sabato 2 ottobre 2010

Domani Benedetto XVI nella città di don Puglisi (Santoro)

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Domani Benedetto XVI nella città di don Puglisi

Anche Camilleri chiede l'accelerazione del processo di riconoscimento del martirio del parroco di Brancaccio

Francesco Santoro

palermo

Un soffio di coraggio e speranza per le giovani generazioni e per l'intera società siciliana, con l'intento di valorizzarne il volto migliore, oltre le emergenze mafia, rifiuti e disoccupazione: è questo che l'isola si aspetta da Benedetto XVI, domani in visita apostolica a Palermo, almeno a giudicare dai molti appelli che l'hanno preceduta e dagli auspici espressi dall'arcivescovo Paolo Romeo, al termine degli incontri preparatori con il mondo cattolico.
Per Benedetto XVI, la cui gigantografia è stata esposta sulla torre del castello Utveggio, quella di domani sarà la prima volta sull'isola da Papa, ma già nel 2000 fu a Palermo da cardinale, per partecipare ad un convegno.
L'occasione della visita di domenica, suo ultimo viaggio italiano del 2010, è un raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani aperto ieri a Capaci, dal titolo: «Lo sguardo del coraggio, per un'educazione alla speranza». Al Papa il compito di tradurne le conclusioni in un percorso di un futuro più che prossimo, che veda le forze migliori del cattolicesimo siciliano in un ruolo da protagonista.
L'evento clou è atteso per le 18, in Piazza Politeama: un incontro con circa 20 mila giovani provenienti da tutta la Sicilia. Non solo un discorso, ma un «happening» in cui Benedetto XVI sarà vicino e in ascolto dei giovani, come recentemente accaduto sul sagrato della cattedrale di Westminster a Londra durante il suo viaggio in Gran Bretagna. «Vogliamo presentare al Santo Padre e al mondo – ha detto nei giorni scorsi mons. Romeo – il vero volto della Sicilia, che non è fatto solo dall'emergenza rifiuti, dalla mafia e dai problemi sociali ma da una storia degna di rispetto".
Di certo, però, anche i temi più spinosi rientrano tra le attese della società civile, che nei giorni scorsi ha fatto sentire la propria voce attraverso una serie di appelli al «risveglio delle coscienze». E anche dei fedeli, che nel corso degli incontri che hanno preceduto la visita hanno insistito affinchè il pontefice dia corso al più presto al riconoscimento del martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993 nel tormentato quartiere palermitano di Brancaccio, dove era nato 56 anni prima e dove non aveva mai smesso di infondere coraggio ai giovani assediati dalla malavita.
Figura simbolo di una rinascita per la quale Ratzinger fornirà nuove fonti di ispirazione. Coniugando lo storico anatema contro la mafia lanciato da Giovanni Paolo II dalla Valle dei Templi alle parole da lui stesso pronunciate a Napoli nel 2007 contro la camorra e la violenza assurta a «mentalità diffusa». Chiedendo, soprattutto, di salvare i giovani, offrendo loro educazione e lavoro, fede e speranza.
E intanto sono già oltre mille le adesioni all'appello lanciato da Davide Faraone, consigliere comunale di Palermo, insieme ad alcuni esponenti del mondo religioso, della cultura, della politica e della società civile, per chiedere al Papa un'accelerazione del processo di riconoscimento del martirio di padre Pino Puglisi. Ieri pomeriggio ha aderito anche Andrea Camilleri. La sua adesione si aggiunge a quelle, tra gli altri, degli scrittori Vincenzo Consolo e Dacia Maraini, del regista Giuseppe Tornatore, del cantautore Francesco Guccini, di don Luigi Ciotti e di Maria Falcone. Domani al Foro italico, in occasione della messa celebrata dal Papa, i promotori dell'appello, con migliaia di volantini dal titolo «Diamo un segno. Padre Pino Puglisi Martire», inviteranno i fedeli a sostenere la loro iniziativa.
Al Papa scrivono anche la Cisl e le associazioni di ispirazione cattolica, nel mondo del lavoro. «Santo Padre, Le affidiamo queste riflessioni insieme alla nostra speranza e al comune impegno».
Si chiude così la lettera inviata a Benedetto XVI, dal Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica, nel mondo del lavoro.
Nel messaggio, a firma di Cisl, Acli, Movimento Cristiano Lavoratori, Compagnia delle Opere, Confartigianato e Confcooperative, si invoca il riscatto civile della Sicilia, un progetto di sviluppo centrato sulla persona, la famiglia, il lavoro, l'impresa legale e l'ammodernamento della regione.
Ma si parla anche del recupero di una dimensione etica della politica e di «mettere fine alla rissosità di basso profilo».
«Piuttosto la politica – si legge – lavori su poche, chiare priorità strategiche abbandonando una volta il sistema, abusato e rovinoso, delle erogazioni a pioggia, della spesa improduttiva, assistenziale e clientelare, frazionata in mille rivoli».
Al Papa, il Forum segnala il crescente divario tra regioni del sud e del nord e «una criminalità organizzata violenta, pervasiva e soffocante di una terra colpita dalla crisi sociale e dell'economia». La Sicilia «ha bisogno di uno sviluppo basato su produttività – conclude la lettera – e solidarietà, che non lasci indietro i territori deboli e ristabilisca la coesione sociale che oggi manca».

© Copyright Gazzetta del sud, 2 ottobre 2010

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