venerdì 6 agosto 2010
«Torniamo felici fra i nostri coetanei»: ministranti, voci dall’udienza (Badaracchi)
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«A Roma giorni di fede e di amicizia»
«Torniamo felici fra i nostri coetanei»: ministranti, voci dall’udienza
LAURA BADARACCHI
DA ROMA
I pullman li hanno riportati a casa, mentre ieri nel primo pomeriggio indugiavano per un ultimo giro sul Lungotevere o ai Giardini di Castel Sant’Angelo, a pochi metri da Piazza San Pietro, dove poco prima avevano ascoltato le parole di Benedetto XVI. Tra i partecipanti al decimo pellegrinaggio europeo per i ministranti, organizzato dal Coetus internationalis ministrantium, anche Patrik Tekei, quindicenne romeno della Transilvania, di lingua ungherese. «Grazie a questa esperienza, ho avuto la possibilità di visitare la città di Roma e di vedere il Santo Padre – racconta, occhi scuri e capelli arruffati –. Ma è stata anche un’occasione per mettere pace nella mia anima e fare nuove amicizie. La mia fede è stata rafforzata dopo questi giorni: le mie aspettative si sono avverate». E in patria l’adolescente riporta il desiderio di «poter contagiare con l’entusiasmo vissuto qui anche altri giovani».
Laura: l’esempio di Tarcisio Tim: esperienza di Chiesa
Anche per Laura Zept, quindicenne austriaca di Unterpremstätten, cittadina di 3.400 abitanti, il pellegrinaggio nella capitale è stata un’esperienza che lascerà il segno: «Il momento più emozionante e significativo?
L’udienza con il Papa, che ho visto da vicino; mi sono rimaste dentro le sue parole. In particolare, mi ha toccato il ricordo di san Tarcisio, il nostro patrono, pronto a dare la sua vita». Il suo gruppo, sbarcato nella Città eterna lunedì mattina, ha potuto visitare diverse chiese: «Mi è piaciuto poter constatare che in quegli edifici antichi ci fossero gruppi composti da molti giovani», commenta spigliata, giocherellando con i suoi lunghi capelli biondi e ammettendo: «Nella nostra parrocchia i ragazzi che svolgono il servizio di ministranti sono in minoranza: solo tre, mentre noi ragazze arriviamo a quota venti! Ho capito che quello che facciamo non è solo un servizio, ma che abbiamo un posto specifico e importante nella liturgia della Chiesa». Non solo: Laura ricorda la bellezza di appartenere a un gruppo: «Sentire e sapere di essere in tanti regala tanta gioia, rende felici». «Vengo da un piccolo paese, ma eravamo 550 nel mio gruppo», racconta Tim Fischer della diocesi tedesca di Osnabrück, suffraganea dell’arcidiocesi di Amburgo, dove i cattolici sono circa 580mila, poco più di un quarto degli abitanti. Durante il raduno, il sedicenne ha sperimentato «che la Chiesa è costruita da quello che noi siamo, dall’apporto di ciascuno. A casa cercheremo di portare nelle nostre liturgie quello che abbiamo imparato in questi giorni, per renderle più vivaci, trasmettendo agli altri che non sono venuti quello che abbiamo vissuto». E nel cuore Tim coltiva un sogno: «Mi piacerebbe che chi non ha una chiesa possa averla in futuro, e che si possano ricostruire le chiese distrutte».
Il vescovo Haßlberger: risorsa della pastorale giovanile
I pellegrini sono in maggioranza tedeschi. Fra loro, però, ci sono oltre un migliaio di ministranti italiani. Alcuni gruppi sono stati ospitati nelle parrocchie romane, come i ministranti in arrivo da Corato (Bari), accolti al Portuense dalla comunità dei Santi Aquila e Priscilla. Si tratta di gemellaggi che saranno sviluppati in vista di un possibile evento tutto italiano per i ministranti, che faccia da ponte verso il prossimo pellegrinaggio internazionale promosso dal Cim. Un bilancio positivo, dunque, confermato dal vescovo ausiliare di Monaco di Baviera, Bernhard Haßlberger, presidente ad interim della Commissione giovani della Conferenza episcopale tedesca: «Non si tratta di un fuoco di paglia, che a casa sarà già spento. Con incontri nelle comunità parrocchiali, il lavoro sociale e catechistico, gli stimoli per un’educazione liturgica – scandisce il presule – quella dei ministranti è diventata in Germania una delle colonne portanti della pastorale giovanile».
© Copyright Avvenire, 5 agosto 2010
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