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Andrea Gagliarducci

Il Papa a Malta ha «condiviso la sofferenza» delle vittime degli abusi da parte di sacerdoti, ha pregato al loro fianco con «commozione» e a loro ha assicurato «l'azione della Chiesa».
Benedetto XVI, durante l'udienza del mercoledì, fa un breve bilancio del viaggio a Malta.
E cita espressamente per la prima, dal 17 marzo, lo scandalo degli abusi sessuali. In questo lasso di tempo, Benedetto XVI ha preferito mantenere un profilo differente, riferendosi in generale alla crisi della Chiesa. Una scelta che si giustificava sia con l'attacco a cui era soggetta la Chiesa e il Papa stesso, sia per la volontà di non alimentare ulteriori polemiche. In particolare, durante il viaggio a Malta è stato preferito puntare i discorsi sull'identità cristiana e sul nodo immigrazione, evitando precisi riferimenti allo scandalo pedofilia anche per - dicono nei Sacri Palazzi - una sorta di «rispetto diplomatico» con la repubblica maltese, che si è dimostrata «equilibrata» nel gestire gli scandali.
Nonostante le annunciate proteste della vigilia, il viaggio a Malta si è rivelato positivo e partecipato. Bellissima l'immagine delle barche che seguivano il catamarano del Papa mentre questo si recava sulla banchina de La Valletta per l'incontro con i giovani. Ma il centro del viaggio è stato soprattutto l'incontro con le vittime, al quale Benedetto XVI teneva moltissimo.
Il Papa non ha nascosto la sua commozione. E una delle vittime che hanno avuto modo di incontrarlo ha dichiarato di averlo visto «particolarmente scosso». La scelta comune è stata quella di radunarsi in preghiera.
Poi, il Papa ha benedetto tutti. «Ho condiviso con loro la sofferenza - ha detto Benedetto XVI ai pellegrini - e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l'azione della Chiesa». Benedetto XVI ha anche esortato a seguire l'esempio di San Paolo, il quale «anche in una violenta tempesta mantenne fiducia e speranza e seppe trasmetterle ai suoi compagni di viaggio».
La stessa immagine che aveva evocato in aereo, in volo verso Malta, e che secondo molti si riferisce al momento difficile che sta passando la Chiesa. Da quel naufragio, è nata una delle comunità cristiane più antiche, che si è mantenuta «impermeabile» alla secolarizzazione, nonostante sia stato da sempre un crocevia di culture.
Per il Papa, Malta è un esempio che tutto il mondo cristiano dovrebbe seguire: Malta infatti non ha legge per l'aborto né per il divorzio. Per questo Benedetto XVI ha chiesto a Malta, con la comunità internazionale, di restare fedele al Vangelo cercando «con perseveranza e tenacia» soluzioni al dramma dei migranti. Intanto, giunge dagli Stati Uniti l'anticipazione che James Moriarty, vescovo di Kildare e Leighlin (Irlanda), coinvolto nello scandalo abusi su minori, si dimetterà domani. Il Papa avrebbe accettato la richiesta di rinuncia al governo pastorale della diocesi, presentata da Moriarty lo scorso dicembre. Con Moriarty sale a tre il numero dei vescovi dimissionari in seguito allo scandalo degli abusi sui minori che ha investito la Chiesa dell'isola.
Prima di lui, Benedetto XVI ha accettato le rinunce del vescovo di Limerick, monsignor Donal Murray, e di monsignor John Magee, vescovo di Cloyne. Rimangono poi in sospeso altre due richieste, presentate da Raymond Field e Eamonn Walsh (ausiliari di Dublino).
Entrambi i casi potrebbero essere risolti nelle prossime settimane. Prosegue, dunque, l'operazione pulizia nella Chiesa irlandese. Il Papa ha preferito non prendere soluzioni di forza, lasciando decidere ai vescovi in che modo gestire lo scandalo, apertosi con i rapporti Ryan e Murphy (quest'ultimo specifico per la diocesi di Dublino). Ci sono altri due vescovi chiamati in causa dai rapporti per le loro corresponsabilità nel coprire i casi: Martin Drennan, vescovo di Galway e Kilmacduagh, che non è intenzionato a ritirarsi, e Dermot O'Mahony, che è già in pensione per raggiunti limiti di età.

© Copyright Il Tempo, 22 aprile 2010 consultabile online anche qui.