giovedì 18 febbraio 2010

Mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, scrive ad Avvenire: in Bertone humanitas e preparazione


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Versaldi: in Bertone humanitas e preparazione

Gentile direttore,

mi spinge a scriverle un articolo sul cardinale Tarcisio Bertone pubblicato su « Il Foglio » del 13 febbraio scorso dove si afferma all’inizio che «amici e nemici finiscono stranamente per dire la stessa cosa, sia pur con accenti diversi: molte gambe, molto fiato e molto cuore, ma poca o nessuna strategia». Io non oso definirmi amico a motivo della venerazione che porto verso il cardinale ( se mai, è lui che può considerarmi tale), certo non sono nemico (categoria che non dovrebbe esistere per i cristiani), ma scrivo semplicemente come uno che conosce bene il segretario di Stato di Benedetto XVI, avendo lavorato con lui quando era arcivescovo di Vercelli e fino a oggi per collaborazioni di cui sono richiesto per il governo della Chiesa universale.
Senza conoscenza diretta, l’articolo si basa su notizie e interpretazioni degli atti di governo del cardinale Bertone , con molti dettagli che andrebbero rettificati, e dà un ritratto deformante sin dal titolo (« Bertone l’allegrone») che, per amore di rima, rende negativa una qualità del segretario di Stato. Stupisce non tanto il fatto che l’articolo, riprendendo voci giornalistiche o anonime tanto diffuse quanto infondate, enumeri gli ipotetici lati negativi del suo governo, quanto piuttosto che riesca a deformare gli aspetti positivi che non possono essere ignorati. Il risultato è un’insalata che risulta indigesta a chi ama la verità e conosce il cardinale Bertone così come egli è e non come lo si vuole dipingere. Posso assicurare dalla mia esperienza che il tratto umano e salesiano della sua personalità non è affatto di ostacolo alla missione che ha avuto e ha nella Chiesa proprio perché gli permette di stare vicino alla realtà del popolo cristiano e della società civile allo scopo di annunciare e testimoniare il Vangelo in modo comprensibile e positivo. Le opposizioni che incontra sono del tutto spiegabili, ma non sono un segno di fallimento e tanto meno di mancanza di una strategia ( in contraddizione con l’altra accusa di decisionismo!).
Ma se questa mia testimonianza potesse sembrare influenzata dalla troppa prossimità, più di ogni altra opinione dovrebbe valere quella dello stesso papa Benedetto XVI, che lo ha scelto non per raccomandazioni indirette, ma per collaudata conoscenza diretta. Ora, se una persona intelligente e prudente come questo Pontefice ha scelto il cardinale Bertone come suo segretario di Stato, dopo averlo avuto come segretario della Congregazione per la dottrina della fede, l’unica spiegazione possibile è che lo ritiene adatto a questa missione e il miglior suo collaboratore.
Del resto, basta leggere quanto lo stesso Benedetto XVI ha scritto nella calorosa lettera del 15 gennaio scorso per rendersi conto della verità di quanto ho riportato dalla mia esperienza. Il Papa non si accontenta infatti di mettere in rilievo l’humanitas del segretario di Stato, grazie alla quale nella Congregazione per la dottrina della fede si è creato «un clima di autentica familiarità » , ma afferma che questo clima ha favorito «una decisa e determinata disciplina di lavoro». Ed è lo stesso Benedetto XVI a riconoscere che questa humanitas nel cardinale si compone armonicamente con il sensus fidei e la «preparazione dottrinale e canonistica».
Nell’articolo pubblicato su « Il Foglio » , al contrario, l’ humanitas viene declassata a una vaga allegria, quasi da buontempone, mentre si rimprovera al cardinale la mancanza di pedigree diplomatico e di strategia.
Ma se papa Ratzinger avesse voluto come segretario di Stato una persona con pedigree diplomatico, non aveva che l’imbarazzo della scelta e questo vuol dire che il governo pastorale di Benedetto XVI voleva un tale collaboratore (forse anche per cancellare nella Chiesa quella «sporcizia» che, da cardinale, Ratzinger aveva conosciuto e denunciato). Il fatto che alcuni possano criticare il cardinale Bertone è del tutto legittimo (purché sia rispettata la verità), ma non si può ignorare che quanto fa il segretario di Stato è servire il Papa e che ogni tentativo di separare l’uno dall’altro è frutto di dietrologie smentite dai fatti (si veda il comunicato della Segreteria di Stato del 9 febbraio approvato da Benedetto XVI, che ne ha ordinato la pubblicazione).
Questo ho voluto scriverle, gentile direttore, per una maggiore conoscenza della realtà affinché, come si legge nel citato comunicato, «si affermino la verità e la giustizia».

Cordialmente

Giuseppe Versaldi vescovo di Alessandria

© Copyright Avvenire, 18 febbraio 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'intervento di Mons. Versaldi mi sembra ineccepibile. Sul Card. Bertone la calunnia monta quotidianamente senza che venga addotto alcunché di concreto. Sarebbe ora di finirla o di provare le accuse.
Alberto