lunedì 25 ottobre 2010

Papa Ratzinger ha invocato una vera libertà religiosa, e non solo di culto, in Medio Oriente. Critiche di Israele al Sinodo (Taddei)

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Il Papa: "Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da Gesù Cristo" (Angelus)

Il Papa: E' necessaria "una più piena comunione all'interno della Chiesa Cattolica"

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Chi non vuole la perestroika in Vaticano. Ratzinger non c’entra coi pasticci dello Ior: sono il colpo di coda dei nemici del Papa (Gianluigi Nuzzi). Monumentale!
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Sinodo, le proteste di Israele Invece l'Olp ha espresso vivo compiacimento per la posizione vaticana

Alessandra Taddei

ROMA
Dopo una pausa di riflessione di oltre 24 ore, Israele ha stasera denunciato con forza gli «attacchi politici» nei suoi confronti – condotti «nel segno della migliore tradizione della propaganda araba» – lanciati dal Sinodo per il Medio Oriente, appena conclusosi in Vaticano. In un comunicato dai toni perentori il viceministro degli Esteri Dany Ayalon ha manifestato «delusione» per la dichiarazione finale dei vescovi accusando il Sinodo di essere stato preso «in ostaggio di una maggioranza anti-israeliana» fornendo «una tribuna per attacchi politici» contro lo Stato israeliano. Ai suoi commenti si sono contrapposti quelli dell'Olp che ha invece espresso vivo compiacimento per le posizioni espresse dal Sinodo.
Ayalon si è detto peraltro «scandalizzato» dall' affermazione del vescovo melchita di Boston Cyril Salim Bustros (non contenute nei documenti ufficiali del Sinodo) secondo cui Israele si rifarebbe al concetto biblico di Terra Promessa per giustificare i diritti territoriali degli ebrei ed «espellere i palestinesi». Parole da cui il dicastero degli Esteri israeliano ha chiesto alla Santa Sede di «distanziarsi» chiarendo come simili toni «non rappresentino la posizione ufficiale del Vaticano».
Esprimendosi invece in totale sintonia con le tesi espresse nel Sinodo, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha affermato che «Israele non può far ricorso a concetti biblici relativi alla Terra Promessa o al popolo eletto per giustificare poi rivendicazioni territoriali a Gerusalemme o nei Territori». Il documento espresso dal Sinodo, secondo Erekat, conferma che «Israele non può rivendicare Gerusalemme come città esclusivamente israeliana».
«La nostra visione – ha detto il portavoce palestinese – è di una città aperta e condivisa, la capitale di due Stati e di tre fedi, mentre nella visione israeliana è una città esclusivamente ebraica».
Proprio ieri il governo israeliano, indipendentemente dalle polemiche sul Sinodo, ha approvato in via generale un pacchetto di incentivi e di investimenti volti a rafforzare la presenza israeliana in città. «Si tratta di un messaggio chiaro – ha precisato un ministro del Likud – che Gerusalemme non sarà mai spartita e che al suo interno non ci sarà altra sovranità che non quella israeliana».
Secondo un deputato arabo israeliano, Taleb a-Sana, posizioni del genere rischiano adesso di «mettere fine alle speranze di pace» nella Regione.
Invece nella messa a San Pietro, che ha concluso il Sinodo sul Medio Oriente dopo due settimane di lavori, ha alzato la voce Benedetto XVI durante la sua omelia, quando ha chiesto alla comunità internazionale di moltiplicare gli sforzi per porre fine ai conflitto dell'area: la pace per il Medio Oriente è «possibile», è «urgente», è «la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana» e per «evitare l'emigrazione» dalla regione.
Papa Ratzinger ha anche invocato una vera libertà religiosa, e non solo di culto, in Medio Oriente, ha chiamato i cristiani a battersi per promuovere tale «diritto fondamentale» della persona umana ed ha indicato la libertà di coscienza come uno dei nodi più urgenti da affrontare nel dialogo con i Paesi islamici.
Rito latino (ovvero occidentale) per la conclusione dell'assemblea sinodale sul Medio Oriente, così come era accaduto per la messa inaugurale del 10 ottobre scorso. Canti orientali però, intonati dalle voci profonde, baritonali, dei patriarchi cattolici melchiti, maroniti, siriaci, caldei, copti, armeni. Volute di incenso e preghiere in arabo, farsi, turco, ebraico. Mitre occidentali, ricamate d'oro, e copricapi a cipolla orientali. Con il Papa hanno concelebrato la messa di chiusura 177 padri sinodali, un drappello di uomini di Curia, ma sopratutto i patriarchi e i vescovi del Medio Oriente, riuniti per la prima volta a Roma per cementare l'unione tra le diverse comunità «sui iuris» (con autonomia giuridica) e tra queste e il successore di Pietro.
Dopo il messaggio finale del Sinodo e le 44 proposte diffuse sabato, Benedetto XVI è tornato a parlare della situazione nella regione: «Da troppo tempo nel Medio Oriente perdurano i conflitti, le guerre, la violenza, il terrorismo. La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali, in particolare degli Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei conflitti. Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. La pace – ha scandito – è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società».
Infine il Papa ha annunciato che il prossimo Sinodo dei vescovi, che si svolgerà nel 2012 in Vaticano sarà dedicato alla «Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana».

© Copyright Gazzetta del sud, 25 ottobre 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

LEGGETE QUESTO ARTICOLO PAZZESCO...SI GETTA ANCORA FANGO SUL PAPA IN MANIERA IGNOBILE!
Antonio Calciuri
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=377095&IDCategoria=1