giovedì 21 ottobre 2010

La lettera del Papa ai seminaristi: i primi commenti. Parole ai figli (Sir)

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Il Papa: "Nella figura di Santa Elisabetta d'Ungheria vediamo come la fede, l'amicizia con Cristo creino il senso della giustizia, dell'uguaglianza di tutti, dei diritti degli altri e creino l'amore, la carità. E da questa carità nasce anche la speranza, la certezza che siamo amati da Cristo e che l'amore di Cristo ci aspetta e così ci rende capaci di imitare Cristo e di vedere Cristo negli altri" (Catechesi)

Il Papa: Santa Elisabetta d'Ungheria, "un vero esempio per tutti coloro che ricoprono ruoli di guida" (Apcom)
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IL PAPA AI SEMINARISTI - Parole ai figli

La lettera di Benedetto XVI: i primi commenti

Lunedì 18 ottobre è stata resa nota la Lettera del Papa ai seminaristi, a conclusione dell’Anno Sacerdotale (cfr. Sir n. 72, mercoledì 20 ottobre 2010). Sir ha raccolto i primi commenti di educatori e rettori di seminari italiani.

Rimotivare le scelte. “Mi sembra molto bella l’idea che il Papa abbia voluto focalizzare l’attenzione sui seminaristi in un momento un po’ convulso e legato a vicende di sofferenza dell’esperienza della Chiesa”: così don Nico Dal Molin, direttore del Centro Nazionale Vocazioni, ha commentato la Lettera del Papa ai seminaristi. “Benedetto XVI evidenzia l’importanza di rimotivare le scelte per quanti percorrono la via del seminario. Lo fa con un significativo riferimento autobiografico – continua don Dal Molin – nel quale ci dice che, come ai suoi tempi c’era chi riteneva che non ci fosse bisogno dei preti per ricostruire la Germania, dopo la follia devastante del nazismo, oggi tale presenza è ancora assolutamente necessaria. Gli uomini hanno comunque bisogno di Dio, anche in un’epoca di governo della tecnica”. Il direttore del Cnv sottolinea poi come il Papa abbia offerto “una rimotivazione globale del cammino comunitario, scrivendo che ‘non si diventa preti da soli’”. Infine, dice don Dal Molin, “il Papa fa una sofferta rivalutazione della ferita della pedofilia nella Chiesa e ci orienta a una attenzione maggiore nei seminari per recuperare la dimensione affettiva e sessuale per una umanità più piena e libera dei futuri presbiteri”.

Al servizio del popolo di Dio. “La Lettera del Papa tocca gli argomenti principali per quanto riguarda i seminaristi e la loro formazione, sia quella spirituale, sia quella umana”: così don Luigi Renna, rettore del Pontificio Seminario Regionale di Puglia. “Due aspetti mi paiono rilevanti: il primo laddove si chiede ai seminaristi di vivere il tempo del seminario come un tempo nel quale si forma la comunità dei discepoli. Il Papa sottolinea l’importanza della formazione che crea un clima educativo particolare, dove il cammino si fa insieme come discepoli e la presenza degli altri aiuta ad uscire dal proprio individualismo”. “Il secondo aspetto – afferma don Renna – è quello che vede la formazione spirituale, umana e teologica convergere nella proposta del Papa di fare del prete un vero uomo di Dio. Ciò emerge soprattutto quando si parla di studio delle materie teologiche e anche della pietà popolare. Il Papa mostra quindi, anche sotto il profilo pastorale, di avere una visione chiara e concreta nella quale il futuro presbitero si prepara per essere pienamente al servizio del popolo di Dio”. Nel seminario regionale di Puglia c’è già stata occasione per riflettere su questo testo. Don Renna spiega che “i seminaristi hanno trovato che la Lettera è qualcosa che risponde ai loro ideali e attese. Torneremo a parlarne – afferma - per rivisitare non solo i contenuti, in genere già molto apprezzati, ma anche per condividere le ‘risonanze’ personali, cioè far diventare questo testo una occasione di comunicazione a livello spirituale ed esistenziale”.

Interloquire col mondo. “Leggendo la Lettera di Benedetto XVI ai seminaristi, ho avuto la bella sensazione di un Papa che parla quasi a dei figli in un dialogo molto diretto e paterno”: lo ha detto don Carlo Bresciani, rettore del seminario diocesano di Brescia. “Un seconda impressione riguarda la sua visione ampia della formazione dei seminaristi, che comprende l’aspetto intellettuale, quello umano e quello spirituale, con un invito caldo a prendersi cura della formazione globale della persona, al di là aspetti contingenti che hanno fatto parlare le cronache degli ultimi tempi”, ha aggiunto. “Il Papa esorta ad avere un clero ben preparato e ben motivato – sottolinea poi il rettore - in vista di un apostolato che non sempre è facile nella situazione odierna, che esige una preparazione a vasto raggio per saper interloquire col mondo moderno senza paura e senza sensi di inferiorità. Anzi il Papa incoraggia a presentandosi con l’umile coraggio di chi sa di custodire un tesoro con cura e amore”.

Non è cosa d’altri tempi. “Nella Lettera del Papa ai seminaristi vengono riaffermate le questioni basilari della formazione nei seminari, con un bell’accenno iniziale sul fatto che essere preti rimane una sfida per l’oggi e non è cosa di altri tempi”: lo afferma don Giampaolo Dianin, rettore del seminario vescovile maggiore di Padova. “Nella Lettera si vedono confermate le strade scelte per la vita spirituale, il primato di Dio, il valore dello studio teologico – prosegue – da guardare non solo nella logica della immediata fruizione pastorale, ma anche col gusto della conoscenza e della ricerca di Dio e della speranza”. Don Dianin, che guida il seminario maggiore dove studiano 41 seminaristi (il “minore” di Padova ha 65 iscritti), afferma che “è molto interessante anche l’accenno alla ‘pietà popolare’, con l’affermazione che il prete deve essere vicino alla gente, alla normalità della vita, alla sensibilità e al vissuto dei fedeli. C’è inoltre un altro punto molto significativo: quello in cui evidenzia la vita del seminario e la sfida della comunità di stare insieme, esercitandosi nella reciproca comprensione, tolleranza, collaborazione”.

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