lunedì 22 febbraio 2010

Un tempo da vivere insieme con Gesù: sulle parole del Papa per la Quaresima, la riflessione del teologo Pierangelo Sequeri (Radio Vaticana)


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Un tempo da vivere insieme con Gesù: sulle parole del Papa per la Quaresima, la riflessione del teologo Pierangelo Sequeri

“Un tempo di ‘agonismo’ spirituale da vivere insieme con Gesù”, usando “le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza”: così, Benedetto XVI, ha definito ieri all’Angelus il tempo forte della Quaresima. Un periodo, aveva già sottolineato durante l’udienza generale nel Mercoledì delle Ceneri, che ci offre un’occasione propizia per convertirci e andare controcorrente. Su come vivere questo percorso di fede che ci conduce alla Pasqua, Fabio Colagrande ha intervistato mons. Pierangelo Sequeri, vicepreside della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale:

R. – Un tempo che mette a tema una radice della vita cristiana e tuttavia ha qui una particolare concentrazione. Per entrare in questa concentrazione bisogna portare se stessi, anzitutto, davanti al Signore, perché semplicemente se ci si attende da questo tempo una qualche magia, la magia non ha corso qui. Se invece si porta tutto di se stessi, allora il Signore cambia il cuore e questa concentrazione diventa per così dire capace di irradiarsi sulla vita. Porta se stesso davanti al Signore, fa il primo lavoro della Quaresima e il primo passo della conversione.

D. – Il Papa ha detto anche che non siamo soli, perché la Chiesa ci accompagna e ci sostiene in questo cammino...

R. – Questa dimensione mi sembra particolarmente importante oggi: rinnovare il carattere vivo di questa percezione, dei legami di Chiesa in tutto il mondo. Ci sono persone nel mondo che segnano il loro spirito con la Quaresima in condizioni già difficili: molto dispersi, alcuni devono provvedere a se stessi, si sentono persino minacciati nel loro legame con il Signore. Ecco, avere la sensazione che noi tutti siamo parte di questo e facciamo la nostra parte, questo sostiene anche loro nel nostro piccolo, ma da tutti loro siamo sostenuti. Questa è una specie di rete grandiosa che lo Spirito della Quaresima apre. Quindi, c’è una concentrazione, ma anche una dilatazione dello Spirito cristiano, che qui viene a contatto proprio con l’essenza elementare della comunione. Tutti, insieme, nei nostri legami della fede, ci presentiamo davanti al Signore e questo avviene in tutto il mondo, perché appunto questa è la Chiesa.

D. – Il Papa ha ricordato che la conversione deve essere qualcosa di radicale. Ha parlato di mediocrità morale, ma ha anche detto che convertirsi non significa compiere una semplice decisione morale, ma c’è qualcosa di più, è una scelta di fede. Cosa implica questa differenza?

R. – La differenza è che non si fanno semplicemente dei propositi sul comportamento, ma si prende per così dire una decisione su ciò che si è, su ciò che si vuole essere. E l’umiltà con la quale si prende questa decisione - perché il primo passo è riconoscere che non ne siamo all’altezza e per questo ci mettiamo davanti a Dio - ha come corrispettivo una cosa, secondo me, grandiosa: il Papa che parla della corrente, resistere alla corrente. Io a quel punto non fuggo, non volgo le spalle, non mi lascio portare dalla corrente che mi spinge da dietro, ma mi giro e la fronteggio. L’umiltà cristiana conquistata nella Quaresima significa che nessuno mi può togliere niente, perché quello che io ho lo consegno al Signore, significa anche rivolgersi ed essere capaci di fronteggiare la corrente. E nella nostra semplicità, con l’aiuto del Signore, rinnovare questo gesto è particolarmente vitale, perché se tutti volgiamo le spalle alla corrente anonima che ci spinge, tutti siamo ugualmente perduti e senza meta. Se qualcuno si gira, si converte, a fronteggiarla, c’è speranza per quelli che sono portati, loro malgrado travolti.

(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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