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Il Papa: allarmante la disoccupazione al Sud
Bagnasco: uscire dalla logica dell'interesse personale. Napolitano: l'incontro in Calabria segno di speranza
Pino Toscano
reggio calabria
«Rinnovo l'appello perchè sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell'attività politica senza complessi d'inferiorità».
Il messaggio di Benedetto XVI al cardinale Angelo Bagnasco arriva, con straordinario tempismo, qualche minuto prima della prolusione del presidente della Cei e mette il sigillo sulla 46. Settimana sociale dei cattolici italiani che si svolge al Teatro Cilea di Reggio Calabria. Città scelta non a caso ma come emblema di un Mezzogiorno verso il quale la Chiesa rivolge uno sguardo preoccupato, soprattutto a motivo di un tasso di disoccupazione che umilia in primo luogo proprio quelle energie giovanili che potrebbero rappresentare la vera risorsa aurea del Sud. Ecco perché, dentro l'"Agenda di speranza per il futuro del Paese", la Settimana sociale vuole scrivere una parola forte in tema di diritti delle popolazioni meridionali, che poi coincidono con l'interesse nazionale («L'Italia non crescerà se non insieme»).
Da qui il richiamo ad una visione alta della società. E quindi i politici sono chiamati a «uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo per perseguire insieme il bene dell'intera famiglia umana». Per il Pontefice solo il bene comune, che trova nei valori del cristianesimo un elemento indispensabile, deve rappresentare «il criterio fondamentale della vita sociale e politica, il fine dell'agire umano e del progresso».
Un pensiero "rivoluzionario" per il quale serve una nuova generazione di politici cattolici. Che, spiega Benedetto XVI, deve essere aiutata a crescere: «Tale presenza, certamente, non s'improvvisa; rimane, piuttosto, l'obiettivo a cui deve tendere un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all'uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti».
Una «ricerca del bene comune» che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea con soddisfazione: «Mettendo al centro dei lavori un'"agenda di speranza per il futuro del Paese", la Chiesa testimonia il perdurante impegno dei cattolici a fare la loro parte per il progresso civile, economico e sociale dell'Italia, la cui identità culturale è permeata dai valori cristiani».
Il discorso del cardinal Bagnasco parte da una premessa: «L'auspicio dell'ingresso in politica di una nuova generazione di cattolici non vuol suonare come disistima per coloro che si dedicano con dedizione alla politica, verso i quali confermiamo il nostro apprezzamento». Ma è tempo di scrutare l'orizzonte, pensando a «giovani che si preparino con una vita spirituale intensa e una prassi coerente, con una conoscenza intelligente e organica della Dottrina sociale della Chiesa e del Magistero del Papa, con il confronto e il sostegno della comunità cristiana, con un paziente e tenace approccio alle diverse articolazioni amministrative. Tutto s'impara quando c'è convinzione e impegno».
È un Bagnasco tutt'altro che tiepido nei confronti di chi vorrebbe limitare il ruolo dell'istituzione religiosa: «Dispiace constatare che qualunque dichiarazione la Chiesa faccia a riguardo dei valori morali sia bollata da qualcuno di confessionalismo, come se si volesse imporre alla società pluralista una morale cattolica. La questione è un'altra, e nasce dall'esigenza di trovare il fondamento etico per le scelte politiche. La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, e quindi il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero essere conosciute dai non credenti, e ancora meno quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione. Ad essa spetta invece aiutare nel purificare e gettare luce sull'applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi».
Alla fine del suo intervento, il cardinale si ferma volentieri a scambiare qualche battuta con i giornalisti. Un nuovo partito dei cattolici? La madre di tutte le domande non lo coglie di sorpresa: «Questo io non posso dirlo, perché non ho elementi e poi perché non tocca a noi descrivere delle nuove configurazioni o aggregazioni politiche».
© Copyright Gazzetta del sud, 15 ottobre 2010
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