sabato 5 giugno 2010
Paolo, Barnaba e Lazzaro: così il Vangelo arrivò nell’isola di Cipro (Bernardelli)
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Paolo, Barnaba e Lazzaro: così il Vangelo arrivò nell’isola
DI GIORGIO BERNARDELLI
Pur non rientrando negli itinerari classici della Terra Santa, anche Cipro in realtà è uno snodo molto importante dal punto di vista della storia del cristianesimo. Il suo nome è infatti associato alla memoria di Paolo e Barnaba, i primi due grandi evangelizzatori della Chiesa delle origini. Ebreo della tribù di Levi, Barnaba era originario proprio di Cipro, già allora grande crocevia di popoli e culture. All’inizio sembra essere lui la guida che conduce l’illustre convertito, che inizialmente gli Atti degli Apostoli continuano a chiamare Saulo. Non stupisce, allora, che da Antiochia il loro primo viaggio missionario abbia come meta iniziale proprio quest’isola del Mediterraneo.
Come si racconta al capitolo 13 degli Atti, i due sbarcarono a Salamina – antico porto nella parte settentrionale oggi controllata dai turchi, a sei chilometri da Famagosta – e percorsero a piedi l’intera isola fino a Paphos – un tragitto di circa 150 chilometri – fermandosi «ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei giudei». La scelta di Paphos come meta non era affatto casuale: qui sorgeva uno dei santuari più importanti del mondo, il tempio della dea Afrodite che ne ricordava la nascita dalla schiuma del mare. Un grande biblista come padre Frederic Manns l’ha definita «la Amsterdam di allora». Lo stesso Cicerone aveva abitato a Paphos e – dopo un disastroso terremoto – l’imperatore Augusto aveva fatto riedificare la città, impreziosendola di splendidi mosaici. Questo grande santuario pagano è, dunque, il primo banco di prova per i due evangelizzatori. Che a Paphos trovano un proconsole romano, Sergio Paolo, che vuole ascoltarli, ma anche un oppositore duro, il mago Elimas, che fa di tutto per ostacolarli. Ed è proprio in quel momento di difficoltà che il giovane convertito prende quasi la mano a Barnaba, assumendo la leadership. Da qui in poi gli Atti degli Apostoli lo chiameranno Paolo (forse in onore proprio del proconsole, che si convertirà) e sarà lui il protagonista indiscusso del primo viaggio missionario.
Nel secondo, poi, in seguito a un dissenso, i due evangelizzatori si separeranno: Paolo farà rotta verso l’Asia Minore, mentre Barnaba tornerà proprio a Cipro. E di lui gli Atti non parleranno più, anche se secondo un’antica tradizione da qui poi si sarebbe diretto verso l’Italia, giungendo fino a Milano, di cui sarebbe stato il primo evangelizzatore. Il suo martirio sarebbe comunque avvenuto di nuovo a Cipro: la sua tomba venne rinvenuta a Salamina nel V secolo e intorno vi sorse il monastero di San Barnaba, gioiello della spiritualità ortodossa.
Quanto a Paolo la sua memoria a Paphos oggi è legata a una colonna dove secondo la tradizione sarebbe stato fatto flagellare per la sua predicazione, prima che il proconsole romano si convertisse al cristianesimo. Di questo episodio però non c’è traccia negli Atti degli Apostoli. Un’ultima nota sulla Cipro cristiana la merita la città di Larnaka (che non verrà però visitata da Benedetto XVI). Qui il più importante luogo cristiano è la chiesa grecoortodossa di San Lazzaro. Il perché dell’intitolazione? Secondo la tradizione l’amico risuscitato da Gesù sarebbe stato per trent’anni il vescovo di questa città, che allora si chiamava ancora Kition. Giunto da Betania sarebbe stato consacrato da Barnaba e vi sarebbe morto anche lui martire. La chiesa di San Lazzaro sorgerebbe, dunque, sul luogo della sua seconda e definitiva tomba.
© Copyright Avvenire, 4 giugno 2010
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