venerdì 19 febbraio 2010

Il Papa: «L'essere umano è ferito, il peccato ha ferito la natura umana» (Sabelli)


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Nella sua "lectio" ai parroci di Roma

Renato Sabelli

Roma

«L'essere umano è ferito, il peccato ha ferito la natura umana».
Per questo, rileva il Papa, «si dice "ha mentito, è umano; ha rubato, è umano": ma questo non è il vero essere umano», ricorda ai sacerdoti di Roma, nella Lectio che quest'anno ha sostituito il tradizionale «botta e risposta» con i parroci avviato da Papa Wojtyla. Per il Pontefice, dunque «essere «uomo secondo la volontà del Creatore» significa «essere generoso, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza» e «con l'aiuto di Cristo uscire da questo oscuramento della nostra natura». Il vero uomo, cioè, «partecipa alle sofferenze degli essere umani, è uomo di compassione. Il vero uomo non vive solo nella contemplazione della verità, beato e felice. Il sacerdote entra come Cristo nella miseria umana, va verso le persone sofferenti e prende su di sè quelle miserie».
E ogni sacerdote, scandisce Ratzinger, «deve essere uomo, cioè completamente umano» «Proprio Cristo ha mostrato il vero umanesimo, sempre fissato in Dio», portando «tutto l'essere e la sofferenza umana nella passione», aggiunge il Vescovo di Roma chiedendo ai «suoi» sacerdoti di «non possiamo isolarsi»: dobbiamo essere, sottolinea «presenti nella passione di questo mondo per trasformarlo verso Dio». E come Gesù «piange» davanti alla morte e alla distruzione provocate dagli uomini, e «ha gridato» sulla Croce così «anche il nostro sacerdozio non si limita alla messa», ma deve saper portare «la sofferenza del nostro mondo così lontano da Dio». Il sacerdozio, conclude, «non è cosa per alcune ore», ma si realizza «nelle sofferenze e nelle tristezze» così come «nelle gioie» e «nell'obbedienza» di ogni giorno e di una vita intera.
Benedetto XVI, nella sua "lectio" ha detto anche che Dio non è un'esclusiva della storia del popolo «eletto», perché anche il paganesimo ha aperto strade che portano a Cristo. Spesso visto in antitesi e contrapposizione alla storia della salvezza portata dalla tradizione ebraico-cristiana, il paganesimo ha invece avuto un suo ruolo lodato apertamente dal teologo Ratzinger. Il Papa ha centrato il suo discorso sulla «Lettera agli Ebrei» (un testo probabilmente scritto da un seguace di San Paolo e non dallo stesso apostolo delle Genti), in cui si cita come esempio di sommo sacerdote, precursore e anticipatore di Gesù, Melchisedec, un pagano per l'appunto. Melchisedek, re di Salem (ovvero di Gerusalemme) è una figura misteriosa dell'Antico testamento; è rappresentato, nella Genesi, come sacerdote del Dio Altissimo e porta pane e vino ad Abramo ed anche benedice il "padre" da cui sono derivate le tre religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo e Islam). Si affianca in qualche modo ad Abramo e al popolo eletto e su ciò – ha ammesso il pontefice – studiosi ebrei e cristiani hanno molto riflettuto.
«È uno dei santi pagani antichi», ha osservato ieri mattina Benedetto XVI. Il suo compito – ha aggiunto – era «adorare il Dio Altissimo e coltivare la giustizia e la pace».

© Copyright Gazzetta del sud, 19 febbraio 2010

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