martedì 15 giugno 2010

Bagnasco: consenso del Paese sull'allarme del Papa riguardo l'emergenza educativa. Le famiglie si aspettano l'aiuto della Chiesa per i figli (Izzo)


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BAGNASCO: CONSENSO PAESE SU ALLARME PAPA EMERGENZA EDUCATIVA

Salvatore Izzo

(AGI) - Bologna, 15 giu.

Davanti all'allarme del Papa per l'emergenza educativa, che i vescovi italiani hanno fatto proprio dedicano al tema dell'educazione il prossimo decennio, "l consenso che si e' spontaneamente creato nel nostro Paese sul tema dell'educazione non deve essere sottovalutato: la riscoperta dei fondamenti di una buona educazione e' un anelito di tanti, dentro e fuori la Chiesa".
Lo afferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in una lectio magistralis tenuta a Bologna, nella quale cita "i numerosi interventi della stampa laica, cosi' come di esponenti del mondo della scuola e della societa' civile". Anche "le famiglie - osserva il cardinale - dichiarano di aver spesso smarrito i necessari punti di riferimento educativi, la scuola di aver talvolta perso il coraggio di scommettere sulla passione e la qualita' dell'educazione, i catechisti di essere a volte scoraggiati: tutti avvertono, pero', l'esigenza di un rinnovato impegno per l'amore che portano alla vita delle nuove generazioni". Bagnasco ricorda la centralita' in questo contesto del tema della "autorevolezza" necessaria all'educazione. "Non vi e' vera educazione, ne' vera liberta', senza un dono che le preceda", spiega con le parole di Benedetto XVI che, dice, "non ha paura di utilizzare per questo dono che precede la liberta' e la fonda il termine 'autorita''".
"Recentemente - ricorda- rivolgendosi all'Assemblea della Cei, il Pontefice ha ricordato che proprio nella maturazione delle relazioni piu' importanti l'uomo ha bisogno dell'autorita', quando ha detto: 'una delle radici profonde dell'attuale emergenza educativa la vedo in un falso concetto di autonomia dell'uomo: l'uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo. In realta', e' essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall'altro. Percio' la cosiddetta educazione antiautoritaria non e' educazione, ma rinuncia all'educazione".
"Queste affermazioni - commenta Bagnasco - ricordano giustamente che il rapporto educativo e' caratterizzato da una asimmetria, anche se questo nulla toglie al fatto che sia una vera relazione di amore, poiche' a coloro che sono piu' maturi spetta il compito di donare cio' che i piccoli, da soli, non potrebbero raggiungere".
D'altra parte, rileva il presidente della Cei, "i genitori sono gli stessi auctores dei loro figli. Essi sono autorevoli presso la loro discendenza, poiche' senza i genitori essa neanche esisterebbero. Inoltre essi non li hanno semplicemente generati, ma sono all'origine della loro maturazione, avendoli accompagnati nella loro crescita. Se essi rinunciassero ad insegnare ai loro piccoli non solo il bene, il rispetto, la responsabilita', la fede, ma anche la stessa lingua con tutti i riferimenti culturali connessi, i loro bambini non si svilupperebbero". E lo stesso discorso vale per "i docenti in ambito scolastico. Essi, attraverso anni di studio, divengono appassionati e competenti di letteratura o scienza fino ad essere in grado di far amare alle nuove generazioni Dante e Leopardi o Newton e Galilei. Agirebbero non correttamente se pretendessero dagli studenti una passione per quelle materie previa al loro insegnamento". Il tema dell'educazione alla fede, che e' lo specifico della Chiesa, richiede uguale autorevolezza: "come i discepoli sono educati alla fede da Gesu' - e' lui che insegna 'con autorita'', e' lui che
intima ai demoni di allontanarsi facendosi obbedire da essi, e' lui che chiama i discepoli a seguirlo facendoli entrare alla sua sequela, e' lui che 'cammina avanti agli altri' impauriti quando si tratta di recarsi a Gerusalemme, e' lui che nell'ultima cena offre il suo corpo ed il suo sangue, e' lui che spalanca
le braccia sulla croce, e' lui che, primogenito fra i fratelli, risorge dai morti, cosi' la catechesi e' chiamata ad accompagnare la fede, ma, piu' profondamente a generarla, soprattutto attraverso il cammino dell'iniziazione cristiana".

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BAGNASCO: FAMIGLIE SI ASPETTANO AIUTO CHIESA PER LORO FIGLI

Salvatore Izzo

(AGI) - Bologna, 15 giu.

"Le famiglie, spesso silenziosamente come ai tempi di Gesu', domandano oggi un sostegno educativo, desiderano maturare punti di riferimento per non scoraggiarsi nella loro missione e per non essere travolte dalla mentalita' corrente". Lo rileva il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco in una lectio magistralis tenuta a Bologna. "Le giovani generazioni sono invitate dalla catechesi - spiega - a rifuggire dall'individualismo, perche' esso e' la morte della loro stessa vita.Vorrei sottolineare - aggiunge - che noi siamo preoccupati, giustamente, del tenue legame che puo' esistere fra le famiglie e la Chiesa, ma dobbiamo imparare ad essere ancor piu' preoccupati del legame stesso dei genitori con i loro figli".
In questo senso, "il decennio che si apre sul tema dell'educazione non vuole dimenticare l'importanza della catechesi degli adulti. Anzi, vuole sottolineare precisamente che una delle responsabilita' piu' importanti degli adulti - genitori, docenti, catechisti, l'insieme della societa' civile - e' precisamente quella di trasmettere la vita, la cultura, i valori, la fede che abbiamo ricevuto in dono".
"La Chiesa - rileva il cardinale - propone la fede alle nuove generazioni perche' senza di essa verrebbe a mancare loro quella relazione vitale con Dio. Le famiglie, talvolta anche solo inconsciamente, sanno bene che il Vangelo e' per i ragazzi un ancora di salvezza. la comunione con Cristo e con la Chiesa non solo li tiene lontani da modelli di comportamento distruttivi e, a volte, autodistruttivi, ma soprattutto li apre alla speranza ed alla passione per la vita. Proprio la riflessione pedagogica moderna, fra l'altro, tende a porre in luce che la dimensione religiosa e' intrinseca al bambino stesso e non e' mai semplicemente riconducibile a fattori dipendenti dall'ambiente familiare. Un bambino comprende e desidera l'amore di Dio anche se la paternita' che ha effettivamente conosciuto fra le mura domestiche e' stata tutt'altro che esemplare". La catechesi dunque chiama "pian piano" i bambini, poi i ragazzi e i giovani, "all'amore, alla relazione, alla responsabilita'".
"L'educazione della fede proposta da Gesu' - ricorda Bagnaco - segnala in maniera splendida la differenza qualitativa che esiste tra l'uomo ed ogni altro essere vivente. Solo l'uomo, a differenza degli animali, e' capace di questa relazione con Dio, solo la persona e' capace di spiritualita'. Nessun animale possiede la liberta' di bestemmiare Dio o di adorarlo, di ringraziarlo per i suoi doni o di dimenticarlo. Trascurare la dimensione della fede in ambito educativo vuol dire, quindi, ferire la stessa dignita' dell'uomo. Promuoverla vuol dire, invece, esaltare la dignita' dell'uomo: l'educazione della fede, infatti, non e' un elemento accessorio rispetto all'intero processo educativo, ma vi appartiene di diritto con un ruolo centralissimo".
Ed e' questo, per il presidente della Cei, "il grande valore della catechesi, come pure, a livelli e con forme diverse, dell'insegnamento della religione nella scuola che presenta in modo organico il "fatto" religioso e cattolico cosi' come si e' configurato nella storia e nella nostra cultura". Da parte sua, "la societa' italiana nel suo insieme ha bisogno di figure autorevoli di genitori, di docenti, di
catechisti, di laici, capaci di porsi come punti di riferimento nel difficile compito educativo", tiene a sottolineare il porporato nella lectio magistralis tenuta al Convegno dell'Ufficio catechistico. Secondo il cardinale, "e' palpabile l'attesa di persone preparate ed appassionate che svolgano con grande senso di responsabilita' la loro missione", e il compito della catechesi consiste nel "formare" alla fede, non nel presupporla, senza spaventarsi che "il confine tra primo annuncio e catechesi dell'iniziazione cristiana sia oggi cosi' labile". "La fede non puo' nascere e svilupparsi semplicemente come auto-maturazione o auto-formazione dell'uomo", ha ammonito il cardinale, facendo notare che "proprio nella maturazione delle relazioni piu' importanti l'uomo ha bisogno dell'autorita'". Il rapporto educativo e' infatti caratterizzato "da una asimmetria", in virtu' della quale, ad esempio, i genitori non hanno semplicemente generato i figli, "ma sono all'origine della loro maturazione, avendoli accompagnati nella loro crescita".

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