domenica 16 maggio 2010

L'abbraccio al Papa in Piazza San Pietro: Ripeteremo al mondo che lui è la roccia (Morresi)


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L’ABBRACCIO AL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO

Ripeteremo al mondo che lui è la roccia

ASSUNTINA MORRESI

Doma­ni in Piazza San Pietro ci sarò anch’io, con la mia fa­miglia, per pregare in­sieme al Papa. Partiremo da Perugia la mattina presto, con altre famiglie: gli amici di sem­pre, quelli che non mancano mai nei momenti importanti, belli o brutti che siano, quelli con cui si condivide la vita. E sappiamo già che ce ne saran­no tanti altri come noi, doma­ni, a San Pietro: facce nuove e gente già vista. Ci incontrere­mo tutti lì a pregare, abbrac­ciati dal colonnato della basili­ca, dove il clima è sempre di festa e si respira un’aria di fa­miglia, ci si sente a casa.
Non c’è stato bisogno di tante parole per decidere di partire, e neppure per spiegarlo ai figli, che hanno subito capito quanto sia importante essere a Roma, domani, e allo stesso tempo quanto sia naturale an­darci insieme agli amici più cari.
Difficili e duri, i mesi passati, per noi cattolici: abbiamo pro­vato dolore per le accuse terri­bili, che non avremmo mai potuto e voluto credere che fossero vere, ma abbiamo avu­to anche piena consapevolez­za di un attacco pericoloso e senza precedenti, durissimo, crudele e profondamente in­giusto nei confronti del nostro Papa. Un attacco mirato a in­fangarne la figura personale e soprattutto quella di Vicario di Cristo, per intaccarne la credi­bilità. La violenza colpevole di alcuni uomini di Chiesa verso i più piccoli si è rovesciata con­tro la Chiesa stessa, ed è stata usata per tentare colpirne il cuore.
Benedetto XVI non si è sottrat­to alla prova, e con tutti i gesti, con la sua stessa vita di queste settimane, dalla lettera alla Chiesa d’Irlanda al pellegri­naggio a Fatima, ha dato l’uni­ca risposta convincente a tutto ciò: ci ha testimoniato la sua fede in Gesù. Forse mai come adesso il Papa è stato per tutti noi la roccia su cui è edificata la Chiesa, la pietra sulla quale poggiare: si è fatto carico in prima persona della situazio­ne, indicandoci la strada da percorrere. Ci ha detto qual è la certezza della sua vita, ricor­dandoci la nostra, confortan­do per il male subìto e al tem­po stesso parlando con verità, giudicando i fatti, chiedendo giustizia umana e divina. Sen­za abbandonare nessuno ma indicando a tutti dove guarda­re, dove riporre la speranza.
In questi mesi lo abbiamo sempre accompagnato con di­screzione, con le nostre pre­ghiere: domani vogliamo ren­dere visibile a tutti il nostro grande affetto per lui, dirgli che siamo e saremo per sem­pre insieme a lui, con lui Vica­rio di Cristo in terra, perché solo con lui noi possiamo vi­vere la nostra esperienza di popolo cristiano in cammino.
Quando si prova un sentimen­to profondo, si sente il bisogno di renderlo pubblico, di rac­contarlo a tutti, dagli amici più intimi agli estranei, ed è allora che diventa ancor più vero: il nostro essere parte di un po­polo, insieme al nostro Papa, come figli intorno a un Padre, questo vogliamo dire al mon­do, pregando con il Papa e per il Papa.
E per tutto questo saremo a San Pietro, domani.

© Copyright Avvenire, 15 maggio 2010

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