venerdì 16 aprile 2010
Andrea Tornielli parla a Liberal della realtà dei fatti dietro la campagna mediatica di questi giorni (Faccioli Pintozzi)
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Il Papa ci ha già stupito con la sua indubbia dirittura morale, il coraggio di una battaglia condotta in solitudine senza alcun tentennamento, la parola offerta a tutti in modo sereno e comprensibile (Di Giacomo). Straordinario!
Su segnalazione di Eufemia leggiamo questa piu' che condivisibile analisi di Andrea Tornielli:
«Frasi frutto della pressione»
L’opinione del vaticanista Andrea Tornielli sullo scontro mediatico in corso
Vincenzo Faccioli Pintozzi
ROMA.
Vaticanista di grande prestigio, Andrea Tornielli conosce molto bene la realtà dei sacri palazzi. Nei suoi articoli sul Giornale e sul suo blog - Sacri Palazzi, appunto - si sforza di raccontare la Chiesa con obiettività e fede. A liberal spiega quale sia la realtà dei fatti dietro la campagna mediatica in corso in questi giorni e quale sia stato il ruolo dell’allora cardinale Ratzinger nel modificare in senso più duro le norme contro gli abusi sui minori. E sulla Francia ricorda...
Come si può spiegare questo aumento di toni, negli ultimi giorni, e le uscite poco felici di alcuni membri della gerarchia cattolica sullo scandalo pedofilia e l’attacco al Papa?
Credo che ci sia certamente un problema di comunicazione, dovuto credo a un certo disorientamento che nasce dalla pressione mediatici. Un disorientamento che a volte porta a delle uscite infelici, come dimostrano le notizie vaticane degli ultimi dieci giorni: a partire dal passaggio dell’omelia di padre Cantalamessa, passando per l’intervista all’Osservatore Romano del cardinale Sodano per finire con l’esemplificazione delle parole pronunciate ieri in Cile dal Segretario di Stato vaticano. Parole che il cardinale Bertone ha pronunciato riferendosi ai sacerdoti, un attimo prima aveva parlato del celibato, ma che ha provocato questa bufera perché è stata riportata in quel modo, senza spiegazioni.
È chiaro che l’effetto mediatico poi è quello che è. Molto meglio sarebbe se queste cose non venissero proprio dette, e soprattutto non venissero dette così.
Ricordo anche che c’è stato un editoriale del direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, pubblicato il giorno in cui uscì il caso Murphy, molto netto contro il modo in cui i media presentano questi casi. Dando però l’idea che nelle ultime settimane si sia alzato il livello dello scontro. Io non credo che questo stia avvenendo, però mi sembra che purtroppo l’esito di queste uscite sia questo.
La Sala Stampa vaticana ha cambiato direttore negli ultimi anni: ci sono responsabilità da parte loro per questo stato di cose?
Io credo che il direttore, padre Federico Lombardi, si stia difendendo bene. Con i suoi editoriali del venerdì su Radio Vaticana, molto sensati e in totale sintonia anche con lo stile di Benedetto XVI, fa un ottimo lavoro.
Io sono d’accordo con la linea adottata dalla Sala Stampa, che pubblica comunicati tempestivi per spiegare e puntualizzare quanto avviene.
Gli avvocati che vogliono portare il Papa in tribunale fanno il loro mestiere. Non fanno invece lo stesso coloro che prendono i documenti destinati ai tribunali e li pubblicano in pagina, senza spiegare e contestualizzare
quanto c’è scritto sopra.
La realtà che viene presentata è spesso deformata.
L’attacco del governo francese in risposta alle frasi del cardinale Bertone è stato tempestivo e inconsueto. Siamo davanti a uno scontro fra Stati?
Bisogna ricordare, secondo me, una cosa che non mi sembra secondaria. Il Segretario generale del ministero degli Esteri francese è quel Jean-Loup Kuhn-Delforge, noto attivista del movimento gay, che venne rifiutato dal Vaticano nel 2008 quando venne proposto dal governo francese come ambasciatore di Parigi presso la Santa Sede. Ora in predicato di partire per Washington, quel diplomatico non venne gradito in Vaticano per la sua militanza: io non vorrei che, dietro alle frasi del ministro Kouchner, ci siano anche delle ruggini pregresse. Tanto che c’è stato anche un ritardo del gradimento francese al nuovo Nunzio in Francia. Probabilmente le proteste ci sarebbero state comunque, ma la tempestività e quel pizzico di astio in più forse derivano da questo.
Lo scandalo della pedofilia ha provocato dolore e rabbia nei confronti della Chiesa. In Europa i fedeli arrivano quasi a vergognarsi nel proclamare la propria fede cattolica…
Bisogna distinguere due piani, e il primo è quello della realtà dei fatti. Nonostante ci fossero delle norme canoniche che spiegavano come trattare questi casi, per decenni si è verificata una sottovalutazione del fenomeno che ha investito i vescovi e i sacerdoti delle varie diocesi. Ci sono stati casi di carenze totali della capacità di governo da parte di alcuni presuli, che non hanno tutelato le vittime.
E, per decenni, le hanno considerate come dei nemici. Ma tutto questo è cambiato da almeno dieci anni, e l’allora cardinale Ratzinger è stato il protagonista di questo cambiamento. C’è poi una realtà mediatica, interessata, che presenta le cose a modo suo: dietro ci sono ambienti di diversa estrazione, che comprendono anche ambienti vaticani che non hanno perdonato molte cose al Papa.
Viene indotta un’idea nell’opinione pubblica che non sempre corrisponde ai fatti. Io mi chiedo se sia giusta la strategia di alzare la posta e i toni, o se non serva un cambio di passo totale che si concentri invece sul fare emergere l’esperienza umana positiva che la Chiesa offre.
Ma questo è un serio dilemma.
© Copyright Liberal, 15 aprile 2010
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