mercoledì 30 giugno 2010

Il Papa segnala «divisioni, incoerenze» e gli «atteggiamenti negativi che appartengono al mondo» (Gasparroni)


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Il Papa: "Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto" (Monumentale omelia del Santo Padre)

L'infedeltà al Vangelo è il pericolo più grave

Il Papa segnala «divisioni, incoerenze» e gli «atteggiamenti negativi che appartengono al mondo»

Fausto Gasparroni

CITTA' DEL VATICANO

Il «pericolo più grave» per la Chiesa oggi non viene dalle «persecuzioni» esterne ma dal male che la «inquina» dall'interno. Pur non citando lo scandalo pedofilia, Benedetto XVI, nella messa celebrata nella basilica vaticana nella solennità dei santi Pietro e Paolo, ha nuovamente puntato il dito contro le «infedeltà al Vangelo» che «minacciano seriamente la Chiesa», ne indeboliscono la «capacità di profezia e di testimonianza» e ne intaccano «la credibilità».
Denunciando ancora una volta il «danno» che proviene dall'interno della Chiesa, dinanzi ai 38 nuovi arcivescovi metropoliti che hanno ricevuto dalle sue mani il pallio, simbolo della potestà vescovile esercitata in comunione con la Sede apostolica, il Papa ha riecheggiato le forti parole contro gli abusi sessuali dei sacerdoti, dette l'11 maggio scorso ai giornalisti durante il volo che lo conduceva in Portogallo.
«Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa – ha affermato ieri nell'omelia -, possiamo osservare che non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni». «Queste, però – ha proseguito -, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l'integrità del Corpo mistico, indebolendo la capacità di profezia e testimonianza».
Citando l'apostolo Paolo, Benedetto XVI ha fatto cenno «ad alcuni problemi di divisioni, di incoerenze, di infedeltà al Vangelo che minacciano seriamente la Chiesa», e anche agli «atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro, eccetera». Sempre facendo riferimento ai testi paolini, il Papa ha comunque aggiunto che «vi è una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l'autenticità e la credibilità».
Ratzinger, rivolgendosi ai nuovi arcivescovi, non ha mancato poi di sottolineare che «il ministero petrino», e quindi l'autorità pontificia, «è garanzia di libertà» per «i pastori della Chiesa e per le stesse comunità loro affidate», sia nei confronti dei «poteri locali, nazionali o sovranazionali», nei casi di «persecuzioni» o «ingerenze politiche», sia «nel senso della piena adesione alla verità, all'autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale», in particolare se si patisce «l'influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo».
Secondo il Pontefice, il fatto che ogni anno i nuovi metropoliti vengano a ricevere il pallio dalle mani del Papa va visto «come gesto di comunione, e il tema della libertà della Chiesa ce ne offre una chiave di lettura particolarmente importante».
Fra i 39 metropoliti cui è stata imposta ieri la tradizionale stola di lana bianca con le sei croci di seta nera c'erano anche i primati del Belgio e della Polonia, mons. Andrè-Mutien Leonard e mons. Jozef Kowalczyk, rispettivamente arcivescovi di Mechelen-Bruxelles e di Gniezno, oltre all'arcivescovo di Praga, mons. Dominik Duka, primate di Boemia. Quattro gli italiani: Gualtiero Bassetti (Perugia-Città della Pieve), Andrea Bruno Mazzocato (Udine), Antonio Lanfranchi (Modena- Nonantola), e Luigi Moretti (Salerno-Campagna-Acerno, ex vicegerente del Vicariato di Roma).
Ribadendo la promessa evangelica che «le potenze degli inferi non prevarranno» sulla Chiesa, Benedetto XVI ha richiamato la «significativa valenza ecumenica» di queste parole, dal momento che «uno degli effetti tipici dell'azione del Maligno è proprio la divisione all'interno della Comunità ecclesiale». Per questo, «la causa della piena unità dei cristiani» è «sempre da ricercare e da rinnovare, di generazione in generazione». Con «sentimenti di fiduciosa speranza», ha quindi salutato la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, presente alle celebrazioni dei santi patroni di Roma.

© Copyright Gazzetta del sud, 30 giugno 2010

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