venerdì 29 ottobre 2010

Il Papa: la scienza non è una panacea ma non va demonizzata (Izzo)

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PAPA: SCIENZA NON E' PANACEA MA NON VA DEMONIZZATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 28 ott.

"La scienza e' considerata da alcuni come una panacea", ma ci sono "altri che temono la scienza e se ne allontanano a causa di certi sviluppi che fanno riflettere, come la costruzione e l'uso terrificante di armi nucleari".
Per Benedetto XVI invece "la scienza non e' definita da nessuno di questi due estremi".
"Il suo compito - ricorda il Papa nel discorso rivolto oggi alla Pontificia Accademia delle Scienze - era e rimane una ricerca paziente e tuttavia appassionata della verita' sul cosmo, sulla natura e sulla costituzione dell'essere umano".
In effetti, sottolinea, "i suoi innumerevoli progressi sono stati talmente determinanti e rapidi da avvalorare, apparentemente, l'opinione secondo la quale la scienza potrebbe rispondere a tutte le domande circa l'esistenza dell'uomo e anche alle sue piu' alte aspirazioni".
Segnata da "indubbie conquiste e da grandi progressi", la storia della scienza ha visto pero' con i "trionfi" anche "molti fallimenti e battute d'arresto".
E "gli sviluppi della scienza sono stati sia esaltanti, come quando sono stati scoperti la complessita' della natura e i sui fenomeni, al di la' delle nostre aspettative; sia umilianti, come quando alcune delle teorie che avrebbero dovuto spiegare tali fenomeni una volta per tutte si sono dimostrate soltanto parziali".
Per il Papa teologo, tuttavia, "anche i risultati provvisori sono un contributo reale alla scoperta della corrispondenza fra l'intelletto e le realta' naturali, su cui le generazioni successive potranno basarsi per un ulteriore sviluppo".
Per Benedetto XVI "i progressi compiuti nella conoscenza scientifica nel ventesimo secolo, in tutte le sue varie discipline, hanno portato a una consapevolezza decisamente maggiore del posto che l'uomo e questo pianeta occupano nell'universo. In tutte le scienze, il denominatore comune continua a essere la nozione di sperimentazione come metodo organizzato per osservare la natura".
Infatti, "l'uomo ha compiuto piu' progressi nello scorso secolo che in tutta la storia precedente dell'umanita', sebbene non sempre nella conoscenza di se' e di Dio, ma di certo in quella dei macro e dei microcosmi".
E la stessa plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze che si tiene in questi giorni in Vaticano per Joseph Ratzinger - che nell'occasione ha reso omaggio, a pochi mesi dalla morte, alla memoria del grande fisico Nicola Cabibo, storico presidente del consesso - "e' una dimostrazione della stima della Chiesa per la costante ricerca scientifica e della sua gratitudine per lo sforzo scientifico che incoraggia e di cui beneficia".
"Ai giorni nostri - rileva il Papa - gli scienziati stessi apprezzano sempre di piu' la necessita' di essere aperti alla filosofia per scoprire il fondamento logico ed epistemologico della loro metodologia e delle loro conclusioni".
E "da parte sua la Chiesa e' convinta del fatto che l'attivita' scientifica benefici decisamente della consapevolezza della dimensione spirituale dell'uomo e della sua ricerca di risposte definitive, che permettano il riconoscimento di un mondo che esiste indipendentemente da noi, che non comprendiamo del tutto e che possiamo comprendere soltanto nella misura in cui riusciamo ad afferrare la sua logica intrinseca.
Gli scienziati non creano il mondo. Essi apprendono delle cose su di esso e tentano di imitarlo, seguendo le leggi e l'intelligibilita' che la natura ci manifesta".
Il dialogo tra scienza e fede, insomma, non solo e' possibile ma arricchisce chi coraggiosamente lo persegue.
"L'esperienza dello scienziato quale essere umano e' - infatti - quella di percepire una costante, una legge, un logos che egli non ha creato, ma che ha invece osservato e ci porta ad ammettere l'esistenza di una Ragione onnipotente, che e' altro da quella dell'uomo e che sostiene il mondo".
"Questo - sottolinea il Pontefice - e' il punto di incontro fra le scienze naturali e la religione. Di conseguenza, la scienza diventa un luogo di dialogo, un incontro fra l'uomo e la natura e, potenzialmente, anche fra l'uomo e il suo Creatore".
Forti di questa consapevolezza, per Benedetto XVI, si puo' guardare al ventunesimo secolo con speranza e fiducia. Mentre "i risultati sempre piu numerosi delle scienze accrescono la nostra meraviglia di fronte alla complessita' della natura", infatti "viene sempre piu' percepita la necessita' di un approccio interdisciplinare legato a una riflessione filosofica che porti a una sintesi".
Non solo: "In questo nuovo secolo, la conquista scientifica dovrebbe essere - raccomanda Papa Ratzinger - sempre informata dagli imperativi di fraternita' e di pace, contribuendo a risolvere i grandi problemi dell'umanita', e orientando gli sforzi di ognuno verso l'autentico bene dell'uomo e lo sviluppo integrale dei popoli del mondo". "L'esito positivo della scienza del ventunesimo secolo - assicura il Papa - dipendera' sicuramente, in grande misura, dalla capacita' dello scienziato di ricercare la verita' e di applicare le scoperte in modi che vanno di pari passo con la ricerca di cio' che e' giusto e buono".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Come temevamo, Raffa.
A Madrid un gruppo di legionari lascia la congregazione dopo la conferma dei vertici.
http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=11760

Alberto