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Il Papa alla Sicilia: vivi con coraggio la speranza del Vangelo, soccombono coloro che confidano nel potere e nella violenza
Benedetto XVI è giunto questa mattina a Palermo, per il suo 21.mo viaggio pastorale in Italia, in occasione del raduno regionale ecclesiale delle famiglie e dei giovani. Accolto con grande affetto e gioia, il Pontefice ha presieduto la concelebrazione eucaristica sulla spianata del Foro Italico, davanti ad oltre 200mila persone giunte da tutta la Sicilia. Nel pomeriggio, poi, altri due appuntamenti importanti: l’incontro con la Chiesa siciliana in Cattedrale, e quello con i giovani in Piazza Politeama. Il rientro in Vaticano è previsto in serata. Il servizio del nostro inviato a Palermo, Salvatore Sabatino:
Una città in festa accoglie Benedetto XVI. Una città che lo attendeva con trepidazione, per riporre nelle sue mani le speranze per un futuro migliore. Il Papa, atterrato a Punta Raisi, giunge al Foro Italico tra due ali di folla; qui ad accoglierlo sono in oltre 200mila, assiepati davanti ad un grande palco bianco. Al Papa, innanzitutto, va l’indirizzo di saluto del sindaco di Palermo, Diego Cammarata, che evoca l’antico nome della città Panormos, “tutto porto”, che racchiude lo spirito di diversità, accoglienza ed integrazione in cui affondano le radici di questa città millenaria. Non manca, il primo cittadino, di sottolineare le tante piaghe della città:
“Certo questa Terra, Santità, vive ancora tante sofferenze, sentite con maggiore intensità dalle fasce più deboli che stentano a condurre una vita dignitosa e tranquilla”.
“Palermo, però – aggiunge - eredita un patrimonio di fede che, pur in mezzo alle intemperie della contemporaneità, sa infonderle coraggio e speranza. Palermo, che non si è mai rassegnata alla violenza della mafia, crede e non cessa di credere”.
Anche l’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, non manca di sottolineare i tanti problemi che affliggono questa terra: un sempre crescente tasso di disoccupazione, il disagio delle fasce sociali più deboli, il dramma della criminalità organizzata, l’immobilismo sociale e culturale, come pure una gestione politica discontinua e poco attenta alla problematica dell'alta disoccupazione giovanile. Ma la speranza c’è ed è grande…
“Ma davanti alla Santità Vostra, oggi, sta soprattutto la ricchezza del futuro in mano ai giovani e alle famiglie, che, animati dalla forza della fede, si sentono spinti a testimoniare con rinnovato impegno l’amore di Dio verso tutti gli uomini, specialmente nelle attuali situazioni e congiunture, tanto problematiche e dolorose”.
Speranze riposte nella presenza del Pontefice, che durante l’omelia ringrazia per il grande affetto mostrato dalla città. “Sono venuto – afferma - anche per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana”. Il mio augurio - aggiunge poi il Pontefice - è che veramente questa Città, ispirandosi ai valori più autentici della sua storia e della sua tradizione, sappia sempre realizzare per i suoi abitanti, come pure per l’intera Nazione, l’auspicio di serenità e di pace sintetizzato nel suo nome. Poi la consapevolezza dei tanti problemi che affliggono l’isola. So che a Palermo – afferma il Papa - come anche in tutta la Sicilia, non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e, come ha ricordato l’arcivescovo, a causa della criminalità organizzata:
“Oggi sono in mezzo a voi per testimoniare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera. Sono qui per darvi un forte incoraggiamento a non aver paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.
Tutti i testi della liturgia di questa domenica – aggiunge Benedetto XVI - ci parlano della fede, che è il fondamento di tutta la vita cristiana. Gesù ha educato i suoi discepoli a crescere nella fede, a credere e ad affidarsi sempre di più a Lui, per costruire sulla roccia la propria vita. Per questo essi chiedono, “accresci in noi la fede”:
“I discepoli non chiedono doni materiali, non chiedono privilegi, ma chiedono la grazia della fede, che orienti e illumini tutta la vita; chiedono la grazia di riconoscere Dio e di poter stare in relazione intima con Lui, ricevendo da Lui tutti i suoi doni, anche quelli del coraggio, dell’amore e della speranza”.
Il Pontefice cita poi l’immagine paradossale a cui ricorre Gesù per esprimere l’incredibile vitalità della fede. Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie, come sradicare un grande albero e trapiantarlo nel mare. Benedetto XVI parla quindi della testimonianza del profeta Abacuc nella prima lettura. Egli implora il Signore a partire da una situazione tremenda di violenza, d’iniquità e di oppressione; e proprio in questa situazione difficile e di insicurezza, il profeta introduce una visione che offre uno spaccato del progetto che Dio sta tracciando e sta attuando nella storia:
“’Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede’. L’empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realtà fragile e inconsistente, perciò si piegherà, è destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realtà nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avrà la vita”.
Fede che deve essere la giusta guida nella quotidianità di ognuno di noi, insomma, la salda roccia su cui edificare la vita. Benedetto XVI non manca di sottolineare che nei secoli passati la Chiesa palermitana è stata arricchita ed animata da una fede fervida, che ha trovato la sua più alta e riuscita espressione nei Santi e nelle Sante. Fa riferimento alla tanto amata Santa Rosalia, patrona della città, ad Agata e Lucia. Esalta il grande senso religioso di questa terra, che ha sempre ispirato e orientato la vita familiare, alimentando valori, quali la capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti, e l’innato rispetto per la vita, che costituiscono una preziosa eredità da custodire gelosamente e da rilanciare ancor più ai nostri giorni. Benedetto XVI, davanti alla sterminata folla del Foro Italico, parla poi della seconda parte del Vangelo odierno, che presenta un altro insegnamento, un insegnamento di umiltà, che tuttavia è strettamente legato alla fede. Siamo servi di Dio – afferma il Santo Padre - non siamo creditori nei suoi confronti, ma siamo sempre debitori. Accettare e fare la sua volontà è l’atteggiamento da avere ogni giorno, in ogni momento della nostra vita:
“Davanti a Dio non dobbiamo mai presentarci come chi crede di aver reso un servizio e di meritare una grande ricompensa. Questa è un’illusione che può nascere in tutti, anche nelle persone che lavorano molto al servizio del Signore, nella Chiesa. Dobbiamo, invece, essere consapevoli che, in realtà, non facciamo mai abbastanza per Dio”.
Cari amici – aggiunge poi il Papa - se faremo ogni giorno la volontà di Dio, con umiltà, senza pretendere nulla da Lui, sarà Gesù stesso a servirci, ad aiutarci, ad incoraggiarci, a donarci forza e serenità.
Davanti ai circa 200mila arrivati sul prato del Foro Italico, Benedetto XVI parla poi l’apostolo Paolo, che nella seconda lettura odierna, introduce nuovamente il concetto della fede. L’esempio che porta è quello di Timoteo, invitato ad avere fede e, per mezzo di essa, ad esercitare la carità. Il Pontefice sottolinea che la Sicilia è stata tra le prime regioni d’Italia ad accogliere la fede degli Apostoli, a ricevere l’annunzio della Parola di Dio, ad aderire alla fede in modo così generoso che, anche in mezzo a difficoltà e persecuzioni, è sempre germogliato in essa il fiore della santità:
“La Sicilia è stata ed è terra di santi, appartenenti ad ogni condizione di vita, che hanno vissuto il Vangelo con semplicità ed integralità. A voi, fedeli laici, ripeto: non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili!”.
La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi – ha poi aggiunto il Papa - per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra. E quando incontrate l’opposizione del mondo, sentite le parole dell’Apostolo: “Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro”.
“Ci si deve vergognare del male, di ciò che offende Dio, di ciò che offende l’uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunità civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce! La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene a chi è debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi è saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, è capace di portare la forza dirompente del Vangelo”.
Così si sono comportati i Santi e le Sante, fioriti, nel corso dei secoli, a Palermo e in tutta la Sicilia, come pure laici e sacerdoti di oggi a voi ben noti, come, ad esempio, don Pino Puglisi. Siano essi a custodirvi sempre uniti e ad alimentare in ciascuno il desiderio di proclamare, con le parole e con le opere, la presenza e l’amore di Cristo:
“Popolo di Sicilia, guarda con speranza al tuo futuro! Fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai! Vivi con coraggio i valori del Vangelo per far risplendere la luce del bene! Con la forza di Dio tutto è possibile!”.
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