sabato 15 maggio 2010

Il Papa rilancia lo spirito evangelico senza distinzione di razza e cultura e invita alla coesione per superare la crisi economica (Gagliarducci)


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Ancora folle oceaniche dopo la visita a Fatima. Benedetto XVI rilancia lo spirito evangelico senza distinzione di razza e cultura e invita alla coesione per superare la crisi economica.

Andrea Gagliarducci

«A Fatima ho pregato per il mondo intero, chiedendo che il futuro porti maggiore fraternità e solidarietà, un maggiore rispetto reciproco e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio». Le parole con cui Benedetto XVI si congeda dal Portogallo rappresentano la sintesi di un viaggio di grande importanza, del quale restano soprattutto le parole durissime contro la pedofilia, e le folle di pellegrini che si sono strette intorno al Papa, un segno - ha detto padre Federico Lombardi, portavoce Vaticano - che «lo scandalo degli abusi non ha intaccato l'immagine del Pontefice e non ne ha inficiato la popolarità».
Benedetto XVI lancia due messaggi importanti ai portoghesi: l'immagine di una Chiesa che «nulla impone», bensì «propone», pronta «a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è noi, e la consegna di accogliere il Vangelo nella sua integralità, e testimoniato con passione da ogni discepolo di Cristo affinché esso si riveli lievito di autentico rinnovamento dell'intera società». E al presidente Cavaco Silva il papa dice che «la concordia è essenziale per una salda coesione, via necessaria per affrontare con responsabilità comune le sfide» della crisi. Sono messaggi dedicati a un Portogallo dalle radici fortemente cristiane, ma diretto verso una secolarizzazione meno «gentile» di quella che è stata in questo secolo di Repubblica. Cavaco Silva, in nome del rispetto della tradizione cristiana, aveva prima bloccato la nuova legge sui matrimoni gay voluta dal governo del premier socialista José Socrates, e ora, dopo il «sì» della Corte Costituzionale, non l'ha ancora promulgata.
Il Papa trascorre l'ultimo giorno di visita a Porto. Vi giunge in elicottero da Fatima nella mattinata, e percorre in Papamobile i 5 km che separano l'eliporto dall'Avenida dos Aliados, solcando ali di folla: alla Messa partecipano 100 mila persone. «Oggi - dice il Papa nell'omelia - la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide, ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza tra i popoli». È cambiato, è vero, «il quadro antropologico», ma la priorità della Chiesa resta comunque l'evangelizzazione. Senza nulla imporre, ma allo stesso tempo vincendo «la tentazione di limitarci a ciò che ancora abbiamo, o riteniamo di avere, di nostro e di sicuro: sarebbe un morire a termine, in quanto presenza di Chiesa nel mondo, la quale, d'altronde, può soltanto essere missionaria nel movimento diffusivo dello Spirito».
E l'invito, ancora una volta, è ad ascoltare «più attentamente la parola di Cristo» e «gustare il pane della sua presenza. Ciò farà di noi testimoni e, più ancora, portatori di Gesù risorto nei diversi settori della società». Al termine della Messa, il Papa si affaccia dal Palazzo del Municipio, e saluta la folla. «Volentieri - dice - avrei accettato l'invito a prolungare la mia permanenza nella vostra città, ma non mi è possibile». Nel discorso di congedo, infine, Benedetto XVI lascia ai portoghesi la consegna della testimonianza del Vangelo.

© Copyright Il Tempo, 15 maggio 2010 consultabile online anche qui.

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