domenica 21 febbraio 2010
Il Papa: Anche in una situazione di minaccia terroristica, va sempre rispettato il primato della persona (Galeazzi)
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Benedetto XVI e i body scanner
“Rispettare sempre la persona”
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«Anche in una situazione di minaccia terroristica, va sempre rispettato il primato della persona».
Mentre negli scali italiani e mondiali inizia l’era dei «body scanner», Benedetto XVI avverte che anche sugli aerei e negli aeroporti «il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è la persona, nella sua integrità». Ciò «deve rappresentare il fine e non il mezzo a cui tendere incessantemente».
Il Pontefice riceve in Vaticano i dirigenti e i dipendenti dell’Enac e dell’Enav, accompagnati dal sottosegretario Letta e dal ministro dei Trasporti Matteoli e li esorta affinché gli aeroporti siano accoglienti con i pellegrini e con chi cerca Dio.
Il rispetto dei principi, riconosce il Papa «può apparire particolarmente complesso e difficile nell’attuale contesto». Difficoltà causate «della crisi economica che provoca problematici effetti nel settore dell’aviazione civile e della minaccia del terrorismo internazionale che prende di mira pure gli aeroporti e gli aerei per attuare le proprie trame eversive». Però, anche nell’attuale situazione di rischio, «occorre non perdere mai di vista che il rispetto del primato della persona e l’attenzione alle sue necessità non solo non rendono meno efficace il servizio e non penalizzano la gestione economica», ma, al contrario, «rappresentano importanti garanzie di vera efficienza e di autentica qualità».
Nell’ultimo secolo, evidenzia Joseph Ratzinger, «le frontiere della mobilità si sono enormemente ampliate con l’utilizzazione sempre più frequente dell’aereo». E come esempio cita i propri viaggi apostolici e quelli dei suoi predecessori Montini e Wojtyla. Ormai anche per il Papa «l’aereo è diventato un insostituibile strumento di evangelizzazione». Sempre più i cieli si sono trasformati in «autostrade della viabilità moderna» e, di conseguenza, gli aeroporti sono ormai «crocevia privilegiati del villaggio globale dove transitano ogni giorno milioni di persone». Agli operatori di Enac e e Enav, dunque, è affidata «la complessa organizzazione di questo snodo della vita contemporanea e della comunicazione tra persone e popoli».
Oggi l’aeroporto è «specchio del mondo e luogo di umanità in cui si incontrano persone di varie nazionalità, culture e religioni», perciò va sostenuto il servizio assicurato dai cappellani degli aeroporti «al personale di volo e di terra, a quello di polizia, dogana e sicurezza, e a quello medico e paramedico», ma anche «a tutti coloro che passano negli scali». Molti, infatti, «utilizzano l’aereo per compiere un pellegrinaggio alla ricerca di momenti di spiritualità e di esperienza di Dio». Altri, invece, hanno come destinazione i luoghi di vacanza o di lavoro e raggiungono «i familiari con cui condividere momenti felici o dolorosi». E’ fondamentale ricordare, quindi, che «ogni persona ha una dimensione trascendente, spirituale» e si riconosce in «una sola famiglia, composta da soggetti che non sono semplicemente uno accanto all’altro», ma che, «ponendosi in relazione con gli altri e con Dio, realizzano una solidarietà fraterna fondata sulla giustizia e sulla pace».
In questi anni, però, l’aeroporto è diventato anche lo spazio fisico «dove migranti e profughi vivono vicende di attesa, di speranza e di timori per il loro futuro», con una «consistente presenza di bambini e anziani, handicappati e malati, bisognosi di cure e di attenzioni speciali».
© Copyright La Stampa, 21 febbraio 2010
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