venerdì 12 marzo 2010

Mons. Müller (Ratisbona): chi si macchia di reati di pedofilia non è degno di essere prete perchè questo grave peccato esclude dal sacerdozio (Mazza)


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Pedofilia, vescovi irlandesi: il Papa ci chiede di aiutare i giudici. La Lettera "De delictis gravioribus" non preclude affatto la collaborazione

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«Pedofilia incompatibile con l’essere sacerdote»

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Chi «si macchia» di reati di pedofilia non è degno di essere prete. Infatti «tutti sanno che questo grave peccato esclude dal sacerdozio».
Il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller, non ha ovviamente dubbi su quali debbano essere le conseguenze da trarre per chi si sia reso colpevole di abusi sessuali su minori. E anche se si tratta di fatti «avvenuti oltre cinquanta anni fa», nei quali anche la sua diocesi si è trovata coinvolta, la chiarezza che la Chiesa cattolica tedesca intende fare su tali vicende è «totale». Müller, parlando con i giornalisti ieri a Roma a margine del Convegno teologico Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote, in corso presso la Pontificia Università Lateranense, ha poi senza mezzi termini definito «una stupidaggine» che il celibato ecclesiastico possa essere all’origine del fenomeno. Anzi, ha aggiunto il vescovo di Ratsbona, «non c’è nessun motivo per cambiare la tradizione della Chiesa latina che il Concilio ha sottolineato»; piuttosto, le origini della pedofilia risiedono in un «disturbo evolutivo» della personalità di «cui non si conoscono esattamente le cause» e che l’attenzione mediatica ai casi denunciati in Germania è una «grande ingiustizia» e offesa per «tutti quelli che lavorano bene per la Chiesa». E in proposito, riferendosi alle polemiche suscitate in Germania dalla vicenda, ha anche aggiunto che «la nostra ministra della Giustizia (Sabine Leutheusser-Scharrenberger, secondo la quale la santa Sede avrebbe ostacolato le indagini sugli abusi , ndr ) appartiene all’Unione umanistica, quasi una francomassoneria... un’associazione che considera normale la pedofilia e vuole depenalizzarla. Questa signora ci critica, mentre dovrebbe criticare la sua stessa ideologia».
Nel suo intervento al Convegno, parlando su Sacerdoti e cultura contemporanea, Müller aveva sottolineato che, se deve esserci dialogo tra fede e cultura, «la teologia e la Chiesa non devono dissolversi nella cultura», ma «devono sempre rendere possibile all’uomo la trascendenza». Se infatti si riduce la teologia a un oggetto di ricerca culturale, «essa diviene un pezzo da museo e soprattutto la si priva del diritto di partecipare attivamente alla vita culturale e quindi anche sociale e politica», quando invece «la teologia deve tornare a essere il motore dinamico della società, eventualmente anche di quella politica, e del mondo spirituale fra gli uomini». Infatti «il riferimento alla trascendenza – ha detto – quale fonte di tutta la cultura eleva l’opera compiuta al di sopra dei confini posti dalla limitatezza umana». Il Convegno, organizzato in occasione dell’Anno sacerdotale, era stato aperto dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, il quale aveva ribadito che «il futuro della Chiesa dipende in grandissima parte dall’operato dei sacerdoti», affermando tuttavia che «non è una questione di numero, ma di qualità della vita sacerdotale e dello zelo pastorale che sanno mostrare». Per questo, ha detto parlando a circa mille presenti tra vescovi, preti, religiosi e laici, che stamattina saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI, «la formazione dei sacerdoti rappresenta l’impegno educativo più importante in questo momento per la Chiesa».
Del celibato sacerdotale in quanto «dono dello Spirito Santo che chiede di essere compreso e vissuto con pienezza di senso e di gioia, nel rapporto totalizzante con il Signore» ha poi parlato il prefetto della Congregazione per il clero, cardinale Claudio Hummes: «Un rapporto unico e privilegiato con Dio – aveva aggiunto – che fa del sacerdote il testimone autentico di una singolare paternità spirituale e lo rende autenticamente fecondo». Aspetto fondamentale, questo, perché «il presbitero oggi è chiamato ad aprirsi alla superiore illuminazione dello Spirito Santo, per scoprire gli orientamenti della società contemporanea e riconoscere i bisogni spirituali più profondi», come ha detto il cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. Secondo il porporato «pur in presenza di una diffusa indifferenza religiosa non dobbiamo dimenticare che comunque l’immagine di Dio è impressa nell’uomo e non può essere cancellata. La capacità della verità resta indistruttibile nell’uomo».
«L’uomo che vive oggi la gaia farsa dell’assenza di Dio ha bisogno di essere risvegliato alla coscienza della sua dignità di persona, e ciò lo può fare solo la testimonianza della carità».

© Copyright Avvenire, 12 marzo 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

Raffa, monumentale riflessione catechetica (scritta in italiano!!) di Mons. Muller sull'infame pedofilia, sul celibato e sulla strumentalizzazione anticattolica
http://www.bistum-regensburg.de/default.asp?op=show&id=4010
Se Benedetto vorrà farlo Cardinale credo proprio che non avrà a pentirsene
Alberto