lunedì 23 agosto 2010
Espulsione dei rom dalla Francia: non cessano le polemiche (Radio Vaticana)
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Espulsione dei rom dalla Francia: non cessano le polemiche
Il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, si è detto pronto ad incontrare il ministro dell'Interno francese, Brice Hortefeux, sulla questione delle espulsioni dei rom dalla Francia. La vicenda ha suscitato le critiche del mondo cattolico e non solo. In questo contesto, la stampa internazionale ha dato ampio risalto al saluto del Papa, ieri, ai pellegrini francesi durante l’Angelus a Castel Gandolfo: “tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza” – ha sottolineato Benedetto XVI - e questo rappresenta anche "un invito a saper accogliere le legittime diversità umane, alla sequela di Gesù venuto a riunire gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le lingue". Il Pontefice ha quindi invitato i genitori a educare i loro bambini” alla fratellanza universale”. Su queste parole, Federico Piana ha raccolto i commenti del presidente delle Acli Andrea Olivero, e del presidente dell’Azione Cattolica italiana Franco Miano. Ascoltiamo Olivero:
R. - Dobbiamo, come ci ha ricordato anche ieri il Papa, rammentare il valore dell’accoglienza, far comprendere quanto l’accogliere l’altro non diminuisce, non sminuisce quello che è il nostro specifico, ma invece ci allarga, ci dà prospettiva. Questo lo constatiamo anche nel farlo sperimentare concretamente. Noi in questi anni, là dove abbiamo avviato iniziative di volontariato, fatto conoscere, incontrare le comunità, ci siamo resi conto che la paura via via scemava. Noi abbiamo bisogno di fare questo lavoro. Ci rendiamo conto che i problemi sono molto grandi e talvolta è difficile, appunto, intervenire con l’urgenza che forse sarebbe necessaria, però non dobbiamo stancarci di lavorare in questa direzione e come organizzazioni sociali, dobbiamo portare a più persone possibili questo messaggio e questa proposta di un’accoglienza semplice, ma di un’accoglienza che alla fine ci faccia vedere davvero il volto dell’altro.
D. - Franco Miano, l’accoglienza - il Papa lo ha detto ieri - è una cosa che ci deve mobilitare tutti, non solo i cattolici ovviamente, ai quali fa soprattutto riferimento il Papa, però questo non avviene spesso in Europa...
R. - Questo è un punto molto grave e problematico, perché ci sono due livelli del problema. Da un lato c’è sicuramente un livello organizzativo, un livello economico che va tenuto presente, però al fondo di tutto questo c’è una questione di stile, di mentalità, di cuore, una questione di modo stesso di intendere la vita. D’altra parte, pensiamo a quanto il Papa ci ha detto nella “Caritas in Veritate” e alla necessità di riscoprire questo senso vivo di una fraternità universale che, rappresenta per un credente, per un cristiano, per un cattolico, un dato fondamentale della propria fede e della propria dimensione di umanità. In poche parole: oggi dovremmo tutti concorrere con forza ad educare da un lato e a porre azioni concrete dall’altro, per far cogliere che l’accoglienza delle genti di ogni Paese - il Papa ci ha detto - è una dimensione fondamentale della vita e tanto più in un mondo globalizzato.
D. - Franco Miano, che idea s’è fatta di questa polemica, non solo tra associazioni che si occupano di immigrati, ma anche tra Europa e governo francese…
R. - Io credo che il governo francese, non possa procedere in modo autonomo dall’Unione Europea. Penso che i cittadini dell’Unione Europea abbiano il diritto di muoversi liberamente e di stabilirsi dove meglio credono, naturalmente a condizione del rispetto delle leggi e della vita - evidentemente - di un Paese. Mi sembra che nella vita dell’Europa di oggi, sia necessario lavorare per sostenere processi d’inclusione e non processi di esclusione e questo è un dato importantissimo, perché espulsione, comunque, significa una penalizzazione del processo d’integrazione complessivamente, se di esclusione si tratta. Ma ci possono essere anche altre forme che hanno - diciamo - un carattere analogo dal punto di vista di fatto e possono finire nella stessa direzione cioè essere penalizzanti, problematiche dal punto di vista del processo di integrazione. Dobbiamo cogliere questa occasione come una grande opportunità per provare a guardare più in alto, non trovare situazioni al ribasso.
D. - Andrea Olivero, che idea s’è fatto di questa storia?
R. - Il problema sta nell’andare a capire se c’è una volontà di avere una politica comune europea rispetto a queste tematiche, che sono tematiche fondamentali, perché alla fine riguardano i diritti di tutti, i diritti di cittadinanza, la possibilità di vivere sicuri tutti quanti, perché come sempre anche in questo caso, il governo Sarkozy ha brandito la parola sicurezza, ma la sicurezza per una parte di francesi che vive tranquilla e non la sicurezza per tutti i cittadini europei, ivi compresi, questi cittadini rom e che oggi appaiono i più penalizzati di tutti, perché nessun Paese - fino in fondo - li riconosce come propri concittadini e quindi rischiano di non avere diritti. Noi crediamo che in questo momento sia necessario appunto che la politica dell’immigrazione diventi una delle questioni europee, dobbiamo avere il coraggio di affrontare politicamente il tema. Anche Sarkozy è scivolato su quello che purtroppo è una linea che molti hanno già intrapreso in Europa, di andare a blandire il proprio elettorato, piuttosto che cercare di affrontare seriamente la questione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
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1 commento:
Ieri un parroco francese, evidentemente fuori di testa, durante la Messa domenicale, ha chiesto ai fedeli di pregare perché a Sarkozy il buon Dio mandi un infarto. Poi subissato di critiche e "mandato alle ortiche" da diversi fedeli presenti alla Messa ha fatto marcia indietro "chiedendo scusa"; ma la frittata era fatta.
Io non so dove questo sacerdote abbia studiato il Vangelo ed affinato la sua preparazione dottrinale e teologica; ma se il risultato finale è "l'odio in Chiesa nella Messa" per un governante, che con tutti i suoi limiti e le oggettive difficoltà del problema, è chiamato a risolvere problemi di ordine pubblico, sicurezza e pacifica convivenza, vuol dire che la Chiesa di Francia è molto mal ridotta e che i fedeli che se allontanano hanno talvolta qualche buona ragione per farlo.
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