sabato 17 aprile 2010

Fieri di appartenere alla (vera) Chiesa: il commento di Angelo Ferro, Presidente Nazionale degli Imprenditori Dirigenti Cattolici (Corriere)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo questa bella testimonianza.
Riflettiamo sul termine "vera" Chiesa!
Anche io sono fiera di appartenere alla vera Chiesa, alla Chiesa di Cristo di cui il Papa e' il Vicario.
Mi fanno ribrezzo i preti pedofili (non ho alcuna paura ad affermare che li detesto profondamente!).
Allo stesso modo pero' provo una grande pena per quei commentatori, soprattutto se cattolici, che stanno usando questa grande tragedia per prendersi una rivincita nei confronti del Papa.
Provo anche profonda pieta' cristiana per quei sacerdoti, vescovi e cardinali che, per convenienza, se ne stanno zitti!
Nutro riprezzo, disprezzo e schifo per le talpe diocesane e vaticane ed auspico che prima o poi (meglio prima che poi) abbiamo il loro cosi' come tutti coloro che negli anni hanno coperto le malefatti di questo o quel pedofilo o faccendiere.
Ma non tutto il male viene per nuocere, cari amici: nel mio taccuino immaginario e' sta stilata una bella classifica formata da sole due colonne. Prima colonna: coloro che fanno parte della vera Chiesa. Seconda colonna: coloro che stanno facendo i furbi.
Non ho dubbio alcuno su quale delle due colonne finira' presto nel fuoco del mio camino
.
R.

Fieri di appartenere alla (vera) Chiesa

di Angelo Ferro

In questi giorni la Chiesa Cattolica è oggetto di critiche, talora di veri e propri attacchi, a partire dalla tragedia dei casi di pedofilia di cui si sono resi colpevoli alcuni sacerdoti e religiosi. Nessuna scusante per loro, anzi la necessità che le vittime ottengano giustizia, e la speranza che i rei riconoscano la loro colpa e chiedano perdono a coloro cui hanno usato violenza.
Chi opera nel mondo dell'impresa sa bene che la responsabilità è personale e va colpito chi commette reati. Noi, imprenditori e dirigenti cattolici, proviamo grande sofferenza quando ci imbattiamo in vicende di corruzione e di criminosa prevaricazione di interessi da parte di esponenti aziendali. Ma ciò non va a minare il rispetto per l'impresa e il riconoscimento della sua funzione positiva nel progresso dell'umanità, anzi ci rafforza nell’adottare comportamenti corretti e tesi al bene comune.
La grave vicenda della pedofilia ha provocato grandi sofferenze: riguarda comportamenti abominevoli, ma che non giustificano una nuova violenza, questa volta indirizzata contro la Chiesa nel suo insieme e in particolare contro la persona del Santo Padre.
La pedofilia sembra assumere, nella connessione mediatica, lo strumento di un attacco che mette sotto accusa l'intero mondo cattolico. Tutto ciò non è giusto. Noi abbiamo sperimentato e conosciamo un'altra Chiesa, la vera Chiesa. Quella che dedica energie, esperienze, sapienza e amore nei percorsi educativi per formare uomini liberi e consapevoli.
La Chiesa che fa risuonare la parola di Cristo rendendola viva, e per prima ha proposto al mondo la dottrina sociale che pone la persona e la sua integrità al centro della società e dei processi produttivi.
La Chiesa che sa cogliere i disagi, le povertà, le difficoltà della gente, li condivide e con la preghiera ne immette speranza. La Chiesa che difende i valori della vita dal suo primo apparire fino alla morte; la dignità del lavoro; l'accoglienza; la legalità e la giustizia. La Chiesa che da secoli assiste infermi e anziani. La Chiesa che ci ha insegnato a rispondere al Male con il Bene: pensiamo— ricordando solo alcuni fatti recenti — al martirio dei monaci in Algeria; a Don Andrea Santoro, a Annalena Tonelli, a Leonella Sgorbati uccisi esclusivamente perché cristiani. In questa Chiesa siano nati, questa Chiesa ci ha fatto ciò che siamo, parte attiva, operando nell’impresa con sguardo di Fede.
A questa Chiesa siamo fieri di appartenere, confermando ancora una volta totale fiducia, in primis al Pontefice Benedetto XVI. Anche perché a Lui riconosciamo in questa vicenda la chiarezza di posizioni nette, trasparenti ancorché poco comprese rispetto ad una cultura più incline al moralismo, alla denuncia, alla condanna.
È più semplice generalizzare comportamenti riprovevoli e fermarsi al vituperare il tutto — i singoli e l'insieme — anziché impegnarsi nel formare le coscienze attraverso una chiave di lettura di condanna del peccato, distinzione del peccato dal peccatore, capacità di misericordia per il peccatore. Chi sbaglia paga: un principio antropologico che richiama la responsabilità di rispondere dei propri comportamenti ed espiare la colpa commessa. Non è questo in discussione, perché la Chiesa ha condannato chiaramente le perversioni della pedofilia. Ma fermarsi solo alla condanna e all’espiazione della pena realizza una dimensione giustizialista del problema e riduttiva della società. La Chiesa si muove per andare oltre, tenendo viva l'idea innovativa del perdono, con la speranza del ravvedimento e del risarcimento del male compiuto.
A questo coraggio della Chiesa — che tiene dritto il timone nella tempesta per realizzare una società giusta che tale può diventare solo con il perdono — riconosciamo un grandissimo valore che ancor più ci unisce nel suo grembo e al Pontefice.

Presidente Nazionale degli Imprenditori Dirigenti Cattolici

© Copyright Corriere della sera, 17 aprile 2010

3 commenti:

sonny ha detto...

Buongiorno Raffaella. Pensa se questa lettera l'avesse scritta un vescovo.....

Raffaella ha detto...

Ciao Sonny...impossibile!
Dove lo troviamo un vescovo cosi' coraggioso?
:-)
R.

sonny ha detto...

Appunto!