venerdì 5 novembre 2010

L'attesa di Santiago e Barcellona nel commento di Salvatore Izzo

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CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (NOVEMBRE-DICEMBRE 2010 / GENNAIO 2011)

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Verso Santiago de Compostela e Barcellona: la visita del Papa all’Obra Benéfico Social del Nen Déu (Radio Vaticana)

Continua la moltiplicazioni delle "perle" contro Papa Benedetto. E' la volta di Flores d'Arcais. Mai un Pontefice è stato protagonista di tanti libri :-)

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Intenzione di preghiera in occasione della visita del Papa in Spagna
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LA SPAGNA ATTENDE IL PAPA

(AGI) - CdV, 5 nov.

(di Salvatore Izzo)

La Spagna e' e restera' una grande nazione cattolica.
Lo riaffermano i vescovi iberici alla vigilia del viaggio che portera' Papa Ratzinger - per la seconda volta dall'inizio del Pontificato - nel loro Paese, dove visitera' domani Santiago de Compostela e domenica Barcellona (incontrando anche i reali, il premier Zapatero e il capo dell'opposizione). "Rivitalizzare la nostra fede, la nostra identita' cristiana e la nostra testimonianza personale e comunitaria di fronte alla nostra societa' e' il frutto principale che dobbiamo cercare di ottenere da questo avvenimento che vivremo i prossimi giorni", spiega il card. Lluis Martinez Sistach, arcivescovo di Barcellona, per il quale "la visita apostolica e' un autentico dono di Dio".
Il cardinale invita a ricevere Benedetto XVI "come colui che viene nel nome del Signore", ricordando anche il suo impegno nella difesa dell'uomo e dei suoi diritti, a partire dal diritto di liberta' religiosa.
"La sua venuta - sottolinea - vuole essere anche un segno di affetto verso i fratelli di altre confessioni cristiane e verso i credenti di altre religioni presenti tra noi".
Santiago de Compostela, prima tappa del viaggio apostolico, "e' la meta di un popolo numeroso che si mette in cammino in umilta' e in ricerca. Innumerevoli itinerari di persone singole attraverso i secoli, che riflettono, pregano, faticano per ritrovare se stesse e incontrare Dio. Infinite vicende diverse di vita, con il loro segreto e il loro mistero profondo, confluiscono nel grande fiume del popolo in cammino", tiene a ricordare da parte sua il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
"Il Papa - aggiunge - oggi e' pellegrino con i pellegrini, lui come persona, lui come pastore. Quante persone vagano senza trovare la direzione e la meta.
Verso Santiago il cammino di moltissimi ha trovato una stella, una meta. Insieme al Papa affrontiamo con fiducia i nostri cammini".
Come e' noto ben 8 milioni di persone sono sfilate quest'anno davanti alla tomba dove secondo la tradizione si conservano i resti dell'apostolo Giacomo. Piu' di 250mila di questi hanno fatto il cammino a piedi, segliendo quante e quali delle tante tappe e dei tanti possibili percorsi fare, e hanno ottenuto, arrivati a Santiago, l'agognata "Compostela", il "certificato" del pellegrino. Sono un numero straordinario, se si pensa che nel 1985 non erano piu' di cinquemila all'anno. "Anche la costruzione della Sagrada Familia a Barcellona - ricorda padre Lombardi illustrando la seconda tappa del viaggio ai microfoni della Radio Vaticana - e' impresa di un popolo umile e numeroso. E' questo popolo che la fa crescere lentamente con i sui piccoli contributi e la sua devozione, non i poteri di questo mondo. Gaudi' rimane anima di questa impresa, ma essa va aldila' della sua opera, aldila' nel tempo e nelle espressioni artistiche, pur conservandone l'ispirazione potentissima di fede e di arte.
Cosi' cresce la casa dove il popolo credente ritrova se stesso nell'incontro con Cristo, con Dio. Ma sulle sue mura esterne ogni uomo, anche non credente, puo' leggere i significati piu' profondi della vicenda umana.
Linguaggio universale di annuncio di salvezza. Qui il Papa ha voluto venire a pregare con il popolo. E poi l'incontro con i piccoli e i sofferenti nel pomeriggio di domenica.
Non puo' mancare. Non esiste comunita' credente senza amore fattivo, capace di trasformare, trasfigurare la sofferenza in speranza e in gioia.
La carita' vissuta e' la stella del cammino, la lingua quotidiana che tutti possono capire. Di qui passa necessariamente la strada del Papa".
"L'insieme del tempio sia un vero e proprio simbolo, un'opera d'arte in sintonia con l'epoca in cui viviamo. All'esterno mostrera' immagini apologetiche e catechetiche, per introdurre i fedeli alla contemplazione del mondo soprannaturale rappresentato all'interno", aveva scritto Antonio Gaudi' immaginando come sarebbe stata la "sua" chiesa dedicata alla "Sagrada Familia", l'immensa cattedrale in costruzione a Barcellona, dove il cantiere ogni anno viene visitato da oltre due milioni e mezzo di persone (in media settemila cinquecento al giorno).
Benedetto XVI domenica a Barcellona potra' consacrarla, anche se e' pronta solo la navata centrale mentre ci vorranno ancora tre decenni circa a completare l'opera del grande architetto spagnolo, del quale e' in corso il processo di beatificazione. Gaudi' vi lavoro' per 43 anni, dal 1883 al 1926, come i costruttori delle grandi cattedrali, in maniera sempre piu' intensa ed esclusiva, fino a trasferirsi dentro al cantiere.
Alla sua morte era conclusa la cripta e qualche torre, ma egli vedeva l'immensa opera nei dettagli. Il progetto, che esclude l'uso del cemento armato ed e' basato su calcoli matematici talmente sofisticati che solo i computer di oggi riescono a decrittarli, e' portato avanti da diversi architetti, ma il suo principale erede di oggi e' Jordi Bopnet y Armengol, l'architetto che meglio conosce i sereti di questa mastodontica "Bibbia di pietra", intervistato dal mensile cattolico "Luoghi dell'infinito".
Con la sua presenza Benedetto XVI riaffermera' il valore di questo progetto che non ha paragoni in nessun altro luogo del mondo: basti pensare che una volta finito l'edificio sara' alto ben 170 metri e sulla sua guglia principale svettera' la croce a quattro braccia che il maestro aveva disegnato come cuspide della citta' catalana.
E finalmente diventera' realta' il "sogno" del maestro.
"Sull'altare maggiore - immaginava Gaudi' - si adorera' il Divino Crocifisso, dal cui braccio verticale uscira' una vite, a simboleggiare le parole di Cristo: 'Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto; chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca'. La vite formera' un baldacchino che sara' allo stesso tempo un lampadario. Cinquanta lampade penderanno da esso, a ricordo della frase del Salvatore: 'Io sono la luce del mondo"' come nel primitivo altare di san Giovanni in Laterano". Manca pero' ancora la facciata della Gloria, quella principale, con la quale, immaginava Gaudi', "si rendera' onore alla Santissima Trinita', alla Sacra Famiglia, alle sue virtu' e alla sua esemplarita' nel lavoro. Saranno presentate tutte le verita' di Fede, Speranza e Carita', e lo stato dell'anima dopo la morte, con il suo castigo o premio. Verranno raffigurate scene descritte nell'Apocalisse di san Giovanni. La facciata avra' un portico, le cui colonne mostreranno, nei capitelli, i doni dello Spirito Santo e i simboli delle virtu', mentre alla base saranno raffigurati i vizi opposti. Sopra le cinque porte un fregio e, in aggetto nella parte centrale, i progenitori del genere umano, Adamo ed Eva. Al di sopra, san Giuseppe con Gesu' adolescente rappresentati nel loro lavoro di falegnami, ricordo e glorificazione del lavoro umano della Sacra Famiglia.
Nelle gallerie alte, a presiedere alla porta centrale, il gruppo di Cristo Nostro Signore, con gli strumenti della Passione, circondato da angeli, nel momento del giudizio delle anime". Gaudi' era cosciente che il suo ingente monumento avrebbe richiesto tempi molto lunghi e l'intervento di architetti e artisti diversi in epoche di gusti e tecnologie diverse. Cosi' non volle fissare le tecniche costruttive perche' sapeva che i progressi futuri avrebbero suggerito soluzioni migliori.
Ma per lo stesso motivo lascio' terminate certe parti fino alla minuzia perche' servissero d'orientamento in tempi avvenire. Cosi' e' stato.
Nella Guerra civile furono distrutti i progetti.
"Oggi, con le navate concluse, e' bellissimo - ha scritto nei giorni scorsi Avvenire presentando il nuovo viaggio del Papa in Spagna - sentire ancora la sua voce dinanzi a cio' che e' stato costruito un secolo dopo: "Stiamo studiando il modo di imprimere agilita' e permettere il passaggio della luce, ottenendo leggerezza tramite l'assenza di masse murarie, mediante un sistema di archi parabolici che conducono le spinte fino alle fondamenta. Il tempio sara' molto luminoso, con belle filtrazioni di luce, combinandosi quella che scendera' dalle alte torri con quella dei finestroni di cristallo".

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