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Panorama sotto le lenzuola
Fabrizia Bagozzi
Con la scusa di sbugiardare vizi privati e pubbliche virtù (tanto il fare quanto lo sbugiardare, atteggiamenti tipicamente italiani), Panorama batte i luoghi di ritrovo e le feste della Capitale frequentati dagli omosessuali per cercare le prove dei rumors insistenti dell’esistenza di un drappello non sparuto di sacerdoti gay che agiscono la propria sessualità senza grandi segretezze. Ne viene fuori, come titola la copertina, un racconto delle «notti brave dei preti gay» che documenta «vizi e perversioni di insospettabili sacerdoti dalla doppia vita». Titolo e sottotitolo che sono tutto un programma: il voyerismo che alligna nei lettori è servito (e anche l’immagine di copertina aiuta). Il settimanale della Mondadori non ci fa mancare niente: dalle feste con escort (omosessuali) alle notti fra Gay village e case private con tanto di sesso consumato e foto e video (schermati, per carità) di mutande, effusioni, e brandine sfatte con sopra i consumatori del sesso medesimo.
Anche le didascalie sono tutte un programma: «Alla missione», «Petting, Sesso».
L’inchiesta fa discutere, tant’è che il Vicariato di Roma fa sapere che le autorità ecclesiastiche «perseguono con rigore ogni comportamento indegno della vita sacerdotale», invita chi lo fa a venire allo scoperto ma denuncia lo scandalismo della rivista. Che senza dubbio fa il suo mestiere.
Il punto, però, è come. Nel trattare un tema delicato come questo, anziché sondare conflitti, ambivalenze e dolori, sceglie di infilarsi sulla scia della ormai diffusa scandalistica sulla sessualità dei sacerdoti – così diffusa da sfiorare il luogo comune – oggi rinvigorita dal filone pedofilia. E lo fa insistendo su particolari soft core, guardando dal buco della serratura, infilandosi con telecamera nascosta nelle stanze da letto e sotto le lenzuola di chi incappa nel reporter in incognito e nel «complice»(così definito da Panorama stesso) che lo introduce alla comunità gay romana. In un paese in cui anche in nome della privacy il presidente del consiglio ha messo in campo la legge-bavaglio, il principale settimanale italiano – di cui Berlusconi è editore e a cui di recente i vescovi hanno indirizzato critiche proprio sulla questione morale – intercetta con l’inganno le vite di persone che, oltre a Dio, a se stessi e alla Chiesa (a sua volta responsabile della coerenza fra precetti e comportamenti) devono eventualmente rispondere se mancano di rispettare il vincolo di castità e le direttive del Pontefice sull’omosessualità.
Del resto questo è un modo di fare giornalismo diffuso, anche nei confronti di altre categorie. Vellica curiosità e pruderie. E vende. Infischiandosene di tutto il resto.
© Copyright Europa, 24 luglio 2010 consultabile online anche qui.
Concordo in pieno con l'autrice quando evidenzia la profonda contraddizione fra la legge bavaglio e l'articolo pubblicato dal settimanale della Mondadori.
Mi chiedo, senza polemica, se Europa avrebbe pubblicato lo stesso commento nel caso in cui l'inchiesta fosse stata realizzata dall'Espresso.
R.
2 commenti:
buona domenica, cara. ma l'Espresso ha fatto qualcosa del genere, il servizio sulle confessioni fasulle con il giornalista che fingeva di conefessare i peccati per sentire cosa diceva il sacerdote così si poteva dissertare sul fatto che i preti disubbidiscono al Papa. Anche questo come sistema per fare scoop fa abbastanza schifo.
Diciamola tutta entrambi i settimanali sono candidati al premio Fetecchia gigante, e da anni.
Certo che andare con l'inganno (almeno sembra così) a ravanare nelle debolezze delle persone è un tipo di giornalismo che potrei definire con un termine che sul blog non mi verrebbe pubblicato.
Del resto vedo che il direttore Mulè si sente praticamente un eroe.Propongo per lui la medaglia di neve.
Buona domenica a te :-)
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