responsabilità «davanti a Dio» e «davanti ai tribunali», non risparmia critiche severe ai vescovi che hanno sottovalutato o coperto i colpevoli. Ma indica anche una via d’uscita, un cammino di riparazione e rinnovamento.
Ratzinger ricorda il passato glorioso della Chiesa d’Irlanda e il contributo che i missionari irlandesi portarono alla civilizzazione dell’Europa. Concorda con quanti hanno rilevato che «il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa» ma invita ad affrontarlo «con coraggio e determinazione», senza farsi illusioni che tutto si possa risolvere in fretta. Innanzitutto, spiega, «la Chiesa in Irlanda deve riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi» e assicurare «la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro».
Quindi il Papa passa ad analizzare il contesto nel quale il fenomeno si è verificato: la secolarizzazione della società, il venir meno di «pratiche sacramentali e devozionali», come a esempio la confessione e la preghiera quotidiana; la tendenza anche da parte di preti e religiosi «di adottare modi di pensiero e di giudizio secolari», senza sufficiente riferimento al Vangelo, come pure un fraintendimento del «programma di rinnovamento» conciliare.
Ancora, Benedetto XVI denuncia la tendenza «ad evitare approcci penali» di fronte a «situazioni canoniche irregolari». In questo contesto, dunque, s’inseriscono gli abusi, che hanno contribuito «in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa».
Tra i fattori che hanno contribuito al problema ci sono l’inadeguatezza della formazione dei preti e anche «una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali», preoccupazione che non ha fatto applicare a dovere le pene previste dal Codice di diritto canonico.
Benedetto XVI ricorda di aver più volte incontrato in questi cinque anni le vittime degli abusi e di aver pregato con loro: il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha citato gli incontri di Washington e Sidney, e un terzo, avvenuto a Roma nell’aprile del 2009, con alcune vittime di abusi canadesi.
«Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto», si legge nel testo italiano della lettera, anche se l’originale inglese, «I’m truly sorry», è più forte, e indica dolore.
«So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata». «Avete sperimentato – aggiunge – che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava». E «quelli di voi» che hanno subito abusi nei convitti devono aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze».
Il Papa scrive di comprendere che dopo tutto questo, le vittime trovino difficile perdonare e persino mettere piede in una chiesa, ma invita alla speranza e a cercare risanamento e riconciliazione in Cristo.
Parole durissime sono invece riservate ai preti colpevoli degli abusi, che hanno recato un grave danno alle vittime e disonorato il sacerdozio: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti». Il Papa li esorta ad assumersi la responsabilità di quanto commesso riconoscendo le loro colpe: «Sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio».
Infine, Benedetto XVI critica i vescovi e le loro «mancanze di governo» che hanno minato la loro «credibilità»: «Non si può negare che avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse». Il Papa li invita «a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico» e a continuare «a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza». Chiede «un’azione decisa» attuata «con piena onestà e trasparenza» e suggerisce ai vescovi di stare vicini e di ascoltare i loro preti.
La lettera si conclude con alcune indicazioni concrete. Ratzinger chiede a tutti di offrire le penitenze del venerdì, per un anno, in riparazione dei peccati di abuso, raccomanda di riscoprire la confessione e l’adorazione eucaristica. Annuncia che invierà una visita apostolica di alcune diocesi, congregazioni religiose e seminari; propone una missione nazionale per i vescovi, i sacerdoti e i religiosi in Irlanda.
© Copyright Il Giornale, 21 marzo 2010 consultabile online anche qui.
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