sabato 5 giugno 2010

Il Papa: Non si fermi il dialogo con l’islam. Con gli ortodossi più della teologia è fondamentale l’esperienza della fratellanza (Muolo)


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Il Papa alle autorità cipriote: "A livello personale, come servitori pubblici voi conoscete l’importanza della verità, dell’integrità e del rispetto nel vostro relazionarvi con gli altri. Le relazioni personali sono spesso i primi passi per costruire fiducia e – a tempo debito – solidi vincoli di amicizia fra individui, popoli e nazioni" (Discorso)

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Sul sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme notizie e foto della visita del Papa a Cipro

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Lombardi: Vi è una "concreta possibilita" che il Papa incontri, a Cipro, anche i rappresentanti politici e religiosi musulmani (Galeazzi)

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«Non si fermi il dialogo con l’islam»

Il Papa esclude moventi politico-religiosi per l’uccisione di Padovese

«Con gli ortodossi più della teologia è fondamentale l’esperienza della fratellanza» «La soluzione non è la violenza ma la pazienza del bene, così si può arrivare alla pace»

DAL NOSTRO INVIATO A BORDO DELL’AEREO PAPALE

MIMMO MUOLO

Nessuna implicazione a cari­co dei turchi o della Turchia.
Quello di monsignor Pado­vese «non è un assassinio politico­religioso».
Dun­que non interfe­rirà in alcun mo­do con i temi della visita a Ci­pro.
Dall’aereo che lo porta nel­l’isola mediter­ranea Benedet­to XVI «pur profondamente addolorato» per la morte del pre­sidente della Conferenza episcopa­le turca, sgombra subito il campo da inquietanti ipotesi dietrologiche.
E inizia a tessere, fin dai primissimi passi di questo suo 16° viaggio in­ternazionale, la tela di quel dialogo a 360 gradi (Islam, Medio Oriente e Turchia compresi) e di quella pace «da costruire con pazienza» che, co­me sottolinea più volte, costitui­scono gli scopi principali di questa visita pastorale.
Il Papa si presenta nella parte riser­vata ai giornalisti qualche minuto dopo che l’Airbus A320 dell’Alitalia è decollato da Fiumicino. Un’ap­prezzata consuetudine, ormai, quella della conferenza stampa ad alta quota. Così, neanche questa volta si fa eccezione. I temi del mo­mento ci sono tutti. Oltre all’assas­sinio di monsignor Padovese, l’at­tacco israeliano alla flottiglia da­vanti alle coste di Gaza, i rapporti e­cumenici, la situazione politica di Cipro dal 1974 divisa in due in se­guito all’occupazione turca, il Sino­do del Medio Oriente. Benedetto X­VI ascolta e risponde, con la con­sueta pacata chiarezza.

Padovese. «Sono profondamente addolorato per la morte di monsi­gnor Padovese, che ha molto con­tribuito alla preparazione del Sino­do – esordisce il Pontefice – e rac­comando alla bontà del Signore la sua anima». Tuttavia, aggiunge, «questa ombra non ha niente a che vedere con i temi e la realtà del viag­gio, perché non dobbiamo attribui­re alla Turchia e ai turchi un fatto sul quale ci sono poche informazioni. Di sicuro però non è un assassinio politico-religioso, ma una cosa per­sonale ». Dunque non bisogna «me­scolare ora questa situazione tragi­ca con le questioni del dialogo con l’islam». «È un caso a parte che ren­de tristi – ribadisce il Pontefice – ma che non deve oscurare in nessun modo il dialogo in tutti i sensi che sarà il tema e l’intenzione di questo viaggio».

La vera natura del viaggio. Qual è al­lora la vera natura di questo viag­gio, anche in relazione alla parte oc­cupata di Cipro (tra l’altro proprio dalla Turchia)? La risposta del Pon­tefice è articolata. Ricorda che que­sto viaggio si pone in continuità con quello in Terra Santa dello scorso anno. E al pari di quella visita le sue finalità sono «la testimonianza del­la nostra fede, il dialogo e la pace». La pace soprattutto, sottolinea Be­nedetto XVI, «non è un’aggiunta po­litica alla nostra attività religiosa, ma una parola che sta al cuore delle fe­de » e dunque «resta un mandato permanente». Perciò spiega Papa Ratzinger, «non vengo con un mes­saggio politico, ma con un messag­gio religioso che dovrebbe prepara­re le anime a trovare l’apertura per la pace». Anche la pace in senso po­litico.

Pace per il Medio Oriente. Il di­scorso si allarga poi al Medio O­riente, specie dopo i fatti di qualche giorno fa. Di fronte agli episodi di violenza, riflette il Pontefice, «c’è sempre il pericolo che si perda la pazienza – afferma – cioè che si di­ca: adesso non è più possibile cer­care la pace». Invece, citando il cu­rato d’Ars, Benedetto XVI dice:«Dobbiamo imitare Dio, la sua pazienza con noi. E anche dopo i casi di violenza non perdere il co­raggio di ricominciare». Se si rag­giungerà questa «disposizione del cuore», ci sarà anche «la certezza che possiamo arrivare alla pace e che la soluzione non è la violenza, ma la pazienza del bene». In tal sen­so lavora anche la Santa Sede.

Rapporti con gli ortodossi. La pa­zienza del dialogo sta portando frut­ti anche nei rapporti tra cattolici e ortodossi. Benedetto XVI sottolinea i «grandi progressi fatti nella comu­ne testimonianza dei valori cristia­ni in un mondo secolarizzato». Cer­to, i problemi teologici restano, ma ci sono anche «tre elementi che ci vedono sempre più vicini». Prima di tutto la Scrittura e il suo radica­mento nella tradizione della comu­nità ecclesiale. Quindi l’episcopato, infine la «confessione della fede e­laborata negli antichi Concili». Per il Papa «non è la discussione teolo­gica che crea di per sé l’unità. Que­sta è una dimensione importante, ma più importante è conoscersi e fare l’esperienza della fratellanza».

Il Sinodo. Lo stesso vale per il pros­simo Sinodo. «È bello che i capi del­le diverse Chiese si vedano per di­scutere dei co­muni problemi – dice Benedetto XVI – così come è necessario che il mondo veda che in Terra San­ta ci sono anco­ra i cristiani».

Dunque anche questo evento sarà nel senso del dialogo. All’interno della Chie­sa, con le altre comunità cristiane e anche, conclude il Papa, con i «fra­telli musulmani». Alla ricerca di «u­na convivenza fruttuosa e fraterna». La stessa che aveva sempre ricerca­to monsignor Padovese.

© Copyright Avvenire, 5 giugno 2010

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