domenica 24 ottobre 2010

Nel «Messaggio al Popolo di Dio» e nelle 44 «Proposizioni» i temi cruciali del Sinodo (Muolo)

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Il Papa: in Medio Oriente la pace è possibile, urgente, condizione indispensabile per una vita degna (AsiaNews)

Il Papa: "Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da Gesù Cristo" (Angelus)

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Il Papa: La pace in Medio Oriente è "urgente" ed è la condizione "indispensabile per una vita degna della persona umana e della società" (Ansa)

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Il Papa: La pace è possibile. La pace è urgente (Apcom)

Il Papa chiude il Sinodo sul Medio Oriente: "Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente" (Omelia)

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Il Papa ai Padri Sinodali: "E’ bello vedere questa vera cattolicità, che è così ricca di diversità, così ricca di possibilità, di culture diverse; e, tuttavia, proprio così cresce la polifonia di un’unica fede, di una vera comunione dei cuori, che solo il Signore può dare" (Discorso)

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Cristiani, costruttori di pace
«Ma non lasciateci soli»


Nel «Messaggio al Popolo di Dio» e nelle 44 «Proposizioni» i temi cruciali del Sinodo

DA ROMA MIMMO MUOLO

Un incoraggiamento ai cristiani perché – restando sulle loro terre – continuino «con coraggio, assiduità e forza a portare il messaggio di Cri­sto».
E un appello alla comunità internazionale perché «lavori sinceramente a una soluzione di pace giusta e definitiva».
A conclusione dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente, i padri sinodali chiedono dunque un doppio impegno a favore della regione «che Dio, nel mi­stero del suo amore, ha voluto fosse la culla del suo pia no universale di salvezza». Pur con toni sensibilmente diversi, infatti, sia il Messaggio al Popolo di Dio diffuso ieri, sia l’elenco delle 44 Propositiones consegnato a Benedetto XVI come base per l’elaborazione della sua e sortazione post-sinodale tengono conto degli aspetti pastorali e politici auspicando un futuro di pace e sta bilità. In sostanza, due documenti (che qui riassumia mo nelle loro linee portanti) ma un’unica voce, che toc ca sia le questioni interne alle comunità (e soprattutto la necessità di una maggiore comunione tra i diversi ri ti, oltre che la formazione adeguata dei fedeli cristiani), sia il loro rapporto con l’ambiente circostante.

L’esigenza della pace. «Abbiamo avuto coscienza del l’impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la re gione, soprattutto sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell’occupazione israeliana: la mancanza di libertà di movimento, il muro di separazione e le bar riere militari, i prigionieri politici, la demolizione delle case, la perturbazione della vita economica e sociale e le migliaia di rifugiati», scrivono i padri sinodali nel Mes saggio. D’altra parte essi non nascondono neanche le condizioni di «sofferenza e insicurezza nelle quali vivo no gli Israeliani» e la «preoccupazione» per le «iniziati ve unilaterali che rischiano di mutare la demografia e lo statuto» di Gerusalemme, la Città Santa. «Vediamo – affermano – che una pace giusta e definitiva è l’unico mezzo di salvezza per tutti, per il bene della regione e dei suoi popoli». Ed è proprio in quest’ottica che il Si nodo rivolge il suo accorato appello all’Onu affinché siano applicate «le risoluzioni del Consiglio di Sicurez za » e «le misure giuridiche necessarie per mettere fine all’Occupazione dei differenti territori arabi». In questo modo, spiegano i presuli, «il popolo palestinese potrà avere una patria indipendente e sovrana e vivervi nella dignità e nella stabilità. Lo Stato d’Israele potrà godere della pace e della sicurezza all’interno delle frontiere in ternazionalmente riconosciute. La Città Santa di Geru salemme potrà trovare lo statuto giusto che rispetterà il suo carattere particolare, la sua santità, il suo patri monio religioso per ciascuna delle tre religioni ebraica, cristiana e musulmana». «Noi – ribadiscono i padri si nodali nel Messaggio finale – speriamo che la soluzio ne dei due Stati diventi realtà e non resti un semplice sogno».

Frenare l’emorragia dell’emigrazione. Alla richiesta ri volta alla comunità internazionale si affianca poi l’invi to «ai governi e ai responsabili pubblici» dei Paesi del Me dio Oriente «per arrestare la corsa agli armamenti» e frenare «l’emorragia dell’emigrazione». Senza dimenti care la difficile situazione del Libano né «i cristiani as sassinati e le sofferenze permanenti della Chiesa in I raq, dei suoi figli espulsi e dispersi per il mondo», i pa dri sinodali auspicano che «gli emigrati, forzati a lasciare i loro Paesi, possano trovare i soccorsi necessari là do ve arrivano, affinché possano tornare nei loro Paesi e vi vervi in sicurezza».

Il dialogo interreligioso. Dal Sinodo emerge dunque da una parte la necessità di un intervento concreto a livel lo mondiale e dall’altra si rafforza la consapevolezza del ruolo dei cristiani in Medio Oriente e del loro fonda mentale contributo. A partire da un dialogo sincero con il mondo ebraico e con quello musulmano. «La nostra missione basata sulla nostra fede e il nostro dovere ver so le nostre patrie – si legge nel testo – ci obbligano a con tribuire alla costruzione dei nostri paesi insieme con tutti i cittadini musulmani, ebrei e cristiani». «È tempo di impegnarci insieme per una pace sincera, giusta e definitiva», continua il Messaggio sottolineando che «non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bi bliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie». Al contrario, «il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell’altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi coman damenti, vale a dire secondo la bontà di Dio, la sua giu stizia, la sua misericordia e il suo amore per noi». Nella prospettiva di «offrire all’Oriente e all’Occidente un mo dello di convivenza tra le differenti religioni e di colla borazione positiva tra diverse civiltà, per il bene delle no stre patrie e quello di tutta l’umanità», il dialogo ecu menico e quello interreligioso diventano uno strumen to indispensabile e irrinunciabile: non si tratta di una «realtà passeggera» ma di «una necessità vitale da cui di pende il nostro avvenire». Ecco perché è un dovere «e ducare i credenti al dialogo interreligioso, all’accetta zione del pluralismo, al rispetto e alla stima reciproca».

Contro ogni violenza. «Chiamiamo le religioni ad as sumere le loro responsabilità nella promozione del dia logo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero», affermano i padri sinodali ripetendo la loro unanime condanna della «violenza e del terrori smo, di qualunque origine, e di qualsiasi estremismo religioso; di ogni forma di razzismo, antisemitismo, an ticristianesimo e islamofobia».
I protagonisti del Sinodo per il Medio Oriente tornano a casa «pieni di speranza, di forza e di risolutezza». Con sci della ricchezza delle loro tradizioni e dell’importan za della testimonianza dei cristiani siano essi sacerdo ti, religiosi, consacrati oppure laici, famiglie, donne, gio vani, persone che operano nel sociale e nei media.

© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2010

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